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 2018  maggio 25 Venerdì calendario

Continua il braccio di ferro su Savona

Il problema del governo non si risolve. Il professor Conte, troppo baldanzosamente, aveva annunciato giovedì sera di volersi prendere una giornata di riflessione, al termine della quale, non oltre sabato mattina, avrebbe portato a Mattarella la proposta relativa alla lista dei ministri. Ieri il presidente del consiglio incaricato è stato per un’oretta col governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, a ragionare di economia italiana, poi è rimasto un’altra ora a discutere con Di Maio e Salvini, quindi, nel pomeriggio, ha chiesto al presidente Mattarella di essere ricevuto informalmente. Il capo dello stato lo ha accolto, ha preso atto del fatto che non c’era ancora alcuna lista dei ministri, e dopo un’altra ora lo ha congedato. A noi cronisti il professor Conte ha fatto sapere che presenterà la lista dei ministri domenica, probabilmente nel pomeriggio. Quindi il nuovo governo giurerebbe lunedì mattina e forse slitterebbero di un ventiquattr’ore anche le votazioni relative alla fiducia. Mentre tutto questo accadeva lo spread arrivava a 215 (20 punti oltre l’apertura) per poi ripiegare a 210, e la borsa perdeva l’1,54%, in linea con l’umore del Continente, peraltro.  

Suppongo che si tratti sempre del caso Savona.
Non lo sappiamo ufficialmente, ma lo sappiamo lo stesso. Salvini ha rilasciato una dichiarazione che potrebbe persino essere giudicata beffarda: «Il ministro dell’Economia lo sceglie il professor Conte». Il professor Conte esercita il suo ruolo di mediatore tra i due capipartito e il Quirinale. Per il momento pare ci sia poco da fare.  

Savona?
È stato fotografato a passeggio per Villa Borghese a Roma. Ha spiegato che ben presto di passeggiate così, tranquille e a perdere tempo, ne potrò fare assai poche. Ad Agorà
ha confermato che su di lui ci sono dei veti. Però deve essere sicuro della nomina, non solo perché ostenta una meravigliosa tranquillità, ma perché si è dimesso da presidente del fondo Euklid, e a questo proposito, essendo conclamata l’irritazione di Mattarella nei suoi confronti anche per questo gesto (Savona talmente sicuro della nomina da lasciare un buon posto, come se l’opinione del capo dello stato non contasse), ha scritto al Sole 24 Ore questa breve precisazione: «Caro Direttore, leggo sul tuo illustre quotidiano che il Presidente Mattarella sarebbe irritato per le motivazioni alle mie dimissioni da Euklid LTD, l’innovativa società di gestione del risparmio creata da miei giovani allievi, alla quale ho dedicato gli ultimi due anni della mia attività di studio e professionale. La polemica scomposta che si è svolta intorno alla mia candidatura mi ha convinto che, venissi o meno nominato Ministro dell’ economia e della finanza, sarebbe stato meglio che mi ritirassi dalla presidenza di Euklid potendo rappresentare un ostacolo al decollo dell’iniziativa. Forse sono troppo coscienzioso per i tempi che corrono».   • Possibile che non esista la possibilità di una mediazione? In definitiva, andrebbe all’Economia un uomo fidatissimo di Salvini, cioè Giancarlo Giorgetti.
Ma neanche Giorgetti vuole andare all’Economia. Salvini è decisissimo e se ho capito la mano di poker che si sta giocando non mollerà. Se Mattarella si rifiutasse ufficialmente di nominare l’uomo scelto dalla Lega, si andrebbe alle elezioni, a questo punto per Salvini una passeggiata trionfale (col rischio, per il Quirinale, di ritrovarsi, dopo, Savona presidente del consiglio). Se Mattarella alla fine ingoiasse il rospo, Salvini avrebbe innescato un’arma formidabile contro le logiche che hanno dominati in Europa fino ad oggi. Certo, è necessario che vinca la partita europea, poi.  

È mai capitato in passato che il presidente della Repubblica si rifiutasse di nominare un ministro?
Certo. Ma riservatamante. Si esercitava la cosddetta «moral suasion», cioè il capo dello stato «persuadeva moralmente» presidente del consiglio incaricato e capipartito a rinunciare a un certo nome e a riequilibrare di conseguenza la compagine. La faccenda in genere riusciva perché i partiti della maggioranza avevano di regola una gran voglia di farlo, il governo, e mai e poi mai avrebbero rinunciato per un nome. Stavolta è diverso. Di Maio è quello morbido della coppia e pur di arrivare al traguardo e sedersi sul megaministero che gli stanno preparando (Lavoro+Sviluppo industriale) farebbe ministro dell’Economia pure Nino Frassica. Per Salvini, la cosa è completamente diversa. Salvini, come si dice a poker, ha il punto e come si deve fare in questi casi, «picchia». Se non si pigliano Savona si va a elezioni anticipate, e la responsabilità dello sciogliemto delle camere sarebbe del presidente della repubblica. Mamma mia, si tratterebbe del più gigamntesco scontro tra poteri che si sia visto in Italia in questo Dopoguerra.  

Mi spiega una volta per tutte la faccenda dello spread?
Gliel’ho spiegata un sacco di volte. Lei compra a 98 - mettiamo - un titolo del debito pubblico che a scadenza le sarà rimborsato a 100. Se tutti si mettono a vendere questa obbligazione, il suo prezzo scenderà a 96, 95, 94. Quindi, quando sarà rimborsato a 100, si dirà che ha reso di più. In questo momento i titoli del debito italiano a dieci anni, di cui i fondi si stanno liberando, pagano, per via della discesa del prezzo, intorno al 2,50% di interessi. E risultano perciò molto più redditizi dell’analogo tedesco che riconosce a chi lo ha comprato poco più dello zero. Se i mercati continuano a vendere, i rendimenti del debito italiano saranno sempre più alti. E alla prossima asta...