Il Messaggero, 18 dicembre 2017
Quelli della tv, Laura Carafoli di Discovery
Laura Carafoli ha 48 anni anni, bei capelli («sono fortunata: non ne ho uno bianco»), e tante cose da dire, che dice veloce veloce gesticolando molto. Il suo viso, invece, dice poco, ma sul suo biglietto da visita c’è scritto: Chief Content Officer Discovery Networks Southern Europe – Italia, Spagna, Portogallo e Francia. Che poi vuol dire essere la responsabile dei contenuti di tutti i canali di Discovery (con 7 canali free, 7 pay, 2 servizi on demand, è ormai il terzo editore nazionale con un 7,2 per cento di ascolto medio) ed è conosciuta come nostra signora della factual tv. Avete presente il lancio di Real Time nel 2010 con tutte i programmi su sepolti in casa, malati imbarazzanti, boss delle cerimonie e compagnia bella? Ecco, dietro c’è lei (e tutto il suo team). E sempre lei c’è dietro al lancio di Nove, il canale generalista di Discovery, che in un anno ha fatto registrare più 40 per cento.
Da Novara con furore, Carafoli ha una laurea in filosofia ed è sposata con Paolo, architetto-pallanuotista conosciuto all’università. Senza figli, ha tre nipoti di 18, 16 e 13 anni, che segue sui social. Cresciuta in una tv locale, figlia di un pubblicitario, ha lavorato in Rai con Freccero, in Fox – dove ha lanciato Fox Crime – e poi a Discovery dal 2009. È nella sede milanese di Discovery Italia – 300 dipendenti, di cui la metà donne e il 40 per cento millennials – che la incontriamo.
I suoi uffici sono pieni di ragazze, è una donna anche il suo presidente, Marinella Soldi, ma sul Nove, che è la vostra grande sfida come canale generalista, le vere star sono tutti maschi: Crozza, Cannavacciuolo, Saviano, Gomez
«È vero. Ma tenga conto che Real Time è pieno di star donne, da sempre. Comunque ci stiamo pensando».
Avete nuovi contratti in ballo?
«Non posso dire niente. Per ora solo i nomi delle persone con le quali mi piacerebbe lavorare».
Prego.
«Virginia Raffaele: è brava e il suo nome reggerebbe sicuramente quello di Crozza. E poi Sabrina Ferilli: la conosco, la corteggio. Potrebbe fare qualsiasi cosa, ha una capacità di racconto della realtà molto profonda, potrebbe avere una chiave originale».
E quindi?
«Vedremo. Chi lo sa?».
Un’imprendibile?
«Maria de Filippi, lunica grande star della tv italiana. Una divinità».
Addirittura?
«Quando l’ho conosciuta, ho sentito fortissimo il suo carisma. Mi sono detta: Se lo merita tutto il suo successo. Noi già ci lavoriamo perché Real Time ha i casting e in futuro la striscia quotidiana di
Amici, un programma che guardo da 12 anni e che non mi annoia mai».
Cos’altro guarda in tv?
«Tutte le prime puntate di qualcosa. Mio marito adora L’eredità: azzecca tutte le risposte della ghigliottina, io manco una. Lo guardiamo insieme, è uno dei nostri riti. Poi mi piacciono i film, il basket lo guardo sul nostro Eurosport Player. Le serie tv le vedo in modalità binge watching, cioè mi metto lì e mi sparo tutte le puntate, perché non ho tempo di aspettare».
Guarda la tv on demand dei concorrenti?
«Certo. Lo scorso weekend io e mio marito siamo riusciti a far arrivare un wi-fi decente in tutta la casa e abbiamo visto Alias Grace, una storia vera di una serva che ammazza il padrone, va in carcere e viene psicanalizzata. Inutile nascondersi: oggi da una parte c’è l’intrattenimento tradizionale che parla alla pancia delle persone, tipo Grande Fratello che fa il 26 per cento di ascolto. E poi c’è quello superverticale dell’on demand».
Quanto durerà l’intrattenimento tradizionale, come lo chiama lei?
«Minimo per altri dieci anni, anche quindici. Ma prima o poi finirà, come probabilmente finiranno i giornali di carta. La cosa positiva per noi che lavoriamo in questo ambiente è che il mercato si è evoluto e allargato: tra grandi, medi e piccoli produttori, oggi c’è lavoro per tantissime persone».
In futuro niente più palinsesto ?
«L’appuntamento settimanale rimarrà, magari di approfondimento, ma non possiamo nasconderci: i settantenni del futuro siamo noi, che a 40-50 anni siamo sempre con il cellulare in mano. Io ultimamente sono pazza delle Instagram Stories, i filmati che durano 24 ore. Seguo le mie nipoti, i loro cantanti preferiti, da Ghali a Dark Polo Gang, ma anche le celebrities, le modelle, Fedez e Ferragni. Adoro Miley Cyrus, geniale»
Non ha mai pensato di tradurre questi filmati in tv?
«Non riesco a trovare il modo, ed è frustrante. Ma le Stories in fondo stanno bene dove sono, su Instagram. Figurarsi se i ragazzi le vogliono vedere con il telecomando in mano, quando le hanno già sul cellulare. Ma comunque tutti dobbiamo stare al passo. E infatti a dicembre il sito di Real Time diventerà una piattaforma di contenuti social molto vicina alle millennials».
La cosa che più la inorgoglise della sua carriera?
«L’essere riuscita a fare quello che volevo: pensare la televisione. Io vengo dalla provinciale Novara, e questo dà una marcia in più: non ti fa mai dimenticare il Paese reale, e ti dà voglia di arrivare. E poi il fatto che il mio team sia considerato a livello internazionale fra i più creativi di Discovery: abbiamo fatto programmi come Undressed esportati in tutto il mondo. E da un’idea presa dalla serie Le regole del delitto perfetto abbiamo cucito su Roberto Saviano Kings of Crime: il decreto Franceschini dovrebbe considerare anche questi programmi produzioni italiane. Ma soprattutto mi fa piacere essere l’orgoglio delle mie nipoti. Essere brava ai loro occhi è molto di più che essere apprezzata da un marito, un amante, o un collega».
Il tema della solidarietà tra donne è importante in questi giorni in cui si parla di molestie. Lei ne ha mai subite?
«Sul lavoro mai. Ma da ragazzina a Novara, un domenica pomeriggio un ragazzo si fermò in auto a chiedermi informazioni, e quasi mi trascinò dentro. Riuscii a divincolarmi, piansi per due giorni, e da allora non andai più in giro da sola la domenica pomeriggio».
Come si vede tra dieci anni?
«Libera dall’inferno quotidiano delle 9.50 con i dati auditel. Chi fa il mio lavoro non ha sabato né domeniche, non ha orari: in qualsiasi parte del mondo ti trovi, ti svegli alle dieci ora italiana e ti colleghi per vedere come sono andati i tuoi canali. Avendone 14, è raro che vadano bene tutti insieme. Il venerdì sera, però, abbiamo Fratelli di Crozza sul Nove, quindi la mattina dopo è di zucchero. Ma in futuro mi vedo a fare altro».
Che cosa?
«Bella domanda. Non lo so».