Libero, 25 maggio 2018
Olindo resiste in carcere cucinando
«Ringrazio Telelombardia e Libero per l’iniziativa congiunta di dare il via ad una colletta al fine di coprire i costi delle perizie. Grazie, anche se i giudici di Brescia hanno improvvisamente cambiato idea, lasciandoci senza parole ed amareggiati». (...) :::segue dalla prima AZZURRA NOEMI BARBUTO (...) Con queste contrite parole Olindo Romano, condannato in via definitiva all’ergastolo insieme a sua moglie Rosa Bazzi poiché considerati autori della strage di Erba, in una lettera indirizzata a Marco Oliva, giornalista di Telelombardia, ha manifestato la sua gratitudine anche nei riguardi del nostro quotidiano per avere sostenuto la battaglia finalizzata all’esecuzione degli esami scientifici su numerosi reperti rinvenuti sulla scena del crimine e mai analizzati, tra cui un mazzo di chiavi, un capello, un accendino ed altri. Purtroppo, lo scorso gennaio la Corte d’Appello di Brescia, non tenendo conto del fatto che la Corte di Cassazione con una sentenza precedente aveva annullato già un rifiuto in tal senso da parte dei giudici bresciani, ha ritenuto inammissibile l’istanza di incidente probatorio presentata dalla difesa dei coniugi, stabilendo a priori, e quindi dando per scontato, che tali ulteriori indagini non potrebbero capovolgere il giudizio di colpevolezza che grava sui Romano. I SOSPETTI «Io e Rosa non capiamo quale sia la paura che i giudici hanno di analizzare quelle prove mai considerate. Spero che ora tanti possano credere che dietro questa storia noi non c’entriamo nulla e chissà che cosa si voglia coprire. Perché non verificare tali elementi? Questa domanda mi rimbomba nella testa e non mi permette di comprendere la logica della Giustizia (ammesso che essa ne abbia una). Non penso che ci sia accanimento nei nostri confronti, del resto siamo vittime anche noi, però ritengo a questo punto che la verità possa danneggiare qualcuno», continua Romano, nel cui animo, nonostante tutto, resta ancora acceso il lumicino dello speranza. «I miei avvocati mi hanno detto di avere fatto ricorso in Cassazione. Spero quindi di ritornare a Brescia e che Giustizia sia finalmente fatta», si augura Olindo. L’udienza della Corte di Cassazione durante la quale sarà discusso il ricorso è stata fissata ieri e si terrà il 12 luglio. Tuttavia, spiega l’uomo, l’essersi recato a Brescia per l’udienza dello scorso gennaio gli ha giovato, in quanto egli finalmente ha potuto mettere il naso fuori dal carcere di Opera in cui è recluso da diversi anni. «Andare a Brescia mi ha fatto respirare un po’. Pensavo che sarebbe stato l’ultimo viaggio prima della libertà, invece dovrò farne altri», scrive Olindo. Romano ha individuato un metodo infallibile per resistere alla monotonia del totalizzante istituto penitenziario: rendersi utile. Nella lettera confessa che, da quando gli sono stati affidati i lavori nell’area cucina, preparare pranzo e cena per gli altri detenuti lo aiuti ad alleviare il suo fardello interiore e lo distolga per qualche ora dalle domande che lo perseguitano. «Mi distraggo così. E sebbene non sia mai stato un cuoco, cerco di svolgere questa attività al meglio» precisa Olindo, il quale, come facevano un tempo le nostre amate nonne, consegna a Marco due delle sue migliori ricette: un primo piatto, il risotto alle verze, giudicato dall’ex netturbino «abbastanza buono e di stagione», ed un secondo, lo spezzatino di maiale in bianco. LA RICETTA E noi desideriamo condividere la prima con voi. «Risotto alle verze: lavare bene una verza, tagliarla a pezzi non molto grandi e metterla a bollire. Una volta coperta la pentola, occorre versare dell’aceto lungo la circonferenza del coperchio e lasciare cuocere il contenuto a fuoco medio-alto senza mescolare. Evaporato l’aceto, la verza è cotta. A questo punto bisogna preparare il brodo vegetale in un’altra stoviglia servendosi di un gambo di sedano, una carota, una cipolla ed una patata. Aggiungere un pizzico di sale e lasciare sul fornello acceso il brodo per un paio di ore, per poi frullare il tutto. In un’altra pentola sciogliere 100 grammi di burro, aggiungere la verza facendola rosolare qualche minuto, dopodiché unire il riso facendolo tostare per venti minuti circa. Sfumare con due cucchiai di aceto e continuare la preparazione versando il brodo caldo un pochino alla volta. Regolare il sale, lasciare mantecare il risotto con una noce di burro e servire infine il piatto fumante, aggiungendo scaglie di formaggio». «Buon appetito», conclude Olindo dal carcere di Opera.