Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La rivolta di Messina contro i migranti
Dalla periferia italiana arrivano parecchie notizie. In provincia di Messina, il sindaco di Castell’Umberto Vincenzo Lionetto Civa s’è messo con la macchina davanti alla porta dell’albergo dove dovevano essere ospitati una cinquantina di migranti e gli abitanti della zona gli sono andati dietro, gridando che di gente simile non ne vogliono più. Un totale di quasi mille e cinquecento, tra uomini, donne e bambini, è sbarcato intanto a Bari e Corigliano Calabro (Cosenza). Quindi il flusso di disperati sulle nostre coste continua. Ma la notizia più importante forse è questa: il tribunale di Palermo ha condannato a 18 anni e mezzo di carcere due tunisini, di nome Hassan Mahmud e Magdy Ahmed, che nel 2015 fecero da scafisti a una spedizione dalla Libia alla Sicilia di 750 migranti. È sensazionale l’entità della multa, che non si capisce come potrà essere pagata: 18 milioni e mezzo di euro, somma che si ricava dalla moltiplicazione di 25.000 per 750. La legge infatti prevede una multa di 25 mila euro per ogni migrante coinvolto in queste operazioni, e questa è la somma che alla fine hanno chiesto i pubblici ministeri Geri Ferrara, Alessia Sinatra e Claudio Camilleri. Il giudice ha accolto.
• Quindi, se si prendessero gli scafisti dei 1.500 depositati ieri a Bari e a Corigliano...
Il primo a scendere, sulla banchina 31 del porto di Bari, è stato un uomo pieno di ferite da arma da fuoco. Gli avevano sparato appena prima della partenza, e non si sa perché. I 648 sono stati raccolti in mare dalla nave della Marina britannica Hms Echo. A bordo c’erano anche donne incinte e bambini, come del resto accade quasi sempre. Il prefetto di Bari è una donna. Si chiama Marialisa Magno. Ha detto: «Abbiamo messo a punto la macchina della Protezione civile, dei sanitari e delle forze dell’ordine e siamo pronti ad affrontare questo sbarco. Ne sapremo di più quando avremo completato le procedure di identificazione». La nave che ha portato 919 africani a Corigliano è invece tedesca. Si chiama Rhein, ed è uno scafo militare. Ha sbarcato 595 uomini, 121 donne, delle quali 14 incinte e 203 minori. A bordo c’erano anche sette feriti, non gravi. Un ferito più grave degli altri è stato lasciato, con moglie e figlio, a Pozzallo, in Sicilia. I migranti vengono tutti dall’Africa nera, cioè dai Paesi che si trovano a sud del Sahara, un’area troppo vasta perché con questa semplice indicazione («subsahara») noi si possa sapere con esattezza di quali nazioni si parla. Il prefetto di Cosenza ha fatto sapere che questi 919 saranno distribuiti tra le varie Regioni italiane, secondo le disposizioni date a suo tempo dal ministro Minniti.
• Sono problemi, direi, perché i sindaci da questo orecchio ci sentono poco.
È il caso del paesello della provincia di Messina (3200 abitanti) a cui ho accennato all’inizio. Il prefetto Francesca Ferrandino ha deciso di accogliere cinquanta migranti adulti nell’hotel Canguro di Castell’Umberto, sui monti Nebrodi. Venerdì sera, intorno alle 22, il prefetto ha telefonato al sindaco di Castell’Umberto, appunto Vincenzo Lionetto Civa e gli ha comunicato la cosa. Il sindaco è montato su tutte le furie, è salito in macchina e s’è precipitato all’hotel per bloccarne l’ingresso. Come si capisce anche da certe immagini, che mostrano dei neri silenziosamente radunati su un balcone del Canguro, quando Civa è arrivato sul posto, quelli erano già dentro. Un gruppo di cittadini gli è andato dietro, sicché alla fine s’è verificata la situazione paradossale di un assedio. I neri stanno dentro e quelli da fuori gli impediscono di uscire. Siccome il Canguro è senza luce («la struttura è inagibile da mesi, l’acqua la fornisce il nostro Comune», dice il sindaco), dalla prefettura è stato spedito sul posto un gruppo elettrogeno. Ma la popolazione l’ha inizialmente bloccato e così gli ospiti venuti da lontano se ne sono stati a lungo necessariamente al buio. Nessuno si è commosso.
• Mangiare, bere?
Caterina Minutoli, capo di gabinetto della prefettura di Messina, ha detto: «Certo non si può immaginare ospitalità senza corrente elettrica e acqua» e aggiunge che, per il resto, la struttura dovrebbe essere a posto, altrimenti la prefettura non l’avrebbe scelta per un intervento che è d’emergenza. In serata è stato fatto entrare il gruppo elettrogeno. Le ricordo che un paio di settimane fa i 400 abitanti di Carpeneda, frazione di Vobarno (Brescia), hanno respinto l’arrivo di altri 35 migranti, che si sarebbero aggiunti ai 23 già presenti e subito dopo sono andati a incendiare il primo piano dell’hotel Eureka, scelto per ospitarli. Tornando al Messinese, è da notare che la struttura interessata è tecnicamente nel territorio di un altro comune, Sinagra: secondo la prefettura, quindi, il sindaco di Castell’Umberto non sarebbe competente. Ma anche il sindaco di Sinagra, Nino Musca, protesta: «Per l’accordo tra l’Anci e il Viminale sono previsti 2,5 migranti ogni mille abitanti. Sinagra ne ha 2700 quindi certo non ce ne sarebbero spettati 50».
• Si ha la sensazione che il Paese regga sempre meno l’impatto di questi stranieri.
Il discorso che dei migranti avremmo bisogno non passa. Tito Boeri, dalla presidenza dell’Inps, ci ha fatto sapere che se chiudessimo le porte a chi arriva, nel giro di qualche anno «il sistema di protezione sociale verrebbe distrutto e nelle casse dell’Inps si creerebbe un buco di 38 miliardi, con 73 miliardi in meno nelle casse dell’Istituto e 35 miliardi in meno di prestazioni sociali». Questo nei prossimi 22 anni. D’altra parte tra il 2010 e il 2017 l’Unione Europea ha versato ai Paesi africani più di 140 miliardi. Se l’assalto al continente aumenta d’intensità, è evidente che si dovrà ridiscutere il modo con cui questi soldi vengono impiegati.
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