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 2018  maggio 20 Domenica calendario

Ho scritto un libro spiando i miei figli. Intervista a Isabelle Arsenault

Adolescenti alle prese con la difficile sfida di crescere, animali veri o immaginari che riempiono la solitudine dei protagonisti e molte volte divengono loro stessi protagonisti della storia, incarnando quelle emozioni e fragilità tipicamente umane che Isabelle Arsenault è così brava a rappresentare sulla carta. L’universo delicato (e raffinato) di questa prolifica e pluripremiata illustratrice canadese – ma apprezzatissima in tutto il mondo (per due volte il New York Times ha eletto i suoi libri tra i “Best Illustrated Books of the Year”) – sempre sospeso tra fumetto e illustrazione, tra sogno e realtà, si arricchisce di un nuovo personaggio: Colette. Una simpatica bimbetta che per farsi degli amici nel nuovo quartiere dove si è appena trasferita e farsi dunque accettare ricorre all’unica arma che ai bambini non manca mai e cioè la fantasia, inventando una piccola bugia e coinvolgendo gli altri in una divertente caccia al “tesoro”. Dove il tesoro più prezioso non è altro che l’amicizia, come recita anche il titolo dell’albo che esce ora per Mondadori La mia amica Colette,
il primo di una serie di cui Arsenault è autrice a tutto tondo: oltre ai disegni, ne ha curato anche i testi. Dopo aver raccontato per immagini l’infanzia di due artiste famose, e realmente esistite, come Virginia Woolf e Louise Bourgeois (quest’ultima in un albo uscito appena un paio di mesi fa in Italia), Colette è invece una bambina normalissima, ma inventata.
Com’è nata? A chi, o cosa, si è ispirata?
«Un giorno la mia agente, Kirsten Hall, ha visto una delle mie illustrazioni che raffigurava alcuni bambini raggruppati attorno a un poster di un uccello che si era perso. Mi ha detto subito che ci vedeva una storia dietro a questi personaggi e a questa scena. Allora mi ha chiesto di scriverla, abbiamo contattato gli editori ed è nata la serie. Il secondo libro, infatti, uscirà l’anno prossimo. Ovviamente sono stata ispirata anche dai miei due figli a scrivere queste storie. Guardarli giocare con i loro amici nel vicolo dietro casa nostra, a Montreal, mi ha dato lo spunto per creare questo universo, che è molto lontano da quello che ho conosciuto io quando ero piccola.
Sono nata vicino a una spiaggia, lontana da Montreal, e il mio parco giochi era il mare».
Nei suoi albi c’è sempre molta poesia: quanto è importante la poesia nella vita? E nell’arte?
«Mi piace la poesia perché è evocativa, ci permette di completare la storia a modo nostro, colmando le lacune, i non detti, di interagire con la storia in modo personale e intimo. Sono una persona introversa e l’interiorità che permette la poesia, sia attraverso le immagini che le parole, mi tocca enormemente».
Parliamo dell’uso del colore: in Colette, in mezzo a tanto grigio, spicca il giallo.
Cosa vuole sottolineare con il cambio di colore?
«Per Colette, ho lavorato principalmente a mina, nei toni del grigio che ricordano il cemento della città. Volevo aggiungere però un tocco di luce in contrasto con il resto. È allora che ha prevalso il giallo dell’impermeabile di Colette. In ciascuno dei prossimi libri della serie prevarrà un colore diverso, per presentare ciascuno dei diversi personaggi».
La diverte di più illustrare libri di altri o scrivere e illustrare storie sue? Che difficoltà incontra in entrambi i casi?
«Illustrare testi per altri autori è per me come un’interpretazione. Mi metto al servizio di un’opera, con l’obiettivo di crearne un’altra. Per fare questo, il testo deve prima toccarmi profondamente, e non succede così spesso. Quando lavoro sulle mie storie, non ho questa limitazione e vado nella direzione che più mi interessa. Tuttavia, non ho la materia prima, che è il testo, ad aiutarmi nel farmi venire l’idea. Devo costruire tutto da sola, e a volte ho delle insicurezze. Mi piacciono entrambi gli approcci, ma ora, lo ammetto, scrivere i miei progetti mi interessa molto».
Perché a così tanti (non solo giovani) lettori piace tanto quello che disegna?
«È difficile per me rispondere a questa domanda! Dovremmo chiedere a loro...
Spero che vengano toccati da ciò che vedono, che le mie illustrazioni li aiutino a entrare meglio nella storia e attraverso queste immagini trovino conforto, dolcezza, buonumore».
Pappagalli, conigli, volpi, ragni persino: nei suoi libri vediamo un sacco di animali… «Amo la natura – gli animali ne fanno parte, sono gli abitanti di questo mondo misterioso che mi affascina. C’è qualcosa di fantastico nella loro presenza, che ci riporta alle origini. Un’autenticità che ci riporta all’ordine, nelle nostre vite umane a volte così superficiali».