Il Sole 24 Ore, 14 settembre 2018
Il crac di un trader costa 100 milioni a Nasdaq Clearing
L’estrema volatilità sui mercati europei dell’energia inizia a mietere le prime vittime. E tra queste c’è Nasdaq Clearing, la stanza di compensazione dell’omonima borsa. I suoi membri – banche e altre società, tra cui Morgan Stanley, Ubs ed Equinor – dovranno ripianare oltre 100 milioni di euro di un fondo di garanzia che è stato prosciugato a causa delle pesanti perdite accusate da un trader norvegese che speculava su derivati sull’elettricità.
La vicenda per ironia della sorte è avvenuta proprio in coincidenza con il decimo anniversario del crac di Lehman Brothers e potrebbe rinfocolare il dibattito sull’adeguatezza delle misure che sono state adottate per rafforzare i mercati finanziari e prevenire nuove crisi sistemiche. Oggi secondo molti esperti i rischi sembrano essersi spostati sulle Controparti centrali, le clearing house per l’appunto, trasformandole nei nuovi soggetti «too big to fail».
L’episodio di questi giorni sembra essere di portata limitata e dovrebbe restare circoscritto, senza pericoli di contagio. Ma non è escluso che possa ripetersi, viste le violente oscillazioni che stanno scuotendo i mercati energetici: i diritti europei per l’emissione di CO2 in particolare, dopo essere quintuplicati di prezzo in un anno, negli ultimi tre giorni sono crollati di quasi il 20%, cancellando rialzi altrettanto forti delle due sedute precedenti. Anche il gas, che scambiava a livelli mai visti per questo periodo dell’anno, ha cominciato a stornare, sia pure in modo meno brusco.
Einar Aas, il trader norvegese che ha rischiato di far “saltare il banco”, operava proprio su questi mercati, attraverso contratti derivati. Il passo falso, come ha confessato lui stesso al giornale Dagens Næringsliv, è stato una scommessa perdente sullo spread tra i prezzi dell’elettricità in Germania e nei Paesi scandinavi: questi ultimi – invece di rincorrere i prezzi record tedeschi come pensava Aas – sono improvvisamente crollari dopo piogge impreviste che hanno favorito la generazione idroelettrica.
Aas, 47 anni, era un professionista esperto e stimato. Dopo aver lavorato a lungo per il gruppo Agder Energi, dal 2001 aveva cominciato a fare trading in proprio, con risultati così brillanti da diventare secondo la stampa locale uno dei contribuenti più ricchi della Norvegia (sia pure con patrimonio personale di soli 2,1 miliardi di corone, ossia circa 220 milioni di euro). Ora rischia il fallimento.
«Lunedì 10 settembre ci sono state straordinarie variazioni di prezzo – ha raccontato Aas –?Ero troppo esposto rispetto alla liquidità del mercato, nell’ultimo mese avevo già trasferito gli ultimi 350 milioni di corone dai miei fondi personali ma non è stato sufficiente a ricostituire i margini di garanzia. Mercoledì il mio intero portafoglio è stato venduto forzatamente dal Nasdaq, causandomi grandi perdite».
Quando il norvegese non è più stato in grado di rispondere ai “margin call” la Borsa ha fatto scattare diversi meccanismi di protezione. Dopo aver esaurito il fondo per i default, il Nasdaq ha dovuto ricorrere anche a un secondo fondo, alimentato dai contributi dei suoi membri, prosciugandolo per il 68%, vale a dire per 107 milioni di euro, che ora dovranno essere versati nuovamente.