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 2014  ottobre 09 Giovedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Federica Mogherini
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Federica Guidi
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Maurizio Lupi
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro degli Affari regionali è Maria Carmela Lanzetta (senza portafoglio)
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Manuel Valls
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

Il Senato ha votato la fiducia al Jobs Act solo dopo l’una di notte. Il decreto è passato con 165 voti a favore, 111 contrari e 2 astenuti. Un risultato che arriva dopo una giornata campale, caratterizzata da due bagarre - protagonisti la Lega e i cinquestelle - e da decisioni affrettate del presidente Grasso. L’opposizione, alla fine, ha comunque portato a casa questo risultato: che Renzi, a Milano per il vertice con la Merkel, Hollande e i capi della Ue, non ha potuto annunciare come compiuto il primo passo della riforma chiamata “Jobs Act”, cioè l’approvazione del Senato. A forza di ostruire, occupare e forzare le sospensioni della seduta, pentastellati e leghisti hanno prolungato i lavori oltre i limiti d’orario preventivati. Renzi se n’è fatta una ragione. «Le reazioni dell’opposizione — ha detto — fanno parte più di sceneggiate che non della politica. Se si hanno idee diverse si spiegano. Se ogni volta che presentiamo delle riforme in Senato dobbiamo assistere a queste sceneggiate non è elemento di preoccupazione, a me preoccupa la disoccupazione non l’opposizione». Poi, indirizzandosi non solo alle opposizioni interne ma anche alla Cgil (Landini guidava in quel momento un corteo a Milano con minaccia di occupazione delle fabbriche): «Possono contestarci, ma la verità vera è che questo Paese lo cambiamo».

• Intanto ho sentito che alla Merkel e agli altri stranieri questo Jobs Act è piaciuto.Le dichiarazioni sono di forte appoggio, ma chi lo sa per davvero? In ogni caso la Merkel ha detto: «Abbiamo un grosso problema in Europa sulla disoccupazione giovanile. Con il Jobs Act l’Italia ha adottato misure molto importanti». Martin Schulz, presidente dell’Europarlamento (quello a cui Berlusconi, anni fa, aveva dato del kapò): «Il governo italiano è fantastico, sta facendo il massimo per mobilitare gli investimenti e io lo sostengo in questo. Tagliare solamente non ha senso». Complimenti anche da Herman Van Rompuy, che ha esortato ad abbassare le tasse sul lavoro.


• Di questi encomi internazionali, la minoranza del Pd si entusiasma poco.
Tutti gli oppositori di Renzi hanno detto che hanno votato la fiducia al governo. Compreso il senatore Walter Tocci, che ha però annunciato le sue dimissioni dal Senato subito dopo il sì. Duro il giudizio della Bindi: «Non si capisce come il governo possa annunciare modifiche all’articolo 18 con i decreti legislativi in totale assenza di oggetto, principi e criteri direttivi nell’articolato della legge delega e nello stesso emendamento sul quale intende porre la fiducia. Con il voto di fiducia di oggi il governo non può sentirsi autorizzato a violare un articolo della Costituzione». Infatti nel maxi emendamento che ha perfezionato la legge delega, non si parla mai dell’articolo 18. E Civati, altro oppositore senza se e senza ma, ha potuto chiosare: «Ma se la delega non cita l’articolo 18, come farà il governo a ‘decretare’ sull’articolo 18?».


• Lei ha chiaro che la legge delega è un testo che fissa alcuni punti generali e assegna poi la funzione legislativa al governo che dovrà scrivere i decreti attuativi?
Civati invita a rileggersi l’articolo 76 della Costituzione, che regola la materia: «L’esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al Governo se non con determinazione di principi e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti». Si sostiene da parte della minoranza democratica che questo disegno di legge delega è un foglio bianco, su cui il governo, cioè Renzi, potrà scrivere ciò che vuole.


• La prima bagarre è cominciata con i cinquestelle che, appunto, agitavano dei fogli bianchi.
E la senatrice grillina Rosetta Enza Blundo che è andata a depositare trenta centesimi (come i trenta denari di Giuda) sul banco del governo, seguita dal capogruppo Vito Petrocelli che ha fatto lo stesso. Il presidente Grasso, che non ricorda evidentemente manifestazioni ben più clamorose e volgari del passato, ha espulso il capogruppo Petrocelli con la motivazione, davvero originale, che non era stato capace di mantenere la disciplina tra i suoi. A questo punto Petrocelli ha annunciato che non si sarebbe mosso dall’aula e gli altri cinquestelle hanno fatto quadrato per impedire ai commessi di portarlo via. Grasso ha sospeso la seduta e il mondo è rimasto col fiato sospeso immaginando un braccio di ferro che si sarebbe potuto prolungare per giorni (e addio Jobs Act), quando Calderoli, vicepresidente e dominus dell’Assemblea, ha trovato la soluzione: s’è proclamata la chiusura della seduta e con questo si è esaurita l’espulsione di Petrocelli. Su Twitter, il sentore Morra dell’M5S scriveva: «Anche noi abbiamo un Rocchi, l’arbitro di Juve-Roma #Grasso».


• E la seconda bagarre?
Quando la Boschi ha annunciato il voto di fiducia e Grasso ha messo in votazione la richiesta di cambiamento del calendario. Leghisti e cinquestelle hanno allora occupato i banchi del governo, ci si è dovuti rassegnare a una nuova sospensione mentre la commissione Bilancio esaminava il testo del maxiemendamento - cioè della legge delega vera e propria - che fino a quel momento non aveva ancora letto nessuno.
(leggi)

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