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 2018  maggio 25 Venerdì calendario

Una caterva di nomine per il nuovo governo

L’appetito, si dice, vien mangiando. Ma anche chi non ha mai messo nulla sotto i denti una discreta fame ce l’ha. E il governo che si appresta a nascere, sul fronte delle nomine pubbliche, non ha fatto grandi abbuffate. Certo, la Lega dalle parti di Palazzo Chigi ci è passata. E più di un uomo, seppure senza strafare, è stato piazzato nelle caselle che contano. Ma il M5S è a digiuno praticamente da sempre. E c’è da scommettere che (...) :::segue dalla prima SANDRO IACOMETTI (...) si avventerà sulla preda con la rapidità di un leone inferocito. Anche perché il piatto è di quelli che fanno venire l’acquolina in bocca. Sul tavolo ci sono complessivamente 350 poltrone, tra consigli di amministrazione e collegi sindacali delle varie partecipate dal Tesoro. Per quelle più pesanti bisognerà aspettare un po’. I cda di Enel, Eni, Terna, Poste Italiane e di Leonardo scadono nel 2020. Nessuno, ovviamente, impedisce al governo di procedere a sostituzioni in corsa nel nome del «cambiamento». Anche se forzare la mano su società quotate non è sempre consigliabile. Pure senza blitz e pure se il governo dovesse durare meno del previsto, comunque, il bottino sarà ugualmente sostanzioso. Ancor prima di mettere mano al bilancio pubblico, con i circa 30 miliardi di euro da trovare da qui a settembre al netto delle riforme annunciate, leghisti e grillini dovranno scegliere i vertici di due aziende strategiche come Rai e Cdp. Per la prima i giochi si aprono con l’approvazione del bilancio fissata al 30 giugno, che segna la conclusione del mandato per il duo Monica Maggioni-Mario Orfeo. La scelta del cda avviene in maniera congiunta col Parlamento, sempre controllato dall’alleanza pentaleghista, ma l’indicazione della nuova figura dell’amministratore delegato (dopo la riforma voluta da Renzi) spetta al governo. Se l’azienda radiotelevisiva pubblica rappresenta l’occasione (soprattutto per i grillini, finora fuori dai giochi) per entrare di prepotenza nel mondo dell’informazione, decidendo a cascata tutti i direttori delle principali testate di Viale Mazzini, altrettanto determinanti saranno le nomine nella Cassa depositi e prestiti, colosso parastatale dell’economia (è controllata all’86% dal Tesoro) che negli ultimi anni, con le sue partecipazioni pesanti nell’energia, nelle telecomunicazioni, nelle infrastrutture e la sua incredibile capacità di fuoco (410 miliardi di attivi) è diventata più potente della vecchia Iri. FINE MANDATO Per le nomine in Cdp l’appuntamento è per il 20 giugno, quando si riunirà l’assemblea in seconda convocazione e terminerà il mandato di Claudio Costamagne e Fabio Gallia. Ma questo non è che l’inizio. Entro 60 giorni dall’insediamento del governo bisognerà trovare il sostituto di Vincenzo La Via, direttore generale del Tesoro già scaduto. Mentre in autunno sono in scadenza, tra gli altri, non solo i vertici di Sogei, Consip, Invimit, Eur spa, Centostazioni, Gestore dei servizi energetici, Simest e Sace, ma anche quelli di dieci controllate dell’Eni, sei dell’Enel e 16 delle Fs. In alcuni casi posti di comando e di potere reali, in altri comodi strapuntini per placare la sete di qualche escluso dalle partite istituzionali o per omaggiare qualche esponente dei campi avversi. Sempre in autunno andrà rinnovato anche il vertice dell’Antitrust, con Giovanni Pitruzzella pronto a lasciare con un mese di anticipo (per andare alla Corte di giustizia Ue) rispetto alla scadenza naturale di novembre, e quello dell’Autorità per l’Energia, che dopo le due proroghe decise dal governo Gentiloni cessa il suo mandato il 30 settembre. Se il governo avrà la forza di restare in sella fino alla primavera del 2019, infine, avrà la possibilità anche di scegliere i capi dei servizi segreti Dis, Aisi e Aise. A quel punto la pancia sarà ben piena. Ma l’appettito, come dicevamo, vien mangiando. E allora, perché no, ecco pronte Snam, Italgas e Fincantieri. Tanto per fare un altro spuntino