Alle cinque della sera, 10 ottobre 2018
Le musse e le balle
C’è un signore di Genova, nominato portavoce dalla comunità della valpolcevera, esasperata - dopo quasi due mesi ! - dal ritardo del governo nel fronteggiare (ricostruzione, risarcimenti, varie emergenze) la tragedia del ponte crollato il 14 agosto. Quel signore si chiama Franco Ravera
ed è un genovese tipico: sobrio, di poche parole, vestito in modo dignitoso e grigio, con venature di malinconico umorismo. Insomma, un personaggio simile all’indimenticabile Gilberto Govi più che a Rocco Casalino. Ha incontrato il ministro Toninelli, ha ascoltato con educazione il suo discorso, la retorica, le ripetute promesse, frasi e slogan privi di concretezza. Alla fine lo ha folgorato cosi: “Ministro, siamo stanchi. Basta musse!”
LA MUSSA E I DINTORNI
Trovo meraviglioso l’episodio. La mussa, nel dialetto genovese, é la fica, tanto per essere chiari. Ma, al plurale, significa bugie. Un po’ come balle. La balla infatti è il coglione, le balle al plurale non solo sono usate per dire coglioni (“mi hai fatto girare le balle”), ma anche per dire
bugie, sciocchezze. L’aspetto divertente è che i telegiornali non erano al corrente del significato di mussa: perciò, a lungo, hanno trasmesso letteralmente l’espressione usata da Franco Ravera. Poi sono stati informati e, prudentemente, hanno tradotto e sostituito musse in bugie.