Corriere della Sera, 23 aprile 2018
«Saturday Night Live», show ritoccato per il pubblico italiano
Nel recensire Saturday Night Live, dopo aver elogiato come merita Claudio Bisio, mi chiedevo: perché chiamare lo show SNL? Perché misurarsi con un modello inarrivabile e tanto diverso? Finalmente credo di avere trovato una risposta.
Lo show è prodotto da Fatma Ruffini, la ex «signora di Mediaset»: basta ripensare ad alcuni programmi realizzati dalla Ruffini per capire il suo ruolo nella tv italiana: Buongiorno Italia (1981), Tra moglie e marito (1987), OK il prezzo è giusto (1983), Il gioco delle coppie (1985), Il gioco dei nove (1988), C’eravamo tanto amati (1989), Lui, lei e l’altro (1992) e Stranamore (1994), Karaoke (1992), Scherzi a parte (1992), Finalmente soli (1999), Camera Cafè (2003), Love Bugs (2005) e tanti altri. Un curriculum di assoluto rispetto.
La chiamavano «Lady Audience» e governava sulle fortune di Mediaset: non amava molto la filologia, nel senso che prendeva i format originali e li stravolgeva a uso e consumo del pubblico italiano. Fu lei a introdurre programmi come C’eravamo tanto amati o Scherzi a parte nei confronti dei quali per la prima volta fu usato il verbo «taroccare». Erano trasmissioni chiaramente «ritoccate» che, nondimeno, negavano la loro condizione di artificiosità e si presentavano invece come spezzoni di vita vera, squarci di quotidiano. «Taroccato» era quel programma dove una sapiente mano aveva aggiunto elementi posticci alla realtà. E chi era la regina del tarocco?
A proposito di SNL, la Ruffini ha dichiarato: «Chi lavora nello showbiz, conosce da tanti anni questo programma. Parlando con i miei collaboratori è nata l’idea di proporlo a Claudio Bisio e poi a Sky: ci siamo messi a lavorare, abbiamo fatto una presentazione che è risultata efficace e, basandoci sul format originale, abbiamo scritto una vera e propria puntata con testi adatti al nostro Paese». Ha «deformato» anche SNL, ma forse oggi il pubblico è più avvertito.