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 2018  luglio 17 Martedì calendario

Luca Marini e Valentino Rossi, fratelli complici

Luca e Vale, in fondo, si conoscono da poco. Nati a 18 anni e mezzo di distanza dalla stessa mamma, Stefania Palma, e da papà differenti – lo psicologo Massimo Marini, Luca; l’ex pilota e filosofo del «traverso» Graziano Rossi, Valentino – sono stati due entità separate per tanto tempo. Naturale. «Quando avevo 10 anni e lui 28, tutto era abbastanza complicato...», ha confessato un giorno il minore. A quell’epoca, se solo il maggiore gli concedeva di sfidarsi alla Playstation era un successo. Ma non perché era il grande Valentino e se la tirava. Semplicemente, perché così va tra fratelli ovunque nel mondo.
Cresciuto Luca, è nata un’altra storia. Bella, sincera, complice. «Ora che sono più adulto è arrivata l’intimità – racconta lo junior —. Mamma dice che è il mio maestro. Per me è un fratello. Con lui parlo di tutto, di gare e di vita. Scherziamo, ci prendiamo in giro, lui mi dà consigli tecnici e, diciamo, esistenziali». Brothers. E amici. Che condividono – oltre che gli occhi, il sorriso dolce e, dice qualcuno a questo punto, il bernoccolo della velocità di mamma Stefania – professione, allenamenti, progetti e, da domenica, l’esperienza di un podio nel Motomondiale. 
Quello di Valentino in MotoGp è stato il 232° di una carriera leggendaria. Quello di Luca in Moto2 – con lo Sky Racing Team VR46 del fratello – è stato il primo di un’avventura che non si sa ancora come potrà andare. Però la forza simbolica della doppia conquista è evidente e potente, se è vero che anche un freddo come Valentino si è un po’ commosso: «Luca mi ha emozionato. Sono fiero di lui. E mi ha dato una spinta in più: se lo ha fatto lui, ho pensato, devo farlo anch’io».
Luca che motiva Vale: chi l’avrebbe mai detto? Il giovane coi suoi 20 anni è infatti un pilota ancora in formazione, dalle potenzialità indecifrabili. La sua vocazione per la moto è stata una lenta maieutica. Prima, ha fatto vari sport, soprattutto il calcio, e sul cupolino della moto ha il 10 «un numero simbolo e un omaggio a Totti» (perché al contrario dell’interista Vale, Luca è romanista come il romano papà Massimo). E poi ha studiato flauto traverso, ha preso la maturità scientifica e avrebbe voluto studiare informatica. Mamma Stefania se lo vedeva in America a laurearsi in fisica. Invece col tempo, sempre con papà a sostenerlo, Luca è caduto nella trappola del motore e ha seguito l’altra strada. Che, a ben pensarci, è molto più dura e coraggiosa, perché è più facile scomporre l’atomo che fare la stessa professione di un totem con il rischio di rimanere per sempre il fratello sfigato del Mito.
A Valentino invece la moto è esplosa dentro da subito, forse è uscito dalla pancia sgasando. Non a caso anni fa, parlando di quel piccoletto – si fa per dire, oggi è 1,84 – che gli ronzava intorno, disse: «Noi avevamo più passione per la moto. Io a 14 anni vivevo solo per lo scooter. Lui, boh... Rispetto a me a quell’età è più bello e intelligente. Forse troppo per andare in moto...». Gli sembrava un po’ delicato e intellettuale, poeta, poco avvezzo alla prosa del grasso e della polvere. Ma gigioneggiava. O forse voleva mettere alla prova la sua vocazione. In realtà, se c’è uno super intelligente è proprio Vale, a prescindere dai libri letti. Infatti Luca sorrideva: «Vale scherza. Non si è mai abbastanza intelligenti. Dietro il “dare gas” c’è sempre un lavoro profondo».
Adesso, quando vedi Luca che a volte batte Vale al Ranch di Tavullia – la comunità della moto dove gli allievi e il maestro si scambiano energia ogni giorno, i primi per imparare, il secondo per non invecchiare – capisci che il fratellino è diventato grande e autonomo, superiore ai dubbi di molti: «Prima questa cosa di Vale la sentivo di più. Ora sento che mi considerano per quello che sono». Fiero di essere fratello «di una grandissima persona e del pilota più grande di sempre», ma finalmente indipendente. Anche di questo doveva essere fiero Valentino domenica: «Sì, Luca sta diventando bravo. Seguirlo mi fa sentire giovane». In attesa, un giorno, di affrontarlo in MotoGp. Ovviamente senza pietà, come quella volta con la Playstation.