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 2018  giugno 12 Martedì calendario

Bruno Bozzetto: «Amo i supereroi se sono perdenti»

Il pianeta soffocato dall’inquinamento. Alieni pronti a invadere la Terra, iniziando da Roma. Un gorilla divo del cinema. E due supereroi. A ottant’anni, il maestro dell’animazione italiana Bruno Bozzetto debutta nel mondo delle graphic novel. E lo fa con Minivip e Supervip, due dei suoi personaggi più amati, che fecero la prima apparizione proprio cinquant’anni fa nel lungometraggio Vip – Mio fratello superuomo e ora sono i protagonisti di una storia inedita nel libro che Bozzetto firma con il fumettista Grégory Panaccione, appena pubblicata da BAO Publishing, Minivip & Supervip Il mistero del Via Vai.
Perché, ora, una graphic novel?
«Non avevo mai fatto una graphic novel prima, negli anni ’70 avevo toccato il fumetto marginalmente. È nata quasi per caso. Era la sceneggiatura di un lungometraggio scritta con Nicola Ioppolo. L’abbiamo rivista più volte, ma il film non si faceva mai. Panaccione, che aveva lavorato al pilota del progetto, un giorno mi ha chiesto se avevo idee per un libro. Non ne avevo ma la sceneggiatura era nel cassetto».
Perché il film non è stato realizzato?
«È difficile trovare produttori in Italia. L’idea del lungometraggio è in ballo da sette/otto anni. I progetti animati richiedono molto tempo e se ne impiega di più per trovare i produttori che per la sceneggiatura».
È così difficile pure per un maestro come lei?
«È una tragedia. Il disegno animato, poi, oggi è in una situazione di concorrenza spaventosa con l’America. Quando dico che un film di animazione è caro, parlo di 3/4/5 milioni di euro. In Usa si spendono 80/120 milioni, C’è un divario tecnologico spaventoso. E la distribuzione non è migliorata negli anni».
C’è poca attenzione?
«Ho visto titoli di animazione italiana importanti stare in sala tre giorni, da Johan Padan, che partiva da Dario Fo, a lavori di Enzo D’Alò. Ora ci si sta rendendo conto che l’animazione è sempre ai primi posti nelle classifiche. Le difficoltà però ci sono».
Anche titoli di Hayao Miyazaki restano poco.
«Miyazaki è Fellini e ha gli stessi problemi. Quando ho prodotto Allegro non troppo in Italia non lo voleva nessuno perché dicevano che non era per bimbi, perché tratta la musica classica, e neanche per adulti, cioè non era sexy. È uscito in Usa e dopo sei mesi che era tra i primi cinquanta in classifica mi hanno chiamato in Italia. Era il 1976, non mi pare sia cambiato molto».
È un problema culturale?
«Sì, nel nostro Paese si pensa che il disegno animato sia per bambini ed è limitato a taluni canali, si trova pochissimo al di fuori. Siamo in un ghetto, ne stiamo uscendo ma con fatica».
Da cosa dipende?
«Non è facile spiegare un progetto di animazione a un produttore di film dal vero. Ho raccontato la storia della graphic novel ad alcuni ma mi dicevano che non riuscivano a entrare nello spirito. Magari il libro potrà servire anche a fare il film».
Perché ha scelto Minivip e Supervip come protagonisti?
«Ho ricevuto tante richieste negli anni per questi personaggi E poi mi piace molto Minivip, amo i perdenti».
I suoi Vip compiono cinquant’anni: come sono cambiati?
«Li abbiamo cambiati un po’ nel disegno, resi più moderni. Un personaggio, però, non invecchia. Le avventure di anni fa valgono anche oggi».
Ha trattato una tematica forte, l’ambiente.
«Ritengo l’inquinamento una delle cose più deleterie nate con lo sviluppo della società. Ho passato la vita tra Milano e Bergamo in autostrada, di tempo per riflettere sull’auto e sull’uso che ne facciamo ne ho avuto».
Ci vorrebbe il via vai 
«Ci credo veramente. Siamo andati sulla Luna, perché non dovrebbero inventarlo e farci viaggiare senza mezzi?».
Per la minaccia aliena, ha guardato al Colosseo...
«Cercavamo un posto ampio e importante, il Colosseo è un simbolo di Italia, della cultura e di un mondo che non c’è più».
I fan le hanno chiesto una graphic novel su West and Sod.
«Ci ho fatto un pensierino».
Dopo la graphic novel, quali altri progetti?
«Mi piacerebbe fare ancore qualcosa di western. Mi regala entusiasmo. Ho ottant’anni però, quello che volevo fare grosso modo l’ho fatto. Continuo a disegnare ma più per divertimento anche perché è talmente alta la difficoltà di realizzare un progetto che passa la voglia. Abbiamo appena finito un corto per gli ospedali sul trapianto di organi per bimbi. L’animazione è un linguaggio potente, va aiutata».