Corriere della Sera, 18 agosto 2018
Il mito del Calibro 101 che Elisabetta indossò all’incoronazione
Solo i più esperti associano il nome di Edmond Jaeger (1858-1922) a quello di Louis Cartier (1875-1942). Eppure dalla collaborazione fra i due nacquero orologi in grado di anticipare le tendenze dell’effervescente prima metà dello scorso secolo: tanto per citare due fra le invenzioni più celebri, fu Louis Cartier a creare il primo orologio da polso per aviatori e fu Edmond Jaeger il primo a capire che la tecnica orologiera poteva essere usata per creare tachigrafi e contachilometri da montare sulle automobili.
Entrambi, poi, compresero che il ruolo della donna nel mondo stava cambiando: da una situazione in cui veniva considerato volgare, per una signora, avere un qualche interesse sull’ora corrente –—incombenza trasferita alle istitutrici, che dovevano gestire la cadenza dei bambini loro affidati – il ruolo femminile mutò radicalmente grazie anche al movimento delle suffragette, che nel luglio 1928 ottenne il diritto di voto per tutte le donne del Regno Unito.
Nello stesso periodo Henri Rodanet (1884-1956), orologiaio parigino discendente di orologiai, cercava di comprendere se e come si potessero rendere più precisi gli orologi di piccole dimensioni concepiti per i polsi femminili. Non era cosa di poco conto perché, per farla breve, ci sono matematiche relazioni fra la precisione di un movimento meccanico, la grandezza del bilanciere e il numero di oscillazioni che il bilanciere stesso compie in un’ora.
Fu Edmond Jaeger ad assumere Rodanet per affidargli la direzione tecnica dei propri laboratori a Parigi; lui, sfruttando la sempre più stretta collaborazione con la fabbrica svizzera LeCoultre sviluppò un originalissimo movimento su due piani, anziché uno come di consueto, proprio per avere spazio da destinare ad un bilanciere del massimo diametro possibile.
Nasceva il Calibro Jaeger Duoplan, prodotto a partire dal 1925 e sviluppato in seguito per divenire, nel 1929, il Calibro 101, il più piccolo movimento meccanico al mondo. Anche in orologeria l’ingegno maschile aveva finalmente tributato il giusto omaggio alla donna moderna.
Dal 1929 il minuscolo Calibro 101 è sempre rimasto in produzione. Peccato soltanto che richieda una impressionante quantità di lavoro manuale da parte dei migliori tecnici: se ne realizzano fra i cinque e i sei esemplari l’anno e questo rende il costo proibitivo: il Calibro 101 viene riservato ad orologi preziosissimi, come quello che il presidente francese Albert François Lebrun (1871-1950) donò all’allora principessa Elisabetta, che lo indossò poi il 2 giugno 1953, durante la cerimonia che la incoronò Regina.
E si arriva a quest’anno. A fine agosto, il 29, si apre il Festival del Cinema di Venezia, della quale come sempre (da 13 anni: una tradizione, ormai) è main sponsor Jaeger-LeCoultre. Come omaggio alla regalità femminile vengono presentati due autentici gioielli: il Reine (che riprende il modello di Elisabetta d’Inghilterra: 110 diamanti per 11 carati complessivi) e il Feuille (163 diamanti per 10,3 carati), nel quale il quadrante opalino dell’orologio è nascosto da una foglia, appunto, mobile.
Il Calibro 101 torna a rendere omaggio alla donna proprio nell’anno in cui Catherine Alix-Renier prende la guida dello storico (1833) marchio svizzero. È la prima donna ad impugnare lo scettro di una maison d’alta orologeria, onore fino ad oggi rigorosamente riservato all’altra metà del mondo, quella un po’ misogina.
Un cambiamento voluto da Johann Rupert (il fondatore del gruppo Richemont, di cui Jaeger-LeCoultre fa parte) il quale già due anni fa nel suo discorso di chiusura dell’anno finanziario aveva detto di voler meno funzionari anonimi, meno francesi e più donne.
Un cambiamento destinato a creare una svolta notevole in orologeria, sia pure nel pieno rispetto di ogni personalità: «Disegno gli orologi per l’uomo che ogni donna vorrebbe avere accanto», diceva recentemente proprio una delle disegnatrici di Jaeger-LeCoultre.
Quattordici millimetri di lunghezza, 4,8 di larghezza e 3,4 di spessore: il Calibro Jaeger-LeCoultre 101 è il prodigio della micromeccanica riservato alle donne, un prodigio che gli uomini invidiano, invidiano molto.
Potranno regalarlo (142 mila euro il prezzo del Reine, 266 mila quello del più complesso Feuille) o sperare che qualcuno si trovi costretto a vendere un rarissimo esemplare dell’unico Reverso al maschile che nel 2009, in occasione dell’ottantesimo compleanno del Calibro 101, venne prodotto in una serie limitatissima.
Peccato soltanto che sul mercato del collezionismo quel particolarissimo Reverso ancora non s’è visto: chi ne ha uno se lo tiene stretto.