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 2018  agosto 18 Sabato calendario

La Cina ha aerei «nucleari»?

L’allarme del Pentagono è esplicito: la Cina si sta riarmando e sta costruendo capacità offensive impossibili da ignorare. Gli esperti militari americani ipotizzano anche una cifra: 190 miliardi di dollari spesi annualmente da Pechino per modernizzare le forze armate.
Che la Repubblica Popolare sia sempre più considerata un «avversario strategico» da Washington non è una novità. Ma il programma spaziale in continuo avanzamento e un piano concepito per «annettere Taiwan» con una guerra lampo fanno pensare che la «battaglia dei dazi» sia, in prospettiva, una vera passeggiata. Lontani i tempi quando Deng Xiaoping, consapevole dell’arretratezza economica e strutturale del Celeste Impero post maoista, raccomandava di «nascondere le proprie capacità e aspettare il proprio tempo».
Per il presidente Xi Jinping, promotore di riforme politiche che gli hanno attribuito poteri paragonabili soltanto a quelli attribuiti al Grande Timoniere, evidentemente quel tempo è arrivato. Pechino dispone oggi di una base multi forze a Gibuti; ha reso la sua permanenza militare sugli atolli del Mar Cinese Meridionale un fatto compiuto, mentre ha trasformato scopi e struttura dell’Esercito popolare di liberazione. Sempre secondo il rapporto annuale del Pentagono, la Cina sta perseguendo una capacità nucleare per i suoi bombardieri a lungo raggio. All’aviazione militare cinese «è stata riassegnata una missione nucleare», dunque il «dispiegamento e l’integrazione di bombardieri con capacità nucleari doterebbe la Cina, per la prima volta, di una “triplicità” di sistemi di lancio diffusi su terra, mare e aria». Tutto questo significa che presto avrebbe teoricamente la capacità di colpire per via aerea siti militari statunitensi nel Pacifico. «L’Esercito popolare di liberazione potrebbe continuare a estendere le sue operazioni, dimostrando la capacità di colpire le forze e le basi militari degli Stati Uniti e dei Paesi alleati nell’Oceano Pacifico occidentale, incluso Guam».
Di recente, il South China Morning Post, storico e più diffuso quotidiano in lingua inglese di Hong Kong, ha dedicato un approfondimento all’entrata in servizio del nuovo caccia multiruolo J-16, «gioiello» dell’industria cinese derivato dal russo Sukhoi-30. Cosa cambia rispetto al passato? Molto, secondo il giornale di Hong Kong. Tanto per cominciare, il J-16, che dovrebbe essere messo a confronto con l’americano F-15, è un caccia d’attacco, capace di «penetrare in profondità nel territorio nemico» grazie alla possibilità di essere rifornito in volo: la distinzione non è da poco, se pensiamo che fino a non molto tempo fa Pechino aveva apparecchi in grado di difendere il solo territorio nazionale. Inoltre è capace di trasportare ordigni sofisticati, come i missili anti nave super e subsonici (messaggio alla flotta Usa nel Pacifico) o le bombe di precisione guidate via satellite.
Ne esiste anche una versione per la guerra elettronica che dovrà contrastare l’analogo caccia Usa EA-18G Growler.