Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Le Telecom ieri hanno guadagnato in Borsa quasi il 10 per cento, chiudendo a due euro e 34 per azione. Effetto dell’annuncio di domenica: due grandi compagnie telefoniche – l’americana At&t e la messicana America Movil – sono pronte a pagare 2,8 euro per comprarsi i telefoni italiani. Il padrone della Telecom, Marco Tronchetti Provera, ha già riunito il consiglio d’amministrazione della sua società e ha concesso ad americani e messicani il diritto di procedere con la due diligence...
• Fermo, fermo. Sarebbe?
Due diligence, pronuncia diù diligens. il termine tecnico per indicare l’esame di controllo, la visita del paziente, insomma prima di tirar fuori i soldi il compratore vuole vederci chiaro, desidera che gli si aprano i cassetti, che gli si squadernino i documenti. Hai visto mai che ci sono più debiti di quelli annunciati? O meno ricavi di quelli promessi? Magari qualcuno ha fatto causa e chiede miliardi di danni. Io entro dentro e mi rendo conto della situazione quando è troppo tardi. Due diligence, un passaggio obbligato.
• Quindi?
Quindi due diligence per un mese. Durante questo mese Tronchetti Provera non permetterà a nessuno di fare offerte e non entrerà in trattative con nessuno. La due diligence la paga il compratore e il compratore in questa fase si garantisce dagli scherzi. Il 30 aprile, poi, americani e messicani formalizzeranno la loro offerta, già resa nota, di 2,82 euro ad azione, che ne valgono in realtà più di 2,9 perché intanto Tronchetti si sarà messo in tasca il dividendo del 2006 (14 centesimi ad azione). A quel punto Mediobanca avrà quindici giorni di tempo per dichiarare: no, a quel prezzo me la prendo io! Sarebbe il diritto di prelazione.
• E perché Mediobanca ha il diritto di prelazione?
Perché possiede l’1,7 per cento di Telecom e quando ha comprato questo 1,7 s’è pure portata a casa il diritto di prelazione. Telecom non è solo di Tronchetti.
• No? E gli altri padroni di Telecom che dicono?
Allora, mi venga dietro perché la cosa è un po’ complicata. Io, per parte mia, cercherò di parlare lentamente: il 72,6 per cento delle azioni Telecom stanno in Borsa. La quota più forte del rimanente, cioè il 18 per cento, è di Olimpia, una società posseduta all’80 per cento da Pirelli, la fabbrica di pneumatici di Tronchetti, e al 20 per cento da Benetton. Dunque, attraverso Olimpia, Tronchetti controlla il 18 per cento di Telecom. Lei mi dirà: come fa uno con il 18% a essere chiamato padrone di una società? Perché le altre quote sono polverizzate tra milioni di mani, la Borsa eccetera. Basta il 18 per cento, in un caso così, per comandare su tutti.
• Non è male che la nostra compagnia telefonica finisca agli stranieri? Mi sa che stiamo svendendo tutto, anche Alitalia...
Grande questione. Tronchetti aveva cominciato tutto un lavoro di sinergie con gli spagnoli di Telefonica: avrebbero fatto insieme una serie di affari in Germania e in Brasile, avrebbero venduto all’ingrosso traffico telefonico, avrebbero sviluppato di comune accordo le aree acquisti, ricerca e sviluppo. Telefonica avrebbe preso un 30 per cento di Olimpia e versato a Pirelli un miliardo e trecento milioni. Telecom, in base al bilancio appena approvato, ha 37 miliardi di debiti, è per questo che Pirelli (cioè Tronchetti) deve vendere. Prodi, manovrando sotto sotto, ha fatto saltare l’accordo con gli spagnoli e ha messo in pista le solite banche – Mediobanca, Unicredit – per rilevare questo 18 per cento di Olimpia. Tronchetti voleva 3 euro ad azione (lui a suo tempo ne ha pagati 4), il titolo in Borsa sta a 2,1, le banche non avevano nessuna voglia di far l’operazione, hanno fatto sapere che avrebbero potuto tirar fuori due euro e sette, ma non hanno mai formalizzato niente. In questa atmosfera confusa è arrivata a far chiarezza l’offerta american-messicana. Adesso i politici si strappano i capelli: non possiamo perdere un asset come questo, presto presto che le banche offrano di più... Oppure (discorso di Di Pietro e di Rifondazione): impediamo a Tronchetti di fare quello che vuole fare. In realtà l’unico asset da difendere sarebbe la rete, cioè il sistema di cavi e ripetitori su cui corrono i messaggi telefonici. un settore in cui Telecom è quasi monopolista, ed è un servizio a cui hanno diritto tutti gli operatori. In ogni cas per fermare americani e messicani bisogna mettere sul tavolo un bel mucchio di soldi. Una cosa che i capitalisti italiani fanno sempre molto, molto malvolentieri. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 3/4/2007]
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