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 2018  gennaio 17 Mercoledì calendario

GRAYDON CARTER, MITICO EX DIRETTORE DI “VANITY FAIR USA”: “OGGI C’E’ LA CONDANNA ETICA E IL BOICOTTAGGIO DEI FILM DI PRODUTTORI E ATTORI COLPEVOLI DI MOLESTIE - MI CHIEDO SE CHI LO FA SIA MAI ENTRATO IN UN MUSEO: NON CI SONO MOLTE OPERE DI GENTE CHE IN VITA SI SIA COMPORTATA BENE. SI TERRANNO LONTANI ANCHE DA ROMANZI E MUSICA?” - "TRUMP È LA PERSONA PIÙ PERMALOSA E FRAGILE DEL MONDO: CIÒ NON RASSICURA, VISTO CHE HA I CODICI NUCLEARI" -

“Ho provato con la cravatta corta e l' orologio sul polsino: sembro scemo. Su di lui, magicamente, funzionava», dice Graydon Carter che, al quinto atto della propria vita professionale, firma come produttore esecutivo Agnelli (su Sky Atlantic il 21 gennaio).

Prima giornalista; poi fondatore di Spy (rivista satirica che inventò per Trump il nomignolo short fingered, dita corte: il Presidente non l'ha ancora perdonato); poi direttore del New York Observer; Carter è stato per venticinque anni, fino a metà dicembre, direttore di Vanity Fair Usa, la rivista per cui Christopher Hitchens poteva sperimentare con la stessa meticolosità il waterboarding e la ceretta all'inguine.

È un uomo d'altri tempi - ringraziava i collaboratori con messaggi a mano su cartoncini color crema - e quella del documentario su Gianni Agnelli è la storia d'un'altra epoca, in cui i vicini di tavolo non potevano fotografarti col telefono e un miliardario universalmente celebre poteva avere amanti senza che nessuno lo scrivesse.

Era più facile conservare una qualche magia quando ogni tua azione non finiva in Rete entro dieci secondi? «Si può stare nascosti anche ora: basta avere abbastanza ettari di proprietà in cui farlo. La gente sveglia sa da sempre come non farsi notare. Ero a cena con Robert Redford l' altra sera: non ci ha disturbati nessuno».

Però le notizie a ciclo continuo hanno cambiato il mondo. Quando? «Il mondo in cui viviamo oggi è cominciato col processo a OJ Simpson. Non c'erano ancora i cellulari o i siti di pettegolezzi, ma sapevamo tutto di tutti i protagonisti».

Su "Spy" lei prendeva in giro anche "Vanity Fair". Loro la assunsero, Trump ancora le tiene il muso. «A Si Newhouse (editore di Vanity Fair, morto a ottobre, ndr) non importava di quel che scrivevano di lui. Trump invece è la persona più permalosa e fragile del mondo: ciò non rassicura, visto che ha i codici nucleari».

Nel documentario il maggiordomo di Agnelli dice che gli operai lo detestavano tutta la settimana ma tifavano Juve la domenica: magari Trump conquisterebbe popolarità comprando una squadra. «Le leghe sportive hanno standard etici più elevati di quelli dell'elettorato: non glielo lascerebbero fare».

Il suo ex giornale, l'"Observer", ora è di proprietà del genero di Trump, Jared Kushner. «Hanno comprato anche il palazzo in cui aveva sede Spy a Soho: manca solo che comprino la Condé Nast».

Nel '91 il numero di "Vanity Fair" con in copertina Demi Moore nuda e incinta risultava così osceno che venne distribuito incartato. «Oggi sembra incredibile. Ne abbiamo fatta di strada. E non necessariamente in una direzione positiva».

Dice che si vedono troppi nudi? «Si vede troppo di tutto».

Un suo giornalista, David Friend, ha scritto un saggio, "Naughty Nineties", su come durante l' era Clinton cambiò la percezione del sesso da parte degli americani e finì il puritanesimo. Che però sembra appena ricominciato. «Sì, a ottobre è cambiato tutto all' improvviso, è il dopo- Weinstein. Credo che poi ci assesteremo su una via di mezzo, il che non è un male: si potrà tornare a flirtare, ma bisognerà stare attenti a comportarsi bene».

C'è un terreno nuovo: la condanna etica e il boicottaggio dei film cui hanno partecipato i colpevoli. «Mi chiedo se chi confonde i due piani sia mai entrato in un museo: non ci sono molte opere di gente che in vita si sia comportata bene. Si terranno lontani anche da romanzi e musica?».

Se quella che stiamo vivendo è l'epoca della confessione, forse è anche un po' colpa sua. Nel 2005 mise in copertina Teri Hatcher «Anche Paris Hilton: il mio periodo da tabloid. Non ho giustificazioni, se non che non è possibile non prendere mai decisioni stupide».

L'attrice di " Desperate Housewives" però raccontava d' essere stata molestata da piccola. Da lì in poi c' è stata una gara ad accaparrarsi copertine raccontando ai giornali quel che si dovrebbe raccontare all' analista. «È vero, ma non è tutta colpa mia: ci si confessava in tv già da un pezzo».

Sulla copertina del " Vanity Fair" di febbraio ci sarà l'ex direttore, ha scritto il "New York Post". «Uh, non saprei».

Non ha il tono di chi la liquida come una boutade. «Mettiamola così: se è vero, di sicuro non è stata un'idea mia».