Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Oggi ci occupiamo degli esseri umani che vivono in Egitto, Camerun, Costa d’Avorio, Senegal, Burkina Faso, Etiopia, Indonesia, Madagascar, Filippine, Haiti, Pakistan, Thailandia...
• Partecipano anche loro alla nostra domenica elettorale?
Non dica corbellerie. Questi disgraziati si sono ritrovati a un tratto con il riso e con il grano che costano il doppio di tre mesi fa. In Pakistan e in Thailandia il governo ha dovuto chiamare l’esercito per fermare l’assalto ai magazzini. In Tunisia ci sono rivolte. In Egitto l’esercito è stato autorizzato a cuocere il pane per la popolazione e la polizia ha ammazzato un ragazzo che stava partecipando a una dimostrazione. Alla periferia del Cairo una madre di quattro figli è morta schiacciata dalla folla che premeva alle porte di una panetteria. A Hong Kong il segretario al Commercio, Ma Si-hang, ha sguinzagliato gli agenti nei supermercati per impedire alle casalinghe di fare incetta di riso. La presidente delle Filippine, Gloria Macapagal Arroyo, ha lanciato un appello a tutti i fast-food: «Dimezzate le porzioni di riso!». Le garantisco che la situazione è molto più seria delle nostre elezioni.
• Si può adoperare la parole carestia? Cioè: che sta succedendo?
E’ cominciato tutto con un parassita in Vietnam. S’è diffusa la voce che i raccolti di quel Paese - terzo esportatore di riso al mondo - erano assai scarsi. Poco dopo è arrivato l’annuncio che il Vietnam tagliava le esportazioni dell’11%: il riso serviva in casa. Gli è andata subito dietro l’India: embargo alle vendite all’estero. poi arrivata la Thailandia, primo paese esportatore: venderemo riso agli altri paesi, ma non illimitatatamente. Le quantità esportabili sono contingentate. In Thailandia è successo anche un altro fenomen i contadini, vedendo che il prezzo saliva di ora in ora (ognuna delle decisioni elencate sopra determinava un aumento) hanno nascosto il raccolto nei magazzini. Per venderlo aspettano che valga di più. una tecnica che chi campa con i prodotti della terra mette in pratica dal tempo dei tempi. Si chiama “speculazione” e, per quanto gridino i moralisti occidentali, non c’è niente da fare. Se io penso che domani venderò meglio di oggi, venderò domani.
• Ma un parassita può scatenare quest’iradiddio? Non si mette ogni anno in magazzino qualcosa per affrontare i tempi difficili?
Sì, ma le scorte sono molto diminuite rispetto a un tempo perché la domanda negli ultimi anni è cresciuta enormemente e la superficie coltivata è rimasta più o meno quella... Il caso più istruttivo è quello cinese. Dunque, i cinesi da vent’anni spingono la gente a emigrare in città. Costruiscono megalopoli a tutto spiano, affamano i contadini che sono costretti a scappare dalle campagne, quando arrivano in città li sfruttano senza ritegno nel forsennato processo di urbanizzazione. Stiamo parlando di masse di decine di milioni di uomini e donne. successo così che la loro superficie coltivabile è diminuita drasticamente: 600 metri quadri per abitante. Nello stesso tempo i cinesi, come devo averle detto qualche altra volta, hanno comprato debito americano al punto che ieri il Sole 24 ore segnalava riserve in dollari nei forzieri di Pechino per 1.650 miliardi, un aumento rispetto all’estate scorsa di trecento miliardi. Abbiamo quindi questa situazione: i cinesi sono pieni di soldi e hanno poca terra. Gli americani sono indebitati fino al collo, ma hanno 1900 metri coltivabili per abitante, il triplo dei cinesi.
• Beh, con tutti i loro dollari, i cinesi andranno a comprare il riso in giro per il mondo senza problemi.
No, perché tailandesi, vietnamiti, indiani non vendono. Dicon se vendo il riso o il grano a te, che cosa mangeremo io e i miei? l’inflazione classica: sono pieno di soldi con cui non compro niente.
• Io sapevo che, con le tecniche moderne, da un metro quadro di terra si tirava fuori molta più roba di prima.
Ed è sicuramente così. Tant’è vero che nel 2001 Lomborg poteva farsi beffe di certe previsioni catastrofiste di Ehrlich e dimostrare, con i dati delle Nazioni Unite, che dal 1961 la produzione alimentare era aumentata di un quinto pro capite e nei paesi in via di sviluppo addirittura del 52%. Che la carne disponibile per persona era cresciuta del 122 per cento (da 17,2 chili del ’50 ai 38,4 del 2000). In altri termini: sette anni fa si poteva sostenere che, benchè la popolazione mondiale fosse raddoppiata in quarant’anni, c’era più cibo a disposizione. Quel progresso adesso s’è fermato, per l’industrializzazione di una parte del Terzo Mondo e l’esplosione della domanda. Kamal Nath, ministro del Commercio indiano, ha detto: «L’approvvigionamento alimentare è tornato a essere il nostro problema numero uno». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 13/4/2008]
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