Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Le sfilate per l’orgoglio omosessuale che si sono svolte in questi giorni (ieri un milione di persone a Berlino e corso Buenos Aires pieno zeppo a Milano, per citarne solo due) assumono un significato tutto particolare dopo che lo stato di New York ha legalizzato i matrimoni tra persone dello stesso sesso, un voto storico di venerdì scorso che ha suscitato l’entusiasmo dell’opinione liberal di tutto il mondo. Tra i molti lanci delle agenzie di ieri, anche la notizia, con tanto di video e di servizi fotografici, delle nozze in Milano tra il signor Ciro Scelsi (42 anni) e il signor Guido Lanza (62), di fede valdese, che hanno avuto il permesso dalla loro comunità di convolare. Rito celebrato nel tempio di via Francesco Sforza dal pastore Giuseppe Platone e dalla pastora (speriamo che si dica così) Anne Zell, dato che i valdesi ammettono il sacerdozio femminile. Il pastore Platone ha pronunciato questa frase, molto significativa: «Che cosa significa diverso? Siamo tutti diversi».
• Già. Chi è “diverso”?
Mi viene facile risponderle con Sandro Penna: «Felice chi è diverso / essendo egli diverso. / Ma guai a chi è diverso / essendo egli comune». Ho letto interviste di Paolo Poli, Gianni Vattimo e altri omosessuali famosi, a cui l’idea del matrimonio, della “regolarizzazione” fa ribrezzo, essi sono orgogliosi della loro diversità e la difendono, dicono (ed è certamente vero) che Pasolini, Visconti, Oscar Wilde o Truman Capote si sarebbero fatti beffe di questa pretesa normalizzazione. E tuttavia lo stesso Vattimo ammette che poi c’è la vita di tutti i giorni, l’assistenza sanitaria, la pensione di reversibilità, i diritti ereditari, la difesa di quello che si è costruito insieme magari in quarant’anni di vita coniugale… Negli Stati Uniti alla festa per celebrare il clamoroso voto di New York c’era una lesbica di 79 anni, di nome Jean Rowe, con la compagna di 82. Ha detto questo: «Abbiamo costruito una famiglia vera, abbiamo vissuto per 48 anni insieme, con lo stesso senso morale di tante coppie etero, oggi sappiamo che potremo morire da sposate».
• Perché la Chiesa è tanto contraria? I gay non fanno niente di male.
La Chiesa sostiene che il matrimonio tra uomo e donna è inscritto nel diritto naturale, quindi non negoziabile. È un punto di vista che si fa forte anche dei millenni di storia su cui poggia la nostra civiltà e in cui le nozze tra persone dello stesso sesso non sono mai state prese neanche minimamente in considerazione. L’Islam ha, su questa materia, un’opinione ancora più severa e il voto di New York rende ancora più difficile la comprensione tra Occidente e Oriente. Tutto questo è però oggi contestato alla radice dal movimento di liberazione Lgbt, una sigla che significa: Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender. Non ho lo spazio per addentrarmi in un pensiero che è piuttosto complesso, mi limito a schematizzarle l’idea generale: non si nasce, dicono i pensatori di questo movimemto, maschi o femmine, ma si sceglie di essere sessualmente quello che si è, e cioè maschi, femmine o Lgbt. Non si azzardi a farmi obiezioni su questo, perché non ci basterebbe tutto il giornale.
• No, le domando però: che succede su due gay newyorkesi si presentano a un prete cattolico e pretendono di essere uniti in matrimonio?
Il sacerdote è libero di rifiutarsi. La legge lo prevede. La legge è stata voluta, oltre che dal sindaco Bloomberg, soprattutto dal governatore Andrew Cuomo, un democratico che punta alla Casa Bianca. La legge è perfettamente liberal: tutti possono sposarsi con tutti (durante le feste l’eterosessuale Steve Martin ha gridato all’eterosessuale Alec Baldwin: «Ehi, Alec, ora possiamo sposarci!» e l’altro gli ha risposto: «Ok, ma solo se suoni quel fottuto banjo dopo le 23»), ma nessuno può far causa per discriminazione a un prete che obbedisca alla sua Chiesa. La quale è libera di proibire ai suoi fedeli un simile rito.
• In quanti posti al mondo i gay possono convolare a giuste nozze?
I sei stati americani: Massacchussets, Vermont, New Hampshire, Iowa, Connecticut, New York e la capitale federale Washington. Questo le dà tra l’altro l’idea di che cos’è un vero federalismo. In Europa: Olanda, Islanda (è lesbica la premier, che ha sposato la sua compagna l’anno scorso), Svezia, Belgio, Portogallo, Norvegia, Spagna dove le nozze gay sono state legalizzate da Zapatero, tra enormi proteste cattoliche.
• In Italia?
In Italia Prodi provò a far passare una legge tecnicamente pessima, preparata dalla Bindi e dalla Pollastrini, che forse ricorderà anche lei con la sigla “Dico”. Fu poi derubricata a “Cus” e infine dimenticata: il governo Prodi, dopo quella mossa troppo azzardata per noi, fu buttato giù da un ben istruito Andreotti.
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