Corriere della Sera, 13 settembre 2018
Ennio Morricone: «La mia musica non è il West»
Il Novant’Ennio di un giovane che continua a lavorare «come un pazzo» e finge di essere vecchio. Ennio Morricone si sta preparando a accompagnare Maria in clinica, per una piccola operazione. Lei, col sorriso dolce: «Viene come un bravo soldatino». Stanno insieme dal 1951. Lui, finto burbero: «A Maria ho dedicato i miei due Oscar. Non è stato facile starmi accanto, sopportare una persona esigente prima di tutto con se stessa. Esigente, non severa». Il 10 novembre il grande compositore compie 90 anni. Dice nella sua nuova bella casa all’Eur: «In genere festeggio in privato, con Maria e i nostri tre figli».
La gente la ama.
«È interessata alla mia professione. Non faccio l’ingenuo, vedo tante persone ai miei concerti. E… insomma il 27 settembre a Roma dirigerò tre miei brani con orchestra e coro dell’Accademia di Santa Cecilia. Sul podio ci alterniamo in tre, con Carlo Rizzari e Nicola Piovani, sarà la prima volta che partecipo a un evento con Nicola».
I due premi Oscar al debutto insieme
«Ce n’è un terzo, Dario Marianelli (vinse con Espiazione) che non conosco. Nicola, bravo compositore, eseguirà un pezzo che ha scritto per me, Mill’Ennio. Non ne so molto».
È diviso in due parti, la tromba cita «Indagine su un cittadino…»; la seconda è una revisione e uno scherzo che, su ritmi e armonia di «Tanti auguri a te», ricorda altri suoi temi. A proposito di ricordi, sono 20 anni dalla morte di Lucio Battisti.
«Non l’ho conosciuto personalmente. La sua fortuna fu di non avere una grande voce. Cantava con i sentimenti, soprattutto la sofferenza. Mogol neopresidente della Siae? Ne sono contento, dovrà battersi per i diritti d’autore e le minacce che provengono dai giganti del web. Tornando al concerto, mi faranno altri omaggi, da Sciarrino a Marianelli, oltre a pezzi di Stravinsky e Petrassi, figure fondamentali nella mia formazione».
Maestro, continuerà a dirigere?
«Sì, non mi affatica stare sul podio due ore. Ma ho deciso di smettere con le colonne sonore, è troppo faticoso, al cinema bisogna che la musica vada bene a me e al pubblico, ci sono tante responsabilità e pregiudizi, devo fare i conti con le idee del regista, una volta ne mandai uno a quel paese (Flavio Mogherini, la figlia è Federica Mogherini, tra i leader dell’Unione Europea), quando mi chiese di imitare Ciajkovsky. Ho appena rifiutato due copioni americani e uno di un importante regista italiano. Farò un’unica eccezione, per Tornatore».
È una sorta di figlio, per lei?
«Un figlio e un padre: il regista di un film deve esserlo. L’ho incontrato la prima volta nel 1988, ci capiamo al volo. Sarà lui un giorno a dirmi, se non mi vuole più, che sarò rincretinito».
Lei sembra sempre che parli di Sergio Leone con un piccolo moto di fastidio.
«No, per carità, ci conoscevamo da ragazzi. Dico però che essere identificati per i sette film che ho fatto per lui, o più in generale per i miei 30 western, mi sembra riduttivo visto che di colonne sonore ne ho composte oltre 500. A Sergio mi lega un aneddoto entrato un po’ nella leggenda. Mi chiese se avessi uno scarto da altri registi. Io dopo una lite con Zeffirelli, che a dispetto del contratto volle aggiungere un brano di Lionel Richie alla mia colonna sonora per Amore senza fine, la ritirai. Conteneva anche il tema che poi finì in C’era una volta in America».
Non si sa molto dell’uomo Morricone.
«Cosa posso dirvi? Abitavamo a Trastevere, che era un rione popolare, la mattina risuonava puntuale la sirena che richiamava i lavoratori di una fabbrica di tabacchi. Da ragazzo alla fine della guerra suonavo jazz nei locali notturni con mio padre, ricordo i soldati americani, suonavo la tromba anche per loro, non ci pagavano con i soldi ma con cibo e sigarette. Io, non fumando, le rivendevo per strada e portavo i soldi a casa. Con mio padre i rapporti non furono facili, suonava fuori, in famiglia non c’era mai, era geloso per il mancato controllo su noi quattro figli (il quinto, Aldo, morì a tre anni, enterocolite da ciliegie sporche, all’epoca non c’era penicillina e antibiotici). Ho avuto un risentimento nei suoi confronti, tanti anni dopo ho capito le sue ragioni».
Che desiderio ha?
«Vorrei vivere a lungo con mia moglie e poi comporre musica, non per il cinema. Sto ultimando un brano per due pianoforte e archi. La vera sfida, per me, è la ricerca».
Il concerto si chiuderà con «Mission», il rimpianto della sua vita.
«Quella volta l’Oscar lo diedero a Round Midnight, contravvenendo alla norma secondo cui sono ammesse solo musiche originali».