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 2018  settembre 25 Martedì calendario

La Rai, il caso Foa e le nomine

Mercoledì 26 settembre, domani. È la data da cerchiare in rosso sul calendario della tv di Stato al tempo dei sovranisti. Il giorno in cui – dopo l’audizione di Marcello Foa in Vigilanza, con contestuale ratifica della sua elezione a presidente – il cda potrebbe procedere alle nomine dei direttori di rete e di tg. Dando il via alla nuova era della Rai gialloverde. Sempreché si riescano a ricomporre i dissidi in seno alla compagine grillina su alcune delle poltrone più prestigiose: a cominciare dal nome chiamato a guidare il primo notiziario nazionale.
Il board del servizio pubblico, che venerdì ha designato per la seconda volta al vertice l’ex inviato del Giornale in realtà non si è mai chiuso: è stato aggiornato, e certo non per caso, alle 18,30 di domani. Quando in Parlamento la Commissione di garanzia avrà concluso i suoi lavori e finalmente regalato a Viale Mazzini, grazie ai voti decisivi di Forza Italia, un “capo” a tutti gli effetti. L’uomo a suo tempo individuato dal governo, su input di Salvini: prima affondato e poi salvato dal patto di Arcore fra Berlusconi e il leader della Lega. Il blitz è stato preparato con cura. Ma prima di tradursi in realtà bisognerà dirimere il contenzioso in corso nei Cinquestelle. Il presidente della Camera Roberto Fico, autore di svariati appelli «sull’autonomia e l’indipendenza della Rai dalla politica», sta facendo pressing su Luigi Di Maio affinché vengano nominate persone non direttamente riconducibili al Movimento. Intende in sostanza allontanare il più possibile dai grillini l’accusa che i grillini hanno sempre imputato alla vecchia politica: ovvero di aver lottizzato la tv di Stato. Troppe, secondo gli ortodossi, le due designazioni in quota 5S partorite dall’accordo con la Lega: quella di Alberto Matano e di Maria Pia Ammirati, rispettivamente alla guida del Tg1 e della Rete2. Entrambi considerati vicini al sottosegretario di Palazzo Chigi Vincenzo Spadafora. Tant’è che ora, per il primo notiziario Rai si starebbe pensando a un’alternativa: ossia Franco Di Mare, inviato e conduttore di trasmissioni su Rai1. Un cambio in corsa che rischia di mettere in discussione anche l’ipoteca di Marcello Ciannamea (gradito al Carroccio) sulla direzione di Rai1: intorno all’uscente Angelo Teodoli, forte degli ottimi ascolti raggiunti, si sta infatti consolidando il partito di chi sostiene sarebbe meglio lasciarlo al suo posto. Come pure dovrebbero restare Luca Mazzà e Stefano Coletta al Tg3 e alla Terza Rete. Mentre alla direzione del Tg2 dovrebbe arrivare Luciano Ghelfi (in quota Salvini). Ma la redazione rumoreggia e oggi si riunirà in assemblea al grido di “Non vogliamo morire sovranisti”. Intanto il Pd continua la sua battaglia. I capigruppo in Parlamento Delrio e Marcucci hanno scritto ai presidenti di Camera e Senato per chiedere di sconvocare la Vigilanza perché «la nuova nomina di Foa è illegittima». Con Matteo Renzi che tambureggia contro «l’inciucio tra Berlusconi e Di Maio». Sarcastica la replica dell’azzurro Mulè: «Parla proprio lui che con Forza Italia ha fatto il patto del Nazareno».