Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Taglia su Igor, ma i fuggitivi pericolosi sono almeno tre
Dove sarà finito il terribile Igor, che in realtà si chiama Norberto Fehrer? E l’altro assassino, detto Johnny lo Zingaro? E ce n’è pure un terzo, col nome complicato, che si chiama Ismail Kammoun, è un tunisino al servizio della mafia ed è scappato di galera.
• Come mai, col caldo che fa, tira fuori storie tanto tremende?
Tre mesi fa, a Budrio (Bologna), Igor ha ammazzato il barista Davide Fabbri. Se lo ricorda? Adesso gli amici di quel poveretto, e la vedova Maria Sirica, e il padre, hanno deciso di dare un premio a chi fornirà informazioni sul killer. Cinquantamila euro, che si riducono a 25 mila se risulterà che Igor, nel frattempo, è morto. I soldi vengono messi a disposizione da quelli del paese e da imprenditori della zona. Insomma, è stata fatta una colletta. Scadenza: il prossimo 22 ottobre.
• È una taglia, diciamolo.
Il premio è stato formalizzato con tutti i crismi dall’avvocato di Maria Sirica. C’è una legge - dice l’avvocato - che permette iniziative simili. L’avvocato si chiama Giorgio Bacchelli. Aggiunge: «È solo un tentativo di aiutare la polizia, che si sta muovendo bene». Qualcuno sa qualcosa di Igor e non l’ha detto a nessuno, e adesso, invece, di fronte ai 50 mila euro, parlerebbe? Mah. Chi è stato zitto finora ha avuto soprattutto paura di Igor e delle sue vendette. Magari a torto, perché Igor non ha certo tempo da perdere in altri omicidi che potrebbero risultare assai compromettenti. E poi la polizia non rivelerebbe di sicuro il nome dell’autore della soffiata. A Budrio c’è un nuovo sindaco, di nome Maurizio Mazzanti, a cui la storia della taglia non è piaciuta, al sindaco pare che si tratti di un tentativo di «giustizia fai da te».
• Dove può essere a questo punto Igor?
E chi lo sa? Dopo aver ammazzato il barista Davide Fabbri, rubò un furgone e scappò. Incrociò due guardie ecologiche, ne ammazzò una e ferì l’altra. Poi cercò di rubare l’automobile a un pakistano, minacciandolo con un’ascia, ma quellò schiacciò sull’acceleratore e fuggì via. Siccome potrebbe veramente essere un soldato e magari temprato su parecchi fronti, non è strano che gli sia riuscito quello che a me e a lei risulterebbe impossibile. Nascondersi fra casolari e boscaglie, muoversi solo di notte, bere l’acqua dei fossi, procurarsi il cibo scavando a mani nude tra i rifiuti. Ho l’impressione che sia riuscito a sgusciar via dal perimetro che le forze dell’ordine avevno delimitato, sicuri che da lì non sarebbe mai potuto mai uscire. Ma forse no. In ogni caso: non l’hanno trovato neanche i cani molecolari. E i costi di questa caccia all’uomo non sono irrisori.
• E Johnny lo Zingaro?
Non c’è stata mai occasione di parlarne, ma è un grande latitante anche lui. È sparito profittando di un permesso che gli era stato accordato per frequentare, pensi un po’, la scuola di polizia penitenziaria di Cairo Montenotte (Savona). Johnny ha 57 anni, ed è un criminale di prima grandezza. Ha rapinato, ammazzato, rubato. Il suo vero nome è Giuseppe Mastini, la sua fama di violento («violento disadattato» dicono gli psichiatri) ha ispirato una canzone dei Gang («Johnny lo Zingaro») e un’intera puntata di Distretto di Polizia. A un certo punto pareva implicato persino nell’omicidio di Pasolini. Doveva restare dentro tutta la vita. Il suo compagno di cella racconta che prima di scappare gli ha detto: «Una volta fuori vorrei vendicarmi di questa società che mi ha maltrattato». Lo chiamano «lo Zingaro» perché effettivamente è un sinti di Lombardia, figlio di giostrai, rimasto sciancato a 11 anni per una sparatoria con la polizia. Poco dopo ha ammazzato il conducente di un tram per rubargli diecimila lire.
• Adesso ci vuole qualche notizia sul terzo latitante in libertà. Com’è che si chiama?
Ismail Kammoun. Era rinchiuso nel carcere di Volterra e sembrava avviato verso un ripensamento: in cella aveva studiato, s’era diplomato geometra, lavorava nella sartoria del penitenziario. Stava dentro perché, su incarico della mafia, aveva ammazzato Serafino Ogliastro, ex poliziotto diventato venditore d’auto a Palermo. Ha approfittato anche lui di un permesso premio. Nel 2016 ci sono state 114 evasioni, e di queste 34 sono state rese possibili proprio dai permessi premio. 6 sono fuggiti dal carcere, 23 hanno approfittato del lavoro esterno (come Johnny lo Zingaro) 14 sono svaniti grazie al regime di semilibertà e 37 da mancati rientri.
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