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 2018  ottobre 11 Giovedì calendario

Katharina Schulze, la Verde protagonista del voto in Baviera

BERLINO Si colora di verde il cielo della politica tedesca. Tredici anni e una lunga traversata del deserto dopo la fine della loro prima e unica esperienza al governo federale, in coalizione con la Spd, i Grünen tornano protagonisti in Germania. Dimenticate il radicalismo ecologista, dimenticate il ribellismo anti-autoritario, dimenticate le lacerazioni esistenziali tra fondamentalisti e realisti. Nel cambio di stagione annunciato dalla crisi dei due grandi partiti popolari e dall’avanzata della destra xenofoba, una nuova generazione guida la rinascita dei Verdi, che potrebbero ritrovarsi i maggiori beneficiari della profonda riconfigurazione del paesaggio politico in atto in Germania.
Non c’è più molto da attendere. Domenica si vota in Baviera e il 28 ottobre in Assia, due elezioni regionali che possono dare sostanza all’ambizione ormai esplicita dei Grünen di diventare Volkspartei, partito popolare, entrando in territorio inesplorato, finora riserva esclusiva di Cdu e Spd. In entrambi i Land, il partito ambientalista è infatti accreditato del 18% dei voti, con tendenza positiva. Se confermato dalle urne, questo risultato renderebbe i Verdi imprescindibili per governare entrambi i Land, trasformando Monaco e Wiesbaden in altrettanti laboratori per i futuri equilibri del potere a Berlino. «Sono molto orgoglioso dei miei Verdi», dice l’ex ministro degli Esteri, Joschka Fischer, che per anni condusse la difficile battaglia per dare al partito una cultura di governo.
È soprattutto in Baviera la partita decisiva, quella in grado di produrre riflessi negativi anche sulla stabilità del governo di Angela Merkel. Secondo i sondaggi, la Csu (l’Unione cristiano-sociale, sorella conservatrice della Cdu) otterrebbe appena il 33% dei voti. Sarebbe la fine dell’eccezione bavarese, quella di un partito che negli ultimi 56 anni ha governato il Land quasi sempre con la maggioranza assoluta, fino a identificarsi con esso. Con la Spd in caduta libera, appesa faticosamente all’11%, e gli estremisti di AfD dati intorno al 10% e quindi sicuri di entrare per la prima volta nel Parlamento, solo un’alleanza (quasi contro natura) con i Grünen potrebbe consentire ai cristiano-sociali di rimanere al potere.
All’origine della riscossa verde sono la debolezza e l’usura della Csu, incapace di difendere il totem del suo padre fondatore, Franz-Josef Strauss, secondo cui non doveva mai esserci alcun partito a destra dei cristiano-sociali: «La formula dei laptop più i pantaloncini di cuoio, che aveva conciliato modernità e tradizione, facendo della Baviera un Land modello, non funziona più», dice Manfred Güllner, direttore del Forsa Institut. Oggi «la Csu perde sulla destra verso Afd, che fagocita il tema dell’immigrazione, e sul centro liberale, attratto appunto dai Grünen, che approfittano anche della crisi socialdemocratica».
Ma il successo annunciato dei Verdi ha anche un nome e un volto. Così come Annalena Baerbock e Robert Habeck, i due nuovi leader federali, incarnano a Berlino la giovane generazione che ha preso in mano il partito, Katharina Schulze è in Baviera simbolo del cambiamento, forza trainante e promessa per il futuro. Capolista insieme a Ludwig Hartmann per il Landtag bavarese, Schulze ha appena 33 anni e viaggia a velocità supersonica. Ancora nel 2008, studentessa di scienze politiche all’Università di San Diego, lavorava come volontaria nella campagna di Barack Obama. Nello stesso anno aveva aderito ai Grünen e nel 2009 venne eletta leader dei giovani della Baviera. Capo del partito nel Land due anni dopo, nel 2013 era entrata nel Parlamento regionale, dove dal 2017 guida i deputati verdi.
Ambiziosa, informata, competente, Katharina Schulze si è rivelata una spina nel fianco della Csu anche perché accanto ai temi tradizionali dei Grünen – diritti civili, energia pulita, integrazione europea – dà spesso e volentieri battaglia sulla politica interna e sulla sicurezza, dove non si stanca di chiedere migliori equipaggiamenti e l’aumento delle unità d’élite nelle forze di polizia. Questo non le impedisce, trovandosi di fronte a una manifestazione di neonazisti, di mostrar loro il dito medio.
Sulla rete, in Parlamento o per strada, Katharina sembra onnipresente. I suoi comizi sono sempre happening. Ha un grande talento retorico, riconosciuto dall’Associazione degli speechwriter di lingua tedesca, che l’ha premiata come migliore oratore della campagna bavarese. Lei non si pone limiti: «Nella mia visione – dice – l’obiettivo è salvare il mondo, pragmaticamente». Sembra un apocrifo di Obama, uno dei suoi miti.