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 2018  marzo 20 Martedì calendario

La battaglia dei 5 Stelle per la natalità

ROMA Forse è un segnale al possibile alleato di governo, la Lega, che su questo tema ha insistito più volte. Perché finora la famiglia non era comparsa tra gli argomenti di punta del Movimento 5 Stelle. Ma ieri sul Blog delle Stelle è comparso il post «17 miliardi per la crescita demografica dell’Italia». Proprio nelle ore in cui si comincia a stringere sulle alleanze, con per le prime prove di maggioranza, e cioè le elezioni dei presidenti di Camera e Senato. Coincidenze o no, restano i contenuti. In realtà un po’ vaghi.
L’obiettivo indicato nel post è «riportare il nostro Paese al primo posto in Europa per nascite». Oggi siamo in fondo alla classifica con 7,8 nati ogni mille abitanti, lontanissimi dall’Irlanda, al primo posto con 13,5 nati ogni mille abitanti. Come fare? Per il Movimento 5 Stelle è soprattutto una questione di soldi. «Pensiamo di aumentare gradualmente la spesa per il welfare familiare in rapporto al Pil portandola dall’attuale 1,5% al 2,5%». La differenza sono proprio i 17 miliardi di euro annunciati nel titolo del post. Come sarebbero utilizzati? La prima misura riguarda la riduzione dell’Iva sui prodotti per l’infanzia, a partire dai pannolini. Oggi è al 22%, scenderebbe al 4%. C’è poi un doppio intervento per aiutare le donne lavoratrici: 150 euro al mese per tre anni dalla fine della maternità per le donne che rientrano al lavoro; e sgravi contributivi (la somma non viene indicata) per le imprese che mantengono al lavoro le donne dopo la nascita del figlio. Per le famiglie che hanno un aiuto in casa arriverebbe un ulteriore sconto sulle tasse: oggi si possono dedurre, cioè sottrarre dal reddito imponibile, fino a 1.500 euro sui contributi versati per la futura pensione della baby sitter. Il M5S propone di alzare questa soglia, anche se non dice di quanto. Per le mamme che lavorano, però, cambierebbe anche la busta paga: l’indennità di maternità, quella incassata nei cinque mesi di congedo obbligatorio, passerebbe dall’80% al 100%, cioè lo stipendio resterebbe pieno. Mentre quella per il congedo facoltativo, oggi pagata al 30% rispetto alla paga base, salirebbe all’80%.
Il vero punto interrogativo, come sempre, è dove trovare i soldi per fare tutto questo. Il Movimento 5 Stelle indica una voce precisa, ma molto parziale: 2,5 miliardi arriverebbero dal reddito di inclusione, l’aiuto oggi destinato alle famiglie in difficoltà, che nelle intenzioni del M5S verrebbe inglobato dal reddito di cittadinanza, che però di miliardi ne costa altri 15. Una fetta delle risorse verrebbe dalla spending review, la revisione della spesa pubblica, anche se il post non indica cosa sarebbe tagliato. Il resto dovrebbe arrivare dall’«eventuale deficit». Un po’ vaga come copertura. Ma forse anche questo è un segnale a Matteo Salvini. Il leader della Lega ha detto più volte che il tetto del 3% al rapporto tra deficit e Prodotto interno lordo, uno dei famosi paletti di Bruxelles, «non esiste».