1991-2011
Torino-Lione, alta velocità
ferma da vent’anni
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ieri giornata di riunioni, e di riunioni decisive, con Bossi pronto a mollare e minaccioso ancora a sera, e Tremonti che in un primo tempo sembrava dell’idea di dimettersi pur di non subire imposizioni sulla manovra da effettuare per rimettere i conti a posto. Alla fine, benché Bossi dichiarasse che la giornata era andata così e così e che finché la manovra non sarà approvata il governo è a rischio, è apparso ai commentatori che certi toni, certe affermazioni siano state esagerate a bella posta per dar soddisfazione a una base in subbuglio. Una volta deciso che la colpa delle recenti delusioni elettorali è di Tremonti, fa gioco gettargli la croce addosso, che la cosa abbia senso oppure no.
• Tremonti non ha buon gioco a dire che, se se ne va lui, la credibilità internazionale dell’Italia cala? E che questo è pericoloso?
Sì. Venerdì il differenziale tra Btp e Bund tedeschi ha toccato quota 214. E ieri quota 223. L’ammontare complessivo dei Btp non è stato nemmeno collocato per intero (7 miliardi e 90 contro 8 miliardi). Non sono segnali tranquillizzanti. Non è tranquillizzante nemmeno l’andamento dei titoli bancari in Borsa: da venerdì stanno precipitando e ieri Mps ha perso addirittura il 5,5%. Il Wall Street Journal ha pubblicato un’intervista a Padhraic Garvey, strategist di Ing, secondo cui Fitch potrebbe presto abbassare il rating italiano. Il Financial Times, nella sua Lex Column, ha messo in guardia sui rischi legati alla nostra stabilità finanziaria e alla pericolosa interdipendenza tra il nostro debito sovrano e le banche. A quanto se ne sa, tutto questo è stato ribadito da Tremonti nelle riunioni di ieri.
• Che cosa volevano da lui Berlusconi e Bossi?
C’è stato un brutto attacco domenica di Guido Crosetto, un importante esponente del Pdl, che è stato responsabile economico di Forza Italia e oggi è sottosegretario alla Difesa. Ha definito le manovre di Tremonti da «istituto psichiatrico». «Vuol far saltare il banco e il governo», «ha tagliato i costi di tutti i ministeri tranne che i costi del suo», ha tradito le promesse, non aiuta la piccola e media impresa, eccetera. Ieri è tornato sull’argomento alla radio (programma Un giorno da pecora): «Tremonti è un brasato, anzi un bollito…». I ministri rimproverano a Tremonti il suo procedere senza discutere niente con nessuno, è rimasto memorabile il consiglio in cui i ministri furono costretti ad approvare un malloppo alto così in tre minuti, senza avere la minima idea di quello che stavano votando. Domani ci sarà un nuovo consiglio dei ministri, che si pretende ancora decisivo, e i ministri stavolta sono certi che Tremonti dovrà sottostare alle loro osservazioni, critiche e richieste… Ammesso che i ministri capiscano di economia, e soprattutto di finanza.
• Si sa qualcosa di questa manovra in arrivo?
Ci sono state molte anticipazioni e rivelazioni. Tra oggi e il 2014 Tremonti intende toglierci dalle tasche 47 miliardi. Un paio quest’anno, cinque l’anno prossimo, 20 nel 2013 e altri 20 nel 2014. Questo ritmo è dovuto alle elezioni: nel 2013 ci sono le politiche e Berlusconi non intende presentarsi agli elettori dopo averli dissanguati. Li dissanguerà, se mai, subito dopo essere stato eletto.
• Non sarebbe meglio distribuire i sacrifici più ordinatamente? Che so: sette milioni quest’anno…
È quello che ha fatto capire la Corte dei Conti. Pur giudicando la manovra opportuna e indispensabile, l’ha però definita «ai limiti della sostenibilità» proprio per le due mazzate messe in calendario alla fine del quadriennio.
• Dove prevede di colpire il ministro?
Lei sa che Berlusconi e Bossi pretendono anche la riforma del sistema fiscale. Tremonti si accinge a ridurre le cinque aliquote dell’Irpef a tre (20, 30 e 40%, mentre i livelli a cui saranno collocati i tre gradini ancora non si conoscono). Probabile aumento dell’Iva di un punto, nonostane l’opposizione dei commercianti. Ticket dall’anno prossimo di 10 euro per le visite specialistiche ambulatoriali e di 25 euro per il pronto soccorso. Pensione a 65 anni anche per le donne che lavorano nel settore privato (Bossi è contrario). Blocco degli stipendi pubblici anche nel 2014. Blocco del turn over nella pubblica amministrazione (cioè chi va in pensione non viene sostituito). Saverio Romano dice che da luglio saranno tagliati gli stipendi dei ministri. La cosa che mi fa più impressione è la privatizzazione nel 2012 della Croce Rossa, con eventuale messa in mobilità di molti dipendenti. Bisognerà vedere, comunque: Bossi ha detto che sul piano dei tagli «bisogna lavorarci ancora».
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