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 2018  giugno 13 Mercoledì calendario

L’effetto delle maxi plusvalenze sull’utile del Toro

La ciliegina sulla torta è l’incasso di un milione di euro come «premio di rendimento» legato alla cessione di Matteo Darmian, venduto al Manchester United nel luglio 2015 per 18 milioni, più eventuali bonus di due milioni.
Il “premio Darmian” è incluso nei 71,2 milioni di plusvalenze da calciomercato che spiccano nel bilancio del Torino Fc al 31 dicembre 2017. Un valore cospicuo per qualunque club e in particolare per una società come quella granata che ha un giro d’affari pari a 75,2 milioni (+13,2% sul 2016), calcolando il valore della produzione escluse le plusvalenze.
Grazie a questa spinta il club di proprietà di Urbano Cairo ha chiuso l’ultimo esercizio con un utile prima delle tasse pari a 54 milioni e un utile netto di 37,24 milioni. È il profitto più alto da quando Cairo possiede il Torino, comprato il 2 settembre 2005. È il quinto bilancio consecutivo in utile.
Il Torino fa coincidere il bilancio con l’anno solare, non segue la stagione sportiva che termina il 30 giugno. Pertanto i conti oggetto di quest’analisi riguardano due diverse stagioni: per metà la seconda parte del 2016-2017 (club piazzatosi nono in serie A con 53 punti), per l’altra metà la prima parte del 2017-2018. Nell’ultimo campionato la squadra è arrivata nona in serie A con 54 punti, alla pari della Sampdoria, che però ha una peggior differenza reti. Se si fa un paragone con altre squadre, con l’avvertenza che la maggior parte dei bilanci finora pubblicati ha come data di chiusura il 30 giugno 2017, il Torino è al terzo posto per profitti netti, dietro Napoli (66,6 milioni) e Juventus (42,6 milioni). Le maggiori plusvalenze nel bilancio granata provengono dalle cessioni a titolo definitivo di Davide Zappacosta al Chelsea (21,8 milioni), Marco Benassi alla Fiorentina (9,6 milioni) e dalla trasformazione in definitive, a partire da luglio 2017, delle cessioni temporanee di Nikola Maksimovic al Napoli (18,6 milioni) e Bruno Peres all’As Roma (11,3 milioni).
A questi proventi si aggiungono i 5,29 milioni incassati per cessioni temporanee, derivano in prevalenza dalle operazioni Maksimovic e Peres dal primo gennaio al 30 giugno 2017.
I ricavi da diritti televisivi sono aumentati da 44,6 a 50,99 milioni. Un po’ diminuiti i ricavi da stadio, con la vendita di biglietti e abbonamenti, da 5,18 a 4,97 milioni. Il costo del personale è aumentato da 42,82 a 54,51 milioni. L’organico al 31 dicembre è aumentato da 130 a 143 persone, di cui 28 calciatori della prima squadra. Gli ammortamenti sul costo dei calciatori sono stati 15,95 milioni, gli investimenti per nuovi giocatori 24,25 milioni. Gli acquisti principali sono stati Evangelista Lyanco dal San Paolo (7,1 milioni), Alejandro Bereguer dall’Osasuna (6,4 milioni), Yago Falque dall’As Roma (5,6 milioni). Con la Roma c’è stata l’operazione incrociata di calciomercato Peres-Falque, sebbene con valutazioni diverse dei due giocatori. Il Torino non ha debiti finanziari e a fine 2017 aveva una liquidità pari a 18,9 milioni, triplicata rispetto ai 6,53 milioni del 2016. Con i profitti del 2017 _ accantonati a riserva dall’assemblea dei soci _ Cairo ha azzerato tutte le perdite accumulate dal Torino da quando è di sua proprietà: il saldo dei risultati netti a fine 2016 era -35,72 milioni, adesso è in attivo per 1,52 milioni. Morigerati i compensi agli organi di vertice: 10mila euro al cda (presieduto da Cairo) e 11mila ai sindaci.