Il Sole 24 Ore, 25 maggio 2018
Macron cerca una sponda in Putin
Dopo il mazzo di rose offerto ad Angela Merkel, la settimana scorsa a Sochi, Vladimir Putin è tornato alla carica con un altro bouquet. Questa volta per Brigitte, la sposa di Emmanuel Macron. La diplomazia dei fiori continua in questa che chiamano “la partita di ritorno”, la visita di Stato che Emmanuel Macron ricambia a Pietroburgo dopo aver ricevuto Vladimir Putin un anno fa alla reggia di Versailles. Un’altra reggia, la residenza estiva degli zar a Palazzo Costantino, ha fatto da cornice a un incontro per molte ragioni collegato all’altro vertice in agenda ieri, l’incontro tra Angela Merkel e il presidente cinese Xi Jinping, a Pechino. Russia e Francia, Germania e Cina: Paesi che d’improvviso si ritrovano a condividere la necessità di far fronte all’offensiva commerciale di Donald Trump. Missioni delicate, per Merkel e Macron: attenti a non compromettere i rapporti con gli Stati Uniti, hanno la possibilità di far leva sulle nuove sfide in comune con Mosca e Pechino per fare passi avanti anche sui tanti punti di divergenza, dalla crisi ucraina alla protezione della proprietà intellettuale in Cina.
«La porta della Cina è aperta. Si aprirà ancora di più», è la promessa che Li Keqiang, il premier cinese, ha fatto al cancelliere tedesco nel sole di piazza Tienanmen. Germania e Cina, entrambi grandi esportatori nel mirino di Washington per i rispettivi surplus commerciali, partono insieme alla difesa dell’ordine multilaterale negli scambi, contro dazi e sanzioni, ma lo scenario del confronto con gli Usa è ben più complesso. Perché le imprese tedesche temono l’impegno della Cina, ansiosa di allentare le tensioni con l’America, di acquistare più prodotti made in Usa a danno dell’Europa. E nello stesso tempo la Germania condivide le preoccupazioni americane sulle pratiche commerciali di Pechino, il trasferimento di tecnologie sensibili, le barriere d’ingresso al mercato cinese.
Insieme Merkel e Li hanno ribadito che difendono l’accordo sul nucleare iraniano. Anche per Macron l’obiettivo del viaggio a Pietroburgo – dove oggi sarà ospite d’onore al Forum economico internazionale, la “Davos dei russi” – è allargare il più possibile il terreno di incontro con Putin, partendo dalla comune determinazione a salvare l’accordo sul nucleare iraniano e a proteggere le rispettive imprese dalle sanzioni minacciate dagli Usa. Macron lo ha confermato in conferenza stampa, al termine di tre ore di colloquio con Putin. Con il quale, se i piccoli gesti servono a dimostrare un cambio di atmosfera rispetto a Versailles, ora il presidente francese si dà del “tu”. Mantenendo l’accento sul concetto di multilateralismo e di indipendenza della politica estera francese, Macron ha auspicato che «la Russia comprenda di avere nella Francia un partner affidabile, per preparare l’avvenire». Una base da cui partire per trovare soluzioni condivise sulla guerra in Siria, la lotta al terrorismo, e la crisi nel Donbass, la più difficile di tutte. Per Putin invece l’obiettivo era sondare l’ospite francese sulle sanzioni alla Russia.
Ora che l’extraterritorialità delle restrizioni invocata dagli americani allarma la Ue, il Cremlino vede la possibilità di mettere in discussione anche quella relative alle nuove sanzioni contro la Russia, che già ha scosso i mercati globali e ora getta un’ombra su Nord Stream 2, il raddoppio del gasdotto sul Baltico in cui, per la Francia, partecipa Engie. La settimana scorsa con Angela Merkel Putin aveva ribadito la determinazione a proseguire il progetto del gasdotto che Trump vorrebbe fermare. Mentre, con la Francia, una chiara risposta alla minaccia di sanzioni americane è un altro “raddoppio” sul fronte dell’energia, il proseguimento del grande progetto artico della russa Novatek a Yamal, pionieri dell’estrazione di gas naturale in Russia. A Pietroburgo è attesa la conferma che Total, già nel primo consorzio Yamal, prenderà parte anche al secondo progetto, Arctic Lng 2. A dispetto delle sanzioni.