Corriere della Sera, 15 maggio 2018
La prof salvata dai ragazzini
Succede a Torre Annunziata, Napoli. Succede che la prof non si presenti a scuola per due giorni: strano, non ne aveva mai saltato uno, neppure quando nevicò. Succede che gli adulti che lavorano con lei non diano peso alla sua assenza e neanche mostrino di interessarsene, facendole una telefonata. Succede che gli unici preoccupati siano i suoi studenti: percorrono una ventina di chilometri in pullman per andare a stanarla nella casa di Vico Equense, suonano al citofono e, poiché la prof non risponde, decidono di rivolgersi ai carabinieri. Succede che i carabinieri sfondino la porta e la trovino in terra, boccheggiante a causa di un malore. Poi in ospedale tutto si aggiusta, al punto che già nei prossimi giorni la prof tornerà a scuola, di nuovo seduta sulla carrozzella con cui da tempo ha sostituito gli arti che non le funzionano più.
Succede, e sembra un calcio a pregiudizi e luoghi comuni. Eppure è semplicemente come dovrebbe essere sempre. C’è una professoressa che ama il suo lavoro e i suoi studenti, incatenando la loro attenzione con lezioni popolate da personaggi talmente vividi che – dicono i ragazzi – mentre lei parla è come se prendessero forma tra i banchi. E poi ci sono loro, gli allievi, che la ammirano, si fidano di lei e sentono il bisogno di proteggerla. Come tutte le storie che scaldano il cuore, da qualunque lato la si guardi, quella della prof salvata dai suoi ragazzini è una storia di cura.