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 2018  febbraio 12 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - I CINQUESTELLE E IL PROBLEMA DEI RIMBORSIwww.repubblica.itROMA -  Il buco dei rimborsi dei Cinque Stelle non versati realmente nel fondo per il microcredito si allarga e supera il milione di euro

APPUNTI PER GAZZETTA - I CINQUESTELLE E IL PROBLEMA DEI RIMBORSI

www.repubblica.it
ROMA -  Il buco dei rimborsi dei Cinque Stelle non versati realmente nel fondo per il microcredito si allarga e supera il milione di euro. Il calcolo è presto fatto: nella somma totale dei 23 milioni di euro già versati, ci sono infatti anche parte dei soldi dei consiglieri regionali del movimento di Liguria, Veneto, Emilia e Trentino, per un totale di 529mila euro; gli oltre 600mila euro versati dagli europarlamentari; e i soldi di deputati del M5S passati al gruppo misto come Riccardo Nuti e Giulia Di Vita. Tradotto: la forbice della discrepanza tra quanto dichiarato dal Mise e i calcoli dei Cinque Stelle aumenta.

Sul caso in questione Luigi Di Maio commenta: "La notizia, in un Paese normale, è che il Movimento 5 Stelle ha restituito 23,1 milioni di euro di stipendi. Quei soldi hanno fatto partire 7mila imprese e 14mila lavoratori. Non sarà qualche mela marcia a inficiare questa iniziativa che facciamo solo noi e, come sanno gli italiani, da noi le mele marce si puniscono sempre". Tuttavia secondo le prime verifiche fatte dai vertici del M5s sulle restituzioni volontarie effettuate sul conto del microcredito, il "buco" sarebbe quindi più grande del previsto. Per questo motivo il Movimento ha chiesto in via ufficiale al ministero dell’Economia l’accesso agli atti per avere l’elenco dei portavoce che hanno effettuato i versamenti con il totale dell’importo versato nei 5 anni da ognuno di loro. Dallo staff di Di Maio si fa sapere che saranno pubblicati "in chiaro tutti i dati e chi non ha versato verrà espulso".

Sul caso interviene anche il sindaco di Parma Federico Pizzarotti, che ha lasciato il Movimento un anno e mezzo fa: "L’arma della rendicontazione è stata usata in diversi casi contro chi non aveva una visione allineata con il vertice e in alcuni casi verso chi era uscito dal movimento per motivi diversi. Un modo per dire ’è puro chi restituisce, gli altri non hanno dignità’. È l’epilogo di cose che ho detto più volte: l’onestà si misura non a parole, ma con i fatti".

Il caso dei finti rimborsi - l’ennesimo della campagna elettorale pentastellata - era esploso negli ultimi giorni anticipato da Repubblica. Tanto da arrivare a una minaccia di censura verso la trasmissione de Le Iene che stasera hanno mandato in onda l’anticipazione del servizio incriminato, ma solo sul sito internet, sulla prassi sembra un po’ diffusa tra i parlamentari del Movimento di "bluffare" sulle restituzioni dei contributi parlamentari.

E non basta: al termine del servizio si intuisce che la seconda puntata coinvolgerà altri due parlamentari di peso del Movimento, dopo Andrea Cecconi e Carlo Martelli: ovvero Barbara Lezzi e Maurizio Buccarella. D’altra parte la fonte anonima che ha vuotato il sacco con le "Iene", ha spiegato che il numero di eletti coinvolti nella vicenda - con l’abitudine cioè di far finta di versare sul fondo per il microcredito le eccedenza di stipendi e diaria - "tocca la doppia cifra". Lezzi in serata, dopo il servizio delle Iene, ha scritto su Facebook: "Domani mattina andrò in banca per farmi rilasciare la documentazione che accerta che tutti i bonifici che ho effettuato in questi anni non sono stati revocati".

DAL CORRIERE DI STAMATTINA
Cesare Zapperi

MILANO È un’altra giornata calda per il Movimento 5 Stelle. Mentre scoppia il caso di Catello Vitiello, candidato nel collegio uninominale di Castellammare di Stabia accusato di essere legato alla massoneria, le Iene mettono online il reportage atteso da giorni. E, dalla voce di una «gola profonda», emerge che i parlamentari responsabili di aver presentato rimborsi fantasma non sarebbero due (Andrea Cecconi e Carlo Martelli) ma una decina.

I Cinque Stelle si sentono accerchiati. Luigi Di Maio accusa: «Vedo una grande sproporzione nell’informazione ma abbiamo dimostrato che se c’è qualcuno che fa il furbo noi lo cacciamo fuori». A Vitiello il Movimento manda la diffida ad utilizzare il simbolo. Il candidato replica che non è più iscritto alla massoneria da un anno. «Non mi ritiro» assicura.

Ma è l’altro il fronte che potrebbe creare più problemi. Il servizio delle Iene di cui da giorni si parlava ieri sera è stato messo online: il numero dei parlamentari che potrebbero essere chiamati dai probiviri a render conto dei loro rimborsi si è allargato. L’inviato Filippo Roma intervista un ex militante M5S che pare essere molto bene informato. Il supertestimone spiega che Cecconi e Martelli avrebbero fatto pasticci sui bonifici. A precisa domanda, i due cadono dalle nuvole e si rifugiano dietro risposte di circostanza.

Scatta l’allarme e il Movimento fa sapere del deferimento ai probiviri. Ma l’ex attivista affonda i colpi: «Tra deputati e senatori siamo ad una doppia cifra, è un partito fatto di furbi e furbastri che tradisce la fiducia dei cittadini». E sibillinamente il servizio si chiude chiedendo conto della regolarità dei loro comportamenti ai senatori Barbara Lezzi e Maurizio Buccarella. Entrambi, con malcelato imbarazzo, si dicono tranquilli. La prima reazione di un esponente M5S è di Stefano Buffagni, candidato a Milano, fedelissimo di Di Maio. Su Facebook è durissimo: «Scacciamo i mercanti dal tempio, i moralizzatori, quelli in conflitto di interessi e che tengono famiglia». La caccia agli altri «furbi» è aperta. Matteo Renzi via social si affida all’ironia: «Queste persone che le Iene hanno scoperto a truffare e a dire bugie vi rappresentano o no?».

In serata, ospite di Che tempo che fa Alessandro Di Battista dedica un breve cenno alla faccenda. «Essere attaccati da chi prende i vitalizi perché un paio di parlamentari non hanno ancora restituito i rimborsi è da Paese alla rovescia». E torna sull’accusa agli italiani di essere rincoglioniti per ribadire che è «troppo comodo prendersela solo con i politici» se si tengono ancora Renzi e Berlusconi.

DALLA STAMPA DI STAMATTINA

ILARIA LOMBARDO


Il finale del servizio delle Iene apre al prossimo episodio dei furbetti del bonifico del M5S ma spalanca anche uno strapiombo dove potrebbe finire tutta la credibilità costruita in questi anni dai grillini. Si vede l’inviato del programma di Mediaset insistere a chiedere riscontro dei versamenti bancari ai senatori Barbara Lezzi e Maurizio Buccarella. Siamo a Lecce, a un incontro pubblico con Luigi Di Maio che siede accanto ai due senatori. Buccarella, soprattutto, reagisce nervosamente alle domande della iena, cosa abbastanza strana per chi lo conosce. Lui e la collega Lezzi sarebbero altri due nomi che avrebbero mentito sui rimborsi.

«Sono almeno dieci» dice la fonte anonima intervistata dalle Iene, che per aggirare il divieto imposto da Mediaset per rispetto della par condicio hanno pubblicato il servizio sul profilo Facebook del programma. Dunque dieci parlamentari grillini in tutto avrebbero finto il taglio dell’indennità di mandato e il bonifico destinato al Fondo di garanzia per la microimprenditorialità presso il ministero dello Sviluppo economico. Nell’elenco ci sarebbero anche Buccarella e Lezzi, quest’ultima lanciata spesso come madrina dei temi economici.
La chiusa del servizio tv lascia attoniti i vertici del M5S. Luigi Di Maio è incredulo. Nei giorni precedenti entrambi i senatori avevano assicurato allo staff della Casaleggio, che sta invitando tutti a mettersi in regola, di avere solo dei semplici arretrati ancora da smaltire.
Ma Di Maio vuole vederci molto più chiaro e ha chiesto che una squadra di collaboratori da oggi si occupi solo di spulciare i quasi mille bonifici fatti. Con particolare attenzione saranno esaminati i versamenti dal 2016 in poi, da quando cioè, forse in vista della fine della legislatura, i due parlamentari incastrati finora, Andrea Cecconi e Carlo Martelli, hanno cominciato a falsificare i rimborsi al fondo. Anche perché il Movimento deve ancora giustificare la differenza tra quanto dichiarato sul sito tirendiconto.it e il totale che risulta nel prospetto del Mise. Un buco dei versamenti che supera i centomila euro ma che in realtà potrebbe essere ancora più grande. Nel computo del Mise infatti sarebbero finiti anche i rimborsi dei consiglieri grillini eletti in quattro regioni, Lombardia, Liguria, Veneto ed Emilia, oltre ai soldi restituiti da alcuni ex 5 Stelle, come Riccardo Nuti che ha dichiarato di aver versato a gennaio 20 mila euro circa.
Questo significherebbe che la differenza tra quanto dichiarato dai parlamentari sul sito del M5S, con i relativi bonifici allegati - 23 milioni e 400 mila euro - e la cifra presente al Mise, 23 milioni 192 mila euro, sarebbe più alta di quanto si ottiene dalla semplice sottrazione e nasconderebbe gli altri colpevoli ammanchi di deputati e senatori.

Ma non ci sono soltanto i maneggi truffaldini dei colleghi a impensierire Di Maio e i vertici. Oggi il candidato premier si ricongiungerà con Beppe Grillo in Campania per un’iniziativa insieme. E proprio nella sua regione il giovane leader ha scoperto di avere candidato un massone. Lo ha svelato il Mattino, si chiama Catello Vitiello, detto Lello, avvocato di Castellammare di Stabia, già candidato sindaco nel 2013. Scelto da Di Maio in persona, e presentato nella squadra dei super-competenti, è stato esponente della loggia napoletana La Sfinge, che aderisce al Grande Oriente d’Italia. Eppure era stato appena dieci giorni fa, il 31 gennaio, che Di Maio aveva assicurato: «Nel M5S razzisti omofobi e massoni non sono ammessi». A discolpa del leader, Vitiello sostiene che nessuno ai vertici del M5S sapeva ma non è minimamente intenzionato a ritirare la sua candidatura, nonostante la diffida a utilizzare il simbolo del M5S. Gliel’hanno chiesto e Vitiello ha detto di no, con tanto di comunicato in cui racconta che «è stata una breve esperienza» e che «la massoneria era un semplice hobby». Promette, pero: «Non remerò contro il M5s e vado avanti per la mia strada nella certezza di essere compreso da chi davvero mi conosce e crede in me». Insomma si gioca la sua candidatura senza più il Movimento costretto a digerire il quarto nome sgradito nelle liste, con buone probabilità di essere eletto e poi di passare subito in un altro gruppo parlamentare. L’erosione delle candidature prosegue, segno che forse più di qualcosa nella macchina dei controlli sui singoli nomi non ha funzionato ma anche che l’apertura alla società civile è stato troppo frettolosa.