28 ottobre 1958
Giovanni XXIII, una voce amica e paterna
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La conclusione positiva del vertice di Bruxelles ha lasciato tre strascichi: i sindacati non vogliono sentir parlare di licenziamenti facili o di una riforma del mercato del lavoro non concordata, annunciano le barricate ancbe la Cisl, la Uil, la Ugl cioè le sigle che in passato si sono dimostrate più comprensive con Berlusconi (ce ne occupiamo qui a lato); c’è maretta anche nel Pdl e secondo l’Ansa, che ne cita il testo, sta per partire alla volta di Palazzo Grazioli un lettera sottoscritta da (forse) una quindicina di pdiellini che chiedono al Cav il famoso passo indietro; infine, il vertice europeo s’è concluso con certe decisioni sul debito greco e sulla ricapitalizzazione delle banche che il sistema creditizio, anche italiano, ha accolto con notevoli mal di pancia.
• Cominciamo da questa lettera contro Berlusconi.
Non è propriamente contro. Nel testo che l’Ansa ha messo in rete ieri si legge che i firmatari, dopo aver riconosciuto al premier «i suoi grandi meriti politici», chiedono di poter continuare a sostenerlo. Per non finire su un binario morto – scrivono - è tempo di «rilanciare l’azione politica, allargare la maggioranza parlamentare alle forze che tradizionalmente hanno fatto parte della nostra coalizione e dare una svolta all’azione di governo […]». Ci sentiamo in dovere - si legge ancora - «con la lealtà e la sincerità che ti abbiamo sempre dimostrato, di rappresentarti il nostro critico convincimento sulla situazione politica dell’attuale maggioranza parlamentare che sostiene il tuo governo. Dobbiamo oggettivamente registrare che l’esiguità dei numeri, in particolare alla Camera, non consente a questo governo di poter affrontare neanche l’ordinario svolgimento dei lavori parlamentari, e tanto meno, quindi, di dare quelle risposte, anche molto impegnative sul piano del consenso sociale, che la drammatica situazione economico finanziaria richiede», soprattutto dopo la lettera discussa mercoledì a Bruxelles dal premier. La coalizione di maggioranza «non ha alcuna realistica possibilità di vittoria nei prossimi appuntamenti elettorali […] Da parte nostra, la lealtà, il senso di disciplina e responsabilità che abbiamo finora dimostrato, sostenendo le iniziative del governo anche quando i provvedimenti non erano in sintonia con i nostri princìpi e i nostri programmi, non potrà da oggi essere più garantita in assenza di una forte discontinuità politica e di governo».
• Vogliono allargare all’Udc.
Sì, il promotore dell’iniziativa è Beppe Pisanu, che aveva già chiesto a Berlusconi di fare un passo indietro. L’idea sarebbe quella di un esecutivo guidato magari dallo stesso Pisanu, con dentro Casini. Ma la Lega ha già fatto sapere che non ci starebbe, dunque bisognerebbe ingegnarsi con qualche altro apporto. Difficile. Berlusconi poi non intende fare nessun passo indietro, quindi i seguaci di Pisanu hanno una sola possibilità: buttare giù il governo in Parlamento. Ma per questo si deve aspettare un voto di fiducia e il Cav, a questo punto, con i voti di fiducia e le leggi troppo ad personam ci va piano.
• Problema delle banche.
I tedeschi pretendono che il Cor Tier 1 delle banche passi al 9%. Non si scervelli a interpretare questa formula: significa che gli azionisti delle banche devono mettere soldi nelle casse delle loro creature perché il debito greco è stato dimezzato e questo significa che chi ha titoli greci recupererà solo il 50% dell’investimento. Bisogna reggere il colpo. C’è poi un’altra decisione presa a Bruxelles che fa soffrire gli istituti di credit l’Europa vuole che le banche attribuiscano ai loro titoli i valori che avevano al 30 settembre. Non so se le è chiaro che cosa questo significa.
• Mica tanto.
Se lei banca ha comprato delle azioni a 10 euro e queste azioni al 30 settembre valevano 3 euro, lei, secondo le indicazioni di Bruxelles, deve portare in bilancio una perdita di 7 euro. Quindi quando dovrà ricapitalizzare e mettere una quantità di denaro sufficiente a raggiungere il famoso 9% di patrimonializzazione, sarà costretto a tirar fuori più soldi. Nei bilanci spesso si fa finta di non sapere che certi titoli su cui abbiamo investito sono precipitati. Si spera in tempi migliori e si lasciano in pace gli azionisti. Adesso le banche hanno fatto uscire articoli sui giornali amici in cui si spiega che i soldi non ci sono, che in questo modo si restringerà il credito alle famiglie e alle imprese, dunque queste ricapitalizzazioni avranno un effetto ulteriormente depressivo…
• E se gli azionisti non mettono i soldi?
Gli azionisti dovranno cedere quote delle loro proprietà allo Stato o, se lo Stato non ce la fa, all’Europa. C’è tempo fino a giugno dell’anno prossimo. Ne vedremo delle belle
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 28 ottobre 2011]
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