Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Lotta contro i vaccini a scuola
I casi sono pochi, ma esistono: mamma e papà portano il figlioletto all’asilo, ma senza averlo vaccinato e senza aver compilato la cosiddetta «autocertificazione» («mi certifico da me») nella quale, fornendo i dati necessari, si informa la scuola che comunque l’appuntamento con la Asl è stato preso e il bambino sarà reso immune da quelle certe malattie infettive entro il prossimo 10 marzo.
• Che succede in questi casi?
Il piccolo viene respinto dalla scuola e i genitori devono riportarselo a casa. Anche quando le famiglie hanno chiamato i carabinieri, madri e padri non hanno potuto averla vinta. Niente vaccino, neanche in forma di impegno futuro? Allora a casa.
• Dove sono successi questi episodi?
Abbiamo notizia di un notevole fatto di Latisana, dove una mamma molto caparbia, presentatasi col bambino alla scuola dell’infanzia Rosa De Egregis Gaspari, ha finto di non essere contraria al vaccino, ma contraria all’autocertificazione. Dico che ha finto, perché sulla sua pagina di Facebook non si nasconde affatto e con tanto di nome e cognome, che le timorose agenzie di stampa ieri non hanno diffuso, esalta invece la battaglia dei cosiddetti no-vax («no-vax» = «niente vaccini»). La signora Federica C., cioè, ha contestato le righe finali del documento di autocertificazione da sottoscrivere in cui si specifica che «i dati forniti saranno trattati dal personale scolastico, docente e non docente». Ha poi spiegato sulla sua pagina di Fb: «La legge sui vaccini prevede diverse opzioni, ovvero la presentazione di una dichiarazione in cui si indica quali vaccinazioni sono state effettuate, esonero, omissione o copia della richiesta di appuntamento presso l’Asl per la vaccinazione. Pertanto, io che non ho vaccinato, allego copia di raccomandata all’Asl. Venerdì vengo diffidata dal portare mia figlia in asilo in quanto non ho compilato e firmato una dichiarazione imposta dalla Regione Friuli Venezia Giulia. Il documento non è assolutamente conforme ai fini della legge, che rifiuto quindi di firmare. Chiedo che i dati personali vengano trattati solo dal dirigente scolastico, come autorizzato dal Garante della Privacy». Federica ha chiamato i carabinieri, che si occupano a regola di penale, e non sapevano bene che fare, a parte verbalizzare l’episodio e riaccompagnare a casa mamma e figlio. La direttrice della scuola Michela Tisiotto ha spiegato al Messaggero Veneto ciò che è ovvio: c’è una legge e non si può che applicarla. Infatti tra Udine e Trieste c’è stata la corsa di più di mille famiglie a mettersi in regola.
• Ricordiamo quello che dice la legge.
La legge dice che è ammessa l’autocertificazione, ma bisogna mettersi in regola entro il 31 ottobre oppure, per i nidi, le scuole d’infanzia e le sezioni primavera (caso di Latisana), entro il 10 marzo. Chi non vaccina i figli, oltre a essere escluso da scuola, rischia una multa di 500 euro. I vaccini obbligatori e gratuiti sono passati da 4 a 10: antipoliomielite, difterite, tetano, epatite B, pertosse, haemophilus influenzale (disponibili in un’unica soluzione esavalente), antimorbillo, rosolia, parotite, varicella (quadrivalente). Il Veneto ha provato a fare resistenza, seguito con qualche incertezza dalla Lombardia, ma gli studi legali delle due Regioni devono aver spiegato ai governatori che, una volta tanto, la legge è chiara e c’è poco da sottilizzare. Naturalmente i Tar ci hanno abituato alle sorprese più inverosimili, quindi non giuriamo su niente.
• Ci sono stati casi anche a Milano.
Sì, nella scuola dell’infanzia di via Goldoni. I due genitori, privi di qualunque certificazione e senza aver vaccinato il bambino, hanno chiamato i carabinieri, i quali, come a Latisana, non hanno potuto che riaccompagnare la famiglia a casa. A Sesto San Giovanni la scuola è stata denunciata.
• Quanti sono gli inadempienti?
A Milano i casi di inadempienti sono 19 su 33.000. Molto pochi, in effetti, siamo sotto l’uno per mille. Dati generali dicono però che il 10 per cento delle famiglie non è a posto, e questa è invece una percentuale alta. I medici spiegano che per rendere sicura una società bisogna che sia vaccinato il 95% almeno della popolazione. Altrimenti non è garantita la cosiddetta «immunità di gregge».
• Sarebbe?
Ma guardi, basta wikipedia: «Secondo il principio dell’immunità di gregge, nelle malattie infettive che vengono trasmesse da individuo a individuo, la catena dell’infezione può essere interrotta quando un gran numero di appartenenti alla popolazione sono immuni o meno suscettibili alla malattia. Quanto maggiore è la percentuale di individui che sono resistenti, minore è la probabilità che un individuo suscettibile entri in contatto con il patogeno, che non trovando soggetti recettivi disponibili circola meno, riducendo così il rischio complessivo nel gruppo». All’inizio dell’anno scolastico 1976-1977 ci si chiedeva se fosse proprio indispensabile vaccinare contro il vaiolo i 460 mila bambini di prima elementare. E ci si rispondeva di no: «Nello scorso mese di agosto erano in atto nel mondo soltanto sei casi di vaiolo: cinque nel villaggio di Bale e uno in quello di Begemdir, nella regione più impervia e inaccessibile dell’Etiopia. Nel mese successivo i casi si erano ridotti a tre, tutti a Bale. Secondo l’OMS (l’Organizzazione mondiale della sanità) quando questi tre casi si saranno risolti e saranno passati due anni, durante i quali le autorità sanitarie avranno accertato che nessun nuovo focolaio di vaiolo è insorto nel paese, si potrà affermare con assoluta certezza che la malattia è scomparsa per sempre». Così leggiamo sul Corriere della Sera del 1° ottobre 1976, e infatti quella vaccinazione fu presto abolita ovunque. L’immunità di gregge aveva funzionato e il vaiolo, una delle piaghe dell’umanità dal tempo dei tempi, era scomparso. Cosa che non si può ancora dire del morbillo e delle altre malattie infettive al centro della polemica di adesso.
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