Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ieri sera si è concluso il cinquantasettesimo Festival di Sanremo, con risultati ottimi in termini di pubblico e di critica.
• Ottimi, perché?
La quarta serata, quella di venerdì, è stata vista da una media di 8 milioni e 304 mila persone, con uno share medio del 45,86 per cento (signica che su cento persone che guardavano la tv, più di 46 erano sintonizzate sul Festival). La prima parte della serata è stata seguita da quasi undici milioni di italiani. Rispetto all’anno scorso, la percentuale di pubblico è aumentata di dieci punti abbondanti. La critica ha giudicato positivamente le canzoni, alcune delle quali – come La paranza di Daniele Silvestri – sta già in cima alle classifiche delle suonerie da scaricare, il segno più sicuro del successo, come saprà.
• Vorrei capire quest l’anno scorso con Panariello il Festival sembrava finito, come mai adesso è tutt’a un tratto risorto?
A parte il fatto che Pippo Baudo è il più grande professionista in circolazione, che la Hunziker si porta dietro il traino di Striscia la notizia (ed è pure brava), che le canzoni non erano affatto male, che le vecchie glorie hanno fatto nostalgia al pubblico più importante di Sanremo, cioè quello degli anziani, che anche la polemica tra Baudo e Bonolis ha giovato perché ha fatto notizia, che Mediaset ha controprogrammato poco (vale a dire: mentre c’era il Festival le altre reti non hanno offerto granché), a parte tutto questo faccio... faccio io una domanda a lei: me se un giovane creatore di format...
• Fermo, fermo, non cominciamo con le parole difficili...
Format, cioè modello di trasmissione, tipo di trasmissione. Allora, immaginiamo quest Sanremo non esiste e non è mai esistito. Un certo giorno dell’anno 2006, in un’Italia che non ha mai avuto il Festival di Sanremo, un giovane inventore di format, magari americano, si presenta alla direzione di Raiuno e propone di mandare in prima serata per cinque giorni consecutivi una gara di canzoni nuove cantate da cantanti vecchi e giovani. Secondo lei, la direzione di Raiuno che cosa gli risponde?
• Che cosa gli risponde?
Lo pregano di accomodarsi ed è persino possibile che non lo ricevano neanche. E sa perché? Perché le canzonette in televisione tirano molto poco, anzi non tirano niente. Arbore, quando ha voluto fare un po’ di musica, s’è nascosto a mezzanotte e lo slogan del programma era «Meno siamo, meglio stiamo...». Celentano fa il boom, ma non per le canzoni, fa il boom perché è Celentano (e comunque si presenta ogni due-tre anni). Stesso discorso per Fiorell vince perché è Fiorello. Quindi le canzoni, come format televisivo, non esistono e infatti nelle ore che contano non c’è nessun vero programma di canzoni su nessuna rete. Quindi i dirigenti di Raiuno, giustamente, boccerebbero senza pietà l’idea del nostro giovane americano di far la gara di canzoni. E avrebbero anche ragione.
• Sta dicendo che Sanremo ha successo perché... già esiste?
Esattamente, Sanremo ha successo perché ha alle spalle 57 anni di vita e appartiene alla tradizione italiana più profonda, quella del canto. Ha creato personaggi di caratura mondiale e lanciato motivi di successo apparentemente eterno, come Volare (1958). Modugno, Mina, Celentano, Milva, Morandi, Gino Paoli eccetera eccetera: vengono tutti da lì. La prima edizione è del 1951. Tutte le canzoni erano interpretate da due soli cantanti, Nilla Pizzi e Achille Togliani, aiutati dal duo Fasano e diretti dal maestro Cinico Angelini. Presentava Nunzio Filogamo, trasmetteva la radio. La televisione non esisteva. Il pubblico di Sanremo, che adesso è anziano, a quell’epoca era bambino e il giorno dopo canticchiava facilmente Papaveri e papere o Vecchio scarpone. Nel ’53 i giornali avevano già 60 inviati sul posto. Nel ’60 uno degli inviati era Oriana Fallaci. La trasformazione di quel festival povero e romantico in quello di adesso che parla di mafia, disoccupati e sesso è parallela al cambiamento del paese e alla trasformazione dei bambini di allora nei poveri vecchietti che oggi gonfiano lo share. Come vuole che una cosa che sta con questa forza nel ventre del paese abbia poco successo? Basta farla come va fatta e l’applauso è garantito. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 4/3/2007]
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