Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  marzo 18 Domenica calendario

Guerra dei dazi con gli Usa, ecco la «lista nera» della Ue: moto, bourbon e mirtilli

Se in uno scontro commerciale internazionale vuoi rispondere a un Presidente che si ammanta di populismo, prova a minacciare ritorsioni forse poco roboanti ma su prodotti di sicuro popolari a casa sua. Chissà che non si impongano più miti consigli.
È questa la teoria sposata dall’Unione Europea nel formalizzare l’elenco preliminare – e ora aperto alle consultazioni – delle potenziali rappresaglie ai grandi dazi sull’import di acciaio e alluminio decisi da Donald Trump: nel mirino ha scelto di mettere precise categorie molto “americane” dal bourbon ai mirtilli rossi, dal succo d’arancia al tabacco e alle motociclette.
È una decisione – contenuta in dieci pagine di aride liste – che lancia in realtà un articolato messaggio politico prima che issare barriere retoriche e commerciali.
La strategia dell’amministrazione statunitense, di Trump e del suo Rasputin del “trade” Peter Navarro, appare quella di sferrare inizialmente alla siderurgia globale una fragorosa martellata protezionista a tutti, per poi semmai suggerire un difficile e confuso negoziato su esenzioni ad alleati che si dimostrino meritevoli. Le contromisure ideate dall’Europa – in attesa di capire come vadano le trattative sulle esclusioni – appaiono invece studiate per colpire silenziosamente e sicuramente gioielli di specifiche regioni e stati del Paese. Un’arma per provare a disinnescare la mina di Trump prima che faccia esplodere guerre economiche facondo leva sulla maggior sensibilità al libero scambio – e ai propri interessi – di centinaia di legislatori in Congresso e di intere fasce della Corporate America e dell’elettorato.
Come e dove si concretizza la scelta di escalation della “pressione politica” della Ue?
Guardiamo l’elenco pubblicato: il bourbon whiskey fa onore al Kentucky, terra che esprime il leader repubblicano del Senato Mitch McConnell.
Motociclette e mirtilli rossi al Wisconsin, dove viene eletto lo Speaker della Camera, l’altrettanto repubblicano Paul Ryan. Succo d’arancia e imbarcazioni da diporto hanno una patria in Florida e il tabacco in North Carolina, stati tradizionalmente incerti nelle urne e che potrebbero essere in gioco nelle elezioni di mid-term per il rinnovo del Congresso a novembre.
E la pressione è bipartisan: sotto tiro sono anche i jeans, che hanno la loro culla a San Francisco dove è eletta la leader democratica Nancy Pelosi, oggi tifosa del protezionismo.
La “lista nera” europea, oltretutto, brandisce contro-dazi del 25% su un valore immediato di 3,4 miliardi di dollari di export annuale del made in Usa, nei calcoli di Bruxelles pari al danno ai metalli che esporta oltreoceano e dunque in linea con le norme del Wto per rispondere alle “salvaguardie” americane. Ma non esclude escalation: è prevista un’estensione fino ad altri 4,4 miliardi, se un promesso ricorso contro gli Stati Uniti in seno all’Organizzazione mondiale del Commercio darà ragione alla Ue.