Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Perché con lo scoppio dell’impianto in Austria torna il problema del gas e del caro-bollette?
Oggi parliamo di Baumgarten an der March, un paesino austriaco di 200 anime a 50 chilometri da Vienna, sul confine con la Slovacchia.
• E a noi perché dovrebbe interessare?
È qui che si trova uno dei principali centri di distribuzione di gas in Europa. Ed è sempre qui che ieri mattina, alle 8.45, c’è stata un’esplosione che ha provocato un morto e alcune decine di feriti e che ha causato la temporanea interruzione delle consegne di gas verso l’Italia. L’impianto di Baumgarten infatti è il terminale del gasdotto di Urengoy-Uzhgorod che collega la Russia all’Europa passando attraverso l’Ucraina. Si trova inoltre al cuore di una rete di gasdotti secondari che portano il metano a Francia e Germania, e, grazie alla Trans-Austria gas pipeline (Tag), al nostro Paese. Le cause dell’incidente non sono ancora chiare. Le immagini, impressionanti, hanno mostrato enormi lingue di fumo che per ore sono state visibili a chilometri di distanza dalla struttura. Il calore generato dall’esplosione e dal successivo incendio è stato così forte che alcune auto parcheggiate nel sito si sono parzialmente disciolte.
• Ci sono effetti diretti per l’Italia?
Il governo ha decretato lo stato di emergenza energetica, che prevede diverse misure per limitare i consumi e aumentare la disponibilità di energia. Subito dopo l’incidente i prezzi all’ingrosso del gas in Italia sono schizzati fino a crescere quasi del 90%. E già nelle scorse settimane, a causa dello stop di un’altra conduttura dal Nord Europa e dell’improvvisa ondata di gelo, c’era stata un’impennata del valore del metano sul mercato spot. Per farle capire, il mercato spot è dove si fa il prezzo del metano giorno per giorno ma è anche il punto di riferimento per calcolare, ogni tre mesi, la variazione delle tariffe sulla sua bolletta.
• Quindi ora ci imporranno di limitare l’uso di metano?
No, non ci sarà nessuna limitazione. Il gestore della rete italiana, Snam, società controllata dal governo, ha fatto sapere che «la sicurezza del sistema italiano è garantita dagli stoccaggi». Gli stoccaggi sono enormi depositi sotterranei, che servono a garantire riserve sufficienti in caso di emergenze per i mesi di freddo più intenso. Inoltre ieri sera hanno assicurato che il flusso di gas dall’Austria sarebbe stato riattivato nella notte. «In ogni caso avremmo riserve per andare avanti 5-6 giorni in caso di chiusura totale delle forniture», ha spiegato Carlo Calenda. Il ministro dello Sviluppo economico ha poi fatto notare che «se avessimo il Tap non dovremmo dichiarare, come invece dobbiamo fare, lo stato di emergenza a causa dell’incidente in Austria. Eppure in Puglia c’è chi fa la guerra al Tap, invocando addirittura il sabotaggio, con il governatore Emiliano che, anche lì, ha fatto ricorso al Tar e lo ha perso».
• Che cos’è questo Tap? Credo di averlo già sentito.
Tap sta per Trans Adriatic Pipeline. È un gasdotto che porterà gas naturale per 870 chilometri dall’Azerbaigian fino all’Italia che a sua volta, attraverso la rete Snam, lo distribuirà in tutta l’Europa: 46 miliardi di investimenti, 9 miliardi di metri cubi di gas, parecchi posti di lavoro. Il governo ha dato il suo via libera già nel 2013 ma quando si è aperto il cantiere sulle coste leccesi, nell’area di Melendugno, sono partite le contestazioni di sindaci locali, ambientalisti e intellettuali, i quali denunciavano danneggiamenti al territorio (gli ulivi!) e possibili ripercussioni sulla salute degli abitanti salentini. Si sono susseguiti ricorsi e controricorsi per bloccare l’opera, con il governatore in prima linea. E mentre in questi giorni riprendono gli scavi, continuano tuttora le proteste dei cosiddetti No Tap ai quali, nei giorni scorsi, ha dato sostegno anche lo scrittore Erri De Luca, che ha invitato a sabotare il gasdotto. È a lui che si riferiva il ministro Calenda, il quale ieri ha sottolineato anche che il Tap aiuterebbe a risolvere un problema che il nostro Paese si porta dietro da tempo: l’eccessiva dipendenza dal gas proveniente dalla Russia di Putin.
• Perché, quanto gas importiamo dalla Russia?
Quasi la metà di quello che consumiamo ogni giorno. Se mi promette di rimanere attento ancora per poco, le do qualche numero chiarificatore: da gennaio a ottobre di quest’anno l’Italia ha consumato 57,5 miliardi di metri cubi di metano. Di questi, 57,1 miliardi sono stati importati. Ovvero i giacimenti italiani, un tempo floridi, si stanno esaurendo e non producono quasi più nulla. Come detto, di tutto questo gas importato quasi la metà (24,5 miliardi di metri cubi) arriva dalla Russia ed entra in Italia da Baumgarten, tramite il passo del Tarvisio. Ci sono poi altre tre rotte minori di approvvigionamento: dall’Olanda, dall’Algeria (dove però ci sono stati problemi tecnici) e dalla Libia (che dal 2011 è sconvolta dalla guerra civile). Stando così le cose, una volta che viene meno il gas russo, non possiamo pensare di resistere troppo a lungo. Ecco perché il tanto contestato gasdotto Tap è così strategico per il futuro energetico italiano.
(leggi)