Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La vittoria di Milano nella gara con Smirne per l’Esposizione Universale del 2015 ha fatto fare un bel salto in alto alla Borsa: +2.59%, con guadagni importanti per le società di costruzioni, tipo Impregilo, Italcementi o Buzzi Unicem. Prodi ha anche nominato Letizia Moratti presidente del Comitato di Pianificazione. Moratti ha ringraziato «il governo e il Presidente del Consiglio per il sostegno continuo e la linea diretta che abbiamo avuto con Palazzo Chigi».
• Quindi Berlusconi – il quale aveva detto: «Il governo Prodi non c’entra niente» – ha avuto torto?
Sì, molto torto. Tant’è vero che dopo un po’ ha rilasciato una dichiarazione più morbida. La verità è che si son dati da fare – e una volta tanto bene – tutti quanti. D’Alema ha portato dalla nostra parte l’America del Sud e soprattutto l’Egitto, a sua volta decisivo per l’orientamento di tanti Paesi africani, la Bonino ha fatto lobbying fino all’ultimo istante e ancora mezz’ora prima della votazione ha persuaso la Mongolia a votare per Milano. In questi due anni hanno lavorato 120 missioni all’estero e tre ambasciatori itineranti, più le diplomazie dell’Eni, quella dell’A2A, quella di Finmeccanica. Ma un grosso merito deve essere riconosiuto proprio a Prodi: nell’estate del 2006, quando si trattava di decidere quale città candidare, il premier scelse senza esitazioni Milano, governata dal centro-destra, a discapito di Torino, Trieste e Napoli, in mano ai suoi amici del centro-sinistra. Da quel momento in poi non ci sono state più divisioni e il nostro malandato sistema è andato avanti compatto. Nel 90 andò in tutt’altro mod Venezia voleva correre e dovette arrendersi per i contrasti con la Regione. Così vinse Hannover senza problemi.
• Senta, ma perché questa Esposizione Universale è così importante?
Da quando esiste, l’Esposizione Universale è un appuntamento di tecnologia e cultura che attira milioni di persone. Bisogna costruire i padiglioni e i collegamenti tra la città e il posto dove si faranno le mostre. Prepararsi all’accoglienza, cioè a dar da mangiare e da dormire a un mucchio di gente. L’Expo dura poi tant sei mesi, nel nostro caso dal 1° maggio al 31 ottobre 2015. Quindi c’è da costruire (investimenti) e da guadagnare in assoluto. I calcoli dicono che per l’Expo verranno investiti 20 miliardi di euro e che si creeranno 70 mila posti di lavoro. Ieri sono andato a controllare l’indice di disoccupazione milanese: è appena il 3%! Questo vuole dire che l’Expo provocherà una piccola migrazione verso la Lombardia dalle zone d’Italia con più alto indice di disoccupazione. Capisce cosa voglio dire? Il Paese che abbiamo adesso, terribilmente fermo, potrebbe forse muoversi.
• Ma perché si deve aspettare un’Esposizione Universale per muoversi?
Il punto è che per scuoterci noi abbiamo bisogno di un qualche evento che ci obblighi a snellire le procedure e salta qualche passaggio burocratico, colpendo qualcuno dei mille micropoteri che ci paralizzano. Siccome si tratta di eventi eccezionali, le varie camarille son costrette a star zitte.
• Son tutte rose e fiori? Ne è sicuro?
No, non sono tutte rose e fiori. Per esempio, Hannover – quella che vinse su Venezia – fu concepita male e ha finito per essere un flop. L’architetto Fuksas ha dato la regola generale: non costruire recinti. vero infatti che molte delle cose costruite per l’Expo andranno poi smontate. Ma, se si progetta bene, si faranno un mucchio di opere che cambieranno in meglio la faccia della città. Basta pensare che la rete della metropolitana praticamente raddoppierà.
• L’altra volta l’Esposizione Universale a Milano è servita a qualcosa?
Dice quella del 1906? Ci sono rimasti come minimo l’Arco della Pace e tutto il quartiere della vecchia Fiera. Oltre al gusto per il liberty, movimento fino a quel momento sconosciuto. Ma anche a Roma, come crede sia nato l’Eur? Dovevano metterci l’Esposizione del 1942. L’Expo saltò per la guerra. Ma il quartiere rimase. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 2/4/2008]
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