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 2018  agosto 14 Martedì calendario

Dall’Abruzzo al Piemonte: a rischio l’alleanza Lega-Fi in sette Regioni

«La decisione è presa. In Abruzzo la Lega correrà da sola. Chi ci ama ci segua e andiamo a vincere». L’annuncio della corsa in solitaria del Carroccio nella regione che per prima andrà al voto in autunno (dopo le dimissioni del presidente D’Alfonso che ha optato per il Senato), potrebbe avere un effetto domino sugli altri appuntamenti elettorali previsti da ottobre: una successione ininterrotta di urne che, dopo l’Abruzzo, si apriranno in Trentino Alto Adige e in Basilicata, proseguiranno a primavera in Piemonte, Emilia Romagna, Sardegna e Calabria, per approdare a fine maggio all’appuntamento clou del 2019, quello con le elezioni europee. Elezioni che potrebbero certificare la fine dell’alleanza di centrodestra fatta di Lega-Fi-Fdi o, al contrario, rilanciarla. Di certo la coalizione è ormai ad un bivio.
Il caso Abruzzo 
Guardando i risultati ottenuti dal centrodestra in regione alle politiche, la strategia di andare al voto divisi non sembra essere quella vincente: la Lega ha preso il 13,8%, Fi il 14,4%, Fdi il 5 per cento. Insieme hanno ottenuto il 35,5% contro un M5s che ha vinto a mani basse portando a casa il 39,8 per cento. È vero che a ottobre-novembre si tratterà di un voto regionale e che i pentastellati sono sempre più deboli alle urne locali, ma la sfida resterebbe pur sempre assai ardua. È per questo che le diplomazie dei partiti di centrodestra sono al lavoro. Alla domanda se la decisione sull’Abruzzo sia irrevocabile, dal quartier generale di Via Bellerio si fa filtrare che «si tratta di un messaggio agostano da non prendere sotto gamba». Il messaggio va recapitato allo stato maggiore di Forza Italia che non ha ancora perso le speranze di riportare Matteo Salvini a più miti consigli. «Siamo a ferragosto – taglia corto il senatore azzurro Maurizio Gasparri – si vota in autunno-inverno, c’è tempo per trattare».
La questione però va oltre i confini dell’Abruzzo ed ha i contorni di una strategia complessiva. «Se Forza Italia continua a votare con il Pd in Parlamento – si ragiona nella Lega – come facciamo poi a presentarci uniti alle varie elezioni?». A Salvini brucia ancora quello che considera lo «sgarbo» di Fi sulla bocciatura di Foa presidente alla Rai e l’annuncio sull’Abruzzo può essere letto anche come una sorta di rivalsa dopo lo scontro sulla tv pubblica. Scontro che, tuttavia, sembra essere destinato ad andare avanti a settembre se non si troverà un nuovo nome di compromesso.
Gli altri appuntamenti elettorali 
Dopo l’Abruzzo, che potrebbe andare al voto domenica 21 ottobre (la data non è ancora ufficiale), sarà la volta del Trentino Alto Adige. Come si comporterà il centrodestra in una regione dove è dato favorito il centrosinistra ma che resta comunque contendibile? «Per il Trentino Alto Adige si sta pensando a un centrodestra unito che si presenti con liste civiche – dice Gasparri – le soluzioni si troveranno perché se andiamo divisi facciamo vincere i Cinque Stelle».
Poi sarà la volta della Basilicata. Anche qui situazione complessa. La giunta uscente è di centrosinistra. Ma il partito di Renzi qui è più che mai sotto scacco visto che la regione va al voto anticipato perché il presidente Marcello Pittella (Pd) è sotto inchiesta. Un’occasione da cogliere per il centrodestra unito. Tanto più che qui alle politiche la Lega ha preso il 6,3% e Fi il 12,4% (Fdi il 3,7%). Per i tre partiti correre da soli equivarrebbe ad andare incontro a un bagno di sangue matematico. E a regalare la regione al M5S che il 4 marzo qui ha totalizzato il 44,3 per cento. La decisione dunque sarà dirimente. E inevitabilmente proietterà il tipo di alleanza scelta anche verso il 2019 e i suoi appuntamenti elettorali ancora più impegnativi: Piemonte, Emilia Romagna, Calabria e Sardegna. Per finire con le europee.