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 2018  maggio 15 Martedì calendario

Mangiare meno per vivere felici

È la provocazione di un grande esperto Porzioni minuscole. Di qualità: verdure, frutta secca, olio extravergine. E qualche uovo A limentarci bene significa dire al nostro corpo quanto e come vogliamo vivere. Una sintesi forse estrema, ma significativa, del volume La felicità ha il sapore della salute, che esce domani per Slow food editore. Corredato da alcune ricette ad hoc di Vittorio Fusari. L’autore è Luigi Fontana, professore di Medicina e nutrizione all’università di Brescia e alla Washington University di Saint Louis e teorico della restrizione calorica.
Mangiare meno, quindi tagliare una certa percentuale delle calorie giornaliere, garantisce ai topi – che Fontana ha studiato negli Stati Uniti – ma anche agli uomini, salute e longevità. Una restrizione che non è semplice taglio delle calorie, ma scelta di alimenti di maggior pregio e qualità. Alzandosi da tavola con ancora un po’ di appetito.
Il libro analizza anche alcune diete di moda e dà dei consigli: privilegiare frutta e verdura, cereali integrali e legumi, semi oleosi, frutta secca e olio extravergine. E poi pesce, qualche uovo da allevamento biologico o formaggi di piccoli produttori. Che hanno un gusto di erbe e sono ricchi di vitamine e polifenoli. E poca, pochissima carne, se proprio si vuole mangiarla. Ma di qualità e selezionata.
«Che provenga da allevamenti dove gli animali vengono nutriti in modo tradizionale, senza ricorrere a mangimi industriali. E dove vengono trattati in modo equo per loro e per l’ambiente spiega Fontana – perché gli allevamenti intensivi, che hanno avuto pericolose derive capitalistiche, non rispettano gli animali e neanche la salute umana e ambientale. Gli animali sono diventati oggetti, ingranaggi di una catena produttiva, non importa come vivano, cosa mangino, se vedano mai la luce del sole nella loro vita. Li facciamo vivere ammassati, mutilandoli per evitare che si attacchino tra di loro per lo stress, usando farmaci per evitare che si ammalino. Ed esponendoci noi stessi a rischi di antibioticoresistenza con il pericolo concreto di farci tornare all’era pre- antibiotici, quando si moriva per una polmonite».
E poi c’è l’impatto ambientale e l’esigenza sentita da molti di un consumo più ragionato e responsabile. «C’è una sensibilità crescente per l’impatto di ciò che mangiamo – continua Fontana – in termini per esempio di consumo di acqua o di utilizzo di risorse agricole». La zootecnia richiede infatti grandi quantità di cereali e ha un forte impatto negativo sulle falde acquifere e sui terreni con le deiezioni. «Senza dimenticare che parliamo di esseri viventi – conclude lo studioso – che dovrebbero crescere in equilibrio con i ritmi che la natura ha pensato per loro. E invece sono costretti a nascere, vivere e morire il più velocemente possibile per aumentare la produttività di un’azienda. Sono considerazioni alle quali non ci si può sottrarre, si decida o meno di diventare vegetariani o vegani».