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 2018  aprile 08 Domenica calendario

Pseudoscienza contro i vaccini

«Vaccino sì, vaccino no…» Se gli autori del testo della Terra dei Cachi, cantata da Elio e le Storie Tese l’avessero scritto negli ultimi mesi avrebbero dedicato un verso all’ennesimo dilemma pubblico/politico italiota. Solo da noi si riesce a dar tanto spazio a una discussione che, portata sul piano pubblico/mediatico, è sterile, inconcludente o fuorviante: serve a soddisfare smanie di palcoscenico di qualche ignorante personaggio dello spettacolo o a dare voce a improbabili pseudo-esperti che hanno dei pregiudizi da difendere (usando i vaccini per comodità). Ovvero recluta esperti sui generis, che si mettono a spaccare il capello in quattro, su questioni non ben definite a livello scientifico e senza capire che la comunicazione pubblica sui temi controversi, come i vaccini, è una vera e propria macchina del fango e della disinformazione scientifica.
Anche il virologo Giulio Tarro ha voluto dire la sua. Il libro che ha scritto è strano. Intanto si intitola 10 cose da sapere…ma nel libro le 10 cose non sono elencate da nessuna parte. Il lettore si aspetta almeno una tabella, o un capitolo che le elenchi, dalla prima alla decima. Ma niente. A meno che il numero 10 non si riferisca al numero di vaccinazioni obbligatorie in Italia. Ovvero che si debba leggere il libro per sapere cosa si dovrebbe sapere su queste dieci vaccinazioni. Mah…
Si tratta di un testo ridondante e infarcito di ragionamenti cavillosi, che mettono insieme fatti spuri e spesso scollegati. Lo si può riassumere più o meno così: i vaccini sono utili, ma io che ho lavorato con il grande Alfred Sabin, ho i titoli per dire che le cose sono più complicate e la soluzione decisa dal governo delle 10 vaccinazioni obbligatorie è dannosa. Dannosa per l’accettazione delle vaccinazioni, perché percepita come sfiducia verso la responsabilità e l’autonomia delle persone, e rischiosa, in quanto i vaccini possono causare danni chi viene vaccinato coattivamente e disinvoltamente contro dieci malattie. Si può anche considare seriamente la prima parte.
Personalmente, ad esempio, penso che le vaccinazioni non dovrebbero essere obbligatorie, ma chi non volesse vaccinare i propri figli, dovrebbe recarsi presso una struttura sanitaria, ascoltare in silenzio, o facendo solo domande per chiarimenti, un medico che spiega quello che è scientificamente conosciuto sui vaccini e sulle conseguenze delle malattie da cui proteggono. Dopo la lezione costui dovrebbe sottoscrivere un documento dove prende atto che gli è stato spiegato tutto e che in caso di malattia del figlio questi sarà curato, ma con spese a carico dei genitori. Inoltre, se il figlio dovesse contagiare qualcuno, i genitori pagheranno ogni spesa sanitaria. Chi non vaccina i figli dovrebbe anche pagare i costi dell’istruzione di altri bambini immunodepressi che non possono andare a scuola perché sono presenti bambini non vaccinati. Dove qualcosa del genere è stato o viene fatto, questi talebani ci pensano due volte prima di non vaccinare i figli. Così responsabilità e autonomia autentiche sono messe in gioco. Non responsabilità e autonomia comode da praticare, perché tanto non costa niente e lo stato pagherà le conseguenze.
La seconda parte del ragionamento riguarda questioni scientifiche, su alcune delle quali mancano prove controllate, come le soglie specifiche per l’immunità di gregge o l’effettiva efficacia di alcuni vaccini alla luce del fatto che non si conosce in dettaglio come l’imprinting immunologico (i primi antigeni che il nostro sistema immunitario incontra) entrano in gioco nelle risposte immunitarie protettive. Quando si parla di vaccinazioni e vaccini, a meno che chi ne parla sia un immunologo o qualcuno che conosce la biologia, si dà l’idea che l’immunità sia il prodotto di processi meccanici, piuttosto che biologici.
Tutti i vaccini e tutte le vaccinazioni ci si aspetta che funzionino allo stesso modo in tutti gli individui e in tutti i contesti ecologico-sanitari, e che il sistema immunitario funzioni come un programma di computer che riceve un input in ingresso e fornisce una risposta predefinita. Non è così. Per questa ragione si devono studiare attentamente le situazioni e poi decidere per la soluzione che garantisce i risultati preferibili. Dato che fare meno di quel che si potrebbe può causare più danni che il contrario, allo stato di quello che si sa e anche se ogni X migliaia o milioni di vaccini si può avere un effetto collaterale più o meno grave, è preferibile nell’interesse del bene comune rimborsare gli effetti collaterali che prendere il rischio di avere danni ben più seri.
Quasi metà del libro è dedicato al medico Roberto Gava, radiato dall’ordine dei medici di Padova per comportamento contrario all’etica e alla corretta pratica professionale. Tarro prende le difese di Gava, ma non si capisce perché. Il dottor Gava ha scritto cose completamente fuori dalla sensatezza scientifica. Basti dire che aderisce alle dottrine omeopatiche. Scrivere che è un bravo e scrupoloso medico, come ripete Tarro, è solo un’opinione. La mia, per esempio, è che un medico che la pensa come Gava non sia né bravo né scrupoloso. Gava fa il medico basandosi su personali credenze, induzioni, etc. Che sono sbagliate. E usa dati corretti solo per manipolare i pazienti e indurli a scelte che vuole il Gava.
Quando nacque mio figlio, andando alla ricerca di un pediatra di famiglia ne conobbi un paio che erano antivaccinisti e cercavano di persuadermi alle loro convinzioni, come se dovessero affiliarmi a una setta. Ho sempre pensato che questi medici siano pessimi prima di tutto sul piano etico, e dovrebbero essere tenuti distinti professionalmente dai medici intellettualmente, cioè scientificamente, onesti.
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Giulio Tarro, 10 cose da sapere sui vaccini, Newton Compton Editori, Roma, 2018, pp. 252, € 9,90