La Verità, 15 aprile 2018
Tale padre, tale figlio si direbbe vedendo i grillini brancolare disperati per fare il governo
Tale padre, tale figlio si direbbe vedendo i grillini brancolare disperati per fare il governo. Un contraddirsi continuo che è il ritratto di Beppe Grillo, il quale, soffiando la vita nella sua creatura, le ha trasmesso i propri geni incoerenti. Beppe è un comico eccellente ma un politico disastroso. È inaffidabile e bugiardo. Vive all’opposto di come predica e pensa il contrario di ciò che dice.
Ha spesso fatto mostra di assumersi la responsabilità di ciò che i cinquestelle combinano e li ha aizzati a esagerare, poi si è tirato indietro, dicendo che dovevano camminare con le proprie gambe. All’improvviso ricompariva, lanciando razzi e mortaretti, per sparire di nuovo e concentrarsi sulle sue lucrose serate teatrali. Così, si rende inafferrabile, evitando di essere personalmente inchiodato alle sue istigazioni. A costo di innalzargli un monumento, lo paragonerei al concittadino Giuseppe Mazzini -sono entrambi genovesi- che lanciava anche lui il sasso nascondendo la mano. Pare che il programma politico di Beppe (ma chi lo capisce è bravo) sia migliorare la democrazia in Italia. Poi, però, non accetta controlli che invece invoca per gli altri.
I due pesi e due misure sono la sua specialità. Al prossimo applica la regola che chiunque sia indagato è fuori dai giochi. Se però la magistratura si concentra sui suoi -vedi il sindaco di Roma, Virginia Raggi- allora cambia registro e sorvola su tutto in attesa di sentenza. Anni fa, prima di scoprirsi leader politico, fece le bucce al governo Berlusconi II che aveva varato un condono edilizio (2002) e uno fiscale (2003). Tuonò: “È una pratica che premia i disonesti”. Poi, si avvalse tanto dell’uno quanto dell’altro mettendosi così al riparo dalle proprie disonestà.
È prodigo di accuse e facile all’insulto. Trattò da “vecchia puttana”, la veneranda, Rita Levi Montalcini; dette del “coglione” all’ex ministro, Maurizio Lupi; minacciò di prendere a “calci nel culo”, il fisico Franco Battaglia, reo di denunciare le ipocrisie degli ecologisti, categoria di cui Beppe si sente parte.
In cima alle antipatie, sono i giornalisti. Il che non ha impedito al M5s di reclutarne un un bel po’ in questa legislatura (XVIII). Ma sono quelli amici, con aspirazioni politiche. Gli altri, che si limitano a scrivere, Grillo non li sopporta. Andò in tv da Bruno Vespa, portando un plastico del castello di Lerici con le stanze già approntate a celle per i cronisti. Il suo slogan è: “Giornalisti carogne, schiavi dei loro editori” e per sfidarli lanciò su di loro finte banconote da 1.000 euro, urlando come un matto: “Adesso scrivete quello che dico io”. In genere, li tratta da “falsari”, “inchiostratori”, “pennivendoli”. Ha proposto di cacciare i cronisti parlamentari da Camera e Senato, per “disciplinarli in appositi spazi esterni al Palazzo”. Infine, seccato perché lo attorniavano, ha esclamato: “Vi mangerei per il gusto di vomitarvi”. La fortuna di Grillo è che, essendo considerato un teatrante, nessuno se la prende. Ma se il suo potere cresce, bisognerà cambiare atteggiamento.
Giuseppe Piero Grillo, 70 anni in luglio, è di San Fruttuoso, quartiere genovese bagnato dal capriccioso Bisagno. Il padre aveva un’aziendina di fiamme ossidriche, la “Canelli Grillo”. Alla morte, i figli -Beppe ha un fratello- cedettero l’attività ai dipendenti. Il Nostro, che si era diplomato ragioniere e aveva piantato dopo 2 anni la facoltà di economia, sognava il cabaret e sbarcava il lunario vendendo jeans. La sera, si esibiva nelle balere con un po’ di chitarra e qualche gag. Nel giro, conobbe Fabrizio De André che, con la moglie Dori Ghezzi, sarà nel 1996 testimone delle sue seconde nozze con l’italo-iraniana, Parvin Tadjk. Una simpatica signora che, pigliandolo per i fondelli, riesce a sopportarne le fisime ecologiste che hanno come teatro -ne parleremo- la mega villa di Sant’Ilaro, sopra Nervi.
Zoppicando il commercio di jeans, Beppe aveva tempo per il calcio. “Era una balena e lo chiamavano porcellino”, raccontò un dirigente del club. Nella sua squadra, come ha scovato Filippo Facci, giocavano 2 che saranno diversamente famosi: Antonio Ricci, l’ideatore di Striscia la notizia, e il serial killer Donato Bilancia (17 omicidi, 13 ergastoli). Un giorno, stufo di bighellonare nell’angiporto, Beppe traslocò a Milano per tentare fortuna nei night. Incrociò Pippo Baudo che era a caccia di talenti per la Rai e fu la manna. Sotto l’ala dell’anchor-man, sfondò in tv. Finché, un infortuno nel 1986 gli sottrasse molto di quello che aveva conquistato. Presentando Fantastico 7 ironizzò sull’allora premier, il socialista Bettino Craxi, fresco reduce da un sontuoso viaggio ufficiale in Cina. Grillo immaginò che Claudio Martelli a Pechino avesse chiesto al leader: “Senti un po’, qua ce n’è un miliardo e sono tutti socialisti?”. “Sì, perché?”, replicò Craxi. E Martelli: “Se sono tutti socialisti, a chi rubano?”. Neanche un granché ma fece scandalo. Grillo fu ostracizzato dalla tv e cominciò a covare l’imbonitore politico che è oggi.
In precedenza, gli era accaduto un incidente peggiore. Alla vigilia di Natale 1981, guidando un fuoristrada su una mulattiera ghiacciata della Alpi marittime, precipitò in un burrone. Si salvò per miracolo ma 3 amici, una coppia e il figlioletto di 9 anni, rimasero uccisi. Fu condannato a 1 anno e 4 mesi per “macroscopica imprudenza”. Tempo fa, la superstite della famiglia distrutta, Cristina Giberti, oggi quarantenne, lo accusò accorata di essersi disinteressato di lei, evitandola accuratamente pur di non giustificarsi. La tragedia, legata all’avventatezza della sua natura, non l’ha affatto ammaestrato, tanto che tuttora si impanca e insulta il prossimo come se fosse un florilegio di virtù, anziché un pasticcione confusionario.
Beppe si considera un ecologo, assertore della “decrescita felice”, pauperismo di cui M5s è portabandiera. Si vanta di usare nella ricca villa di Sant’Ilario poca energia e solo solare. Anni fa, attaccò l’allora presidente dell’Enel, Chicco Testa, che, da verde, si era convertito al nucleare. Testa reagì con una verifica sui consumi del villone. “Emerse -raccontò- che consumava come un paesino”. L’Enel gli forniva una potenza di 20 kilowatt, contro i 3 delle normali utenze. La presunta energia solare si riduceva a un paio di pannelli capaci di produrre una manciata di watt, buoni per l’asciugacapelli. Il blog di Grillo è pieno di bubbole ecologiste. Dalle onde invasive dei cellullari che fanno cuocere le uova, alla blowashball, pallina di ceramica che messa in lavatrice fa il bucato senza detergenti. Beppe mentì di averla sperimentata. In realtà, è parto di fantasia di un giornalista buontempone che voleva ridicolizzare gli ambientalisti.
Molto anticonsumismo di Grillo è tirchieria. Ne fa le spese, Parvin, che al ritorno dal supermercato è rimproverata se porta troppo e controllata voce per voce sugli scontrini. Antonio Ricci, spesso ospite, ha raccontato: “Dopo il pranzo, io sparecchiavo e se buttavo delle briciole, Beppe le recuperava dalla spazzatura e ci impanava la milanese”.
Nei primi anni Duemila, Grillo incontrò Gianroberto Casaleggio e ne fu contagiato. Si innamorò del web e del partito elettronico. Così, è diventato quel che è, restando quel che era.