Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  luglio 11 Mercoledì calendario

Debiti globali record: 247 trilioni di dollari

Ottomila miliardi di dollari. Detti così sembrano numeri irreali. Ma sono numeri veri. Secondo l’ultima ricerca dell’Institute of International Finance (IIF) i debiti pubblici e privati a livello globale nel solo primo trimestre del 2018 sono aumentati proprio di questa cifra: di 8mila miliardi. Si tratta dell’incremento trimestrale maggiore dal primo trimestre del 2016, che porta i debiti globali alla cifra di 247mila miliardi di dollari. Una montagna pari al 318% del Pil del mondo intero. Questi numeri sono l’effetto di un decennio di politiche monetarie ultra-espansive. Ma ora che le politiche si stanno ritirando, questi numeri creano una certa apprensione soprattutto per i soggetti più vulnerabili: quelli indebitati a tasso variabile e quelli esposti sul dollaro. L’IIF proprio su queste due categorie punta il dito. Secondo l’Istituto «le aziende Usa sono particolarmente esposte al rischio di rialzo dei tassi»: non solo hanno un debito molto elevato (20mila miliardi di dollari), non solo sono molto esposte sul volubile mercato obbligazionario (il 43% del loro debito è in bond), ma hanno anche un’esposizione ai tassi variabili pari al 25%. Ma la vulnerabilità riguarda soprattutto i Paesi emergenti. Molti sono iper-indebitati in valuta estera sia a livello statale sia aziendale: Turchia, Ungheria, Argentina, Polonia e Cile hanno più del 50% del debito totale (pubblico e privato) in valuta estera secondo IIF.