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 2018  agosto 09 Giovedì calendario

«Summer of Love», una ricostruzione debole dell’estate 1967

Nel maggio del 1967, un motivo cominciò a risuonare nei cieli degli States: «Se stai andando a San Francisco/ Ricordati di metterti fiori nei capelli/ Per coloro che vengono a San Francisco l’estate sarà un love-in…», cantava con voce dolce Scott McKenzie. E fu subito «Summer of Love».
L’estate di quell’anno è rimasta nell’immaginario collettivo come un momento irripetibile di liberazione dalle convenzioni sociali e di superamento delle barriere politiche, ma tutto iniziò il 14 gennaio con «Human Be-In», un evento che attirò migliaia di persone al Golden Gate Park di San Francisco e di cui si occuparono molto i media. C’erano Timothy Leary, Allen Ginsberg, The Grateful Dead, i Jefferson Airplane… Otto mesi dopo, il gruppo di hippy stabilitosi nel quartiere di Haight-Ashbury a San Francisco allestì presso il Buena Vista Park un funerale simbolico, «The Death of Hippies», segnando la fine di un’era e rivendicando gli ideali e i sogni che avevano ispirato inizialmente il movimento californiano dei «figli dei fiori». Il nome «Summer of Love» venne scelto dalle istituzioni per ribattezzare quel movimento ed evitare che venisse associato al concetto di droga e sesso, ma al contrario venisse identificato con il concetto di amore. Sì perché di pace, di amore libero, di uso delle droghe per favorire la creatività ne aveva scritto fin dal 1954 Aldous Huxley alle prese con la mescalina, ispirando poi Timothy Leary guru dell’acido e anche il nome dei Doors di Jim Morrison.
La serie in quattro episodi «Summer of Love» racconta quei mesi allegri di controcultura, appassionati, fuori dalle regole, accompagnati dalle colonne sonore di Janis Joplin, Jimi Hendrix, Joan Baez, Rolling Stones (Sky Arte, martedì, ore 22,15). Ma per tutti l’inno di quella indimenticabile estate fu «Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band» dei Beatles. Straordinaria la musica, deboli le interviste di accompagnamento.