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 2017  dicembre 18 Lunedì calendario

Le fake news sul gasdotto

Cortei, striscioni, insulti, danneggiamenti. Cambi una consonante e il copione No Tap assomiglia pericolosamente ai più noti cugini di negazione, i No Tav. Ma non è tutto: i comitati in lotta contro il gasdotto transadriatico che dovrebbe approdare in Puglia, con politici, istituzioni e movimenti che gli reggono bordone (da M5s al governatore Michele Emiliano) si affidano massicciamente all’arma delle fake news, che tanti dicono di combattere, ma poi pompano nel web come Gpl in un serbatoio.
Il gasdotto transadriatico? «In caso di deflagrazione, l’esplosione sarà superiore alla bomba di Hiroshima», giurano i combattenti antigas su un sito web di Melendugno, comune in provincia di Lecce interessato dall’opera. Ma davvero rischiamo il fungo atomico? «Com’è noto – spiega Luca Longo, analista esperto di energia – la potenza esplosiva dell’atomica di Hiroshima era di 12 kilotoni, cioè l’equivalente di 12mila tonnellate di Tnt (il cosiddetto tritolo, ndr): se qualcuno trova un giacimento di gas con un simile potenziale esplosivo può stappare lo champagne, significherebbe che è enorme, grande come un pianeta». Non contenti di scomodare la tragedia di Hiroshima, gli stessi militanti, che si basano sulla perizia giurata eseguita da un ingegnere per una commissione comunale, ripiegano anche sulle «bombe Fae», cioè «Fuel air explosive», basate sul principio che maggiore è la superficie infiammabile a contatto con l’aria, maggiore è la forza dell’esplosione, per cui in un silos in cui si conserva grano già macinato, l’infiammabilità è superiore, perché ogni singolo frammento della farina è a contatto con l’aria. «La nube che potrebbe formarsi – insistono – potrà andare a passeggio (...)
(...) per il Salento per un raggio di 60 km, a seconda del vento». Salvo ammettere a malincuore che «questo è lo scenario più fosco». Ma se non è Hiroshima, non è una nuvola di 60 chilometri, resta sempre l’ipotesi di una «nubetta» di 4-6 km.
«Con gli idrocarburi servono cautele, ma queste ipotesi – continua Longo – trascurano il fatto che il metano ha un limite di infiammabilità ridotto: può esplodere solo se la concentrazione nell’aria è minore del 4 per cento o maggiore del 14. Per dire, l’idrogeno che piace tanto a Grillo per alimentarci l’auto, ha molti più rischi, essendo infiammabile in concentrazioni tra il 6 e il 74 per cento».
Ma niente, i No Tap non mollano e si affidano, oltre che alla protesta di piazza, alla solita carta della giustizia intralciatutto. Ma anche qui, finora, con scarsi successi. Due esposti, presentati dal Comune di Melendugno e da un comitato No Tap, avevano provocato l’apertura di due inchieste, ipotizzando, incentrate soprattutto sulle procedure autorizzative dell’opera. Le accuse contro i manager della società costruttrice e funzionari pubblici, arrivano all’associazione a delinquere. Ma si sono rivelate tanto pesanti quanto inconsistenti: il Gip ha archiviato a febbraio. Ma siccome in Italia non c’è nulla di più incerto del diritto, arriveranno nuovi esposti e nuove inchieste.
La narrazione sul web dipinge il metano, gas che entra in tutte le cucine d’Italia, come una minaccia letale. Invece di parlare di come gestire i rischi si preferisce esagerarli. Come fa lo stesso Emiliano, dicendo che l’impianto pugliese è come quello dell’incidente in Austria. Ma non è così: a Baumgarten arrivano linee da due Paesi e si smista il gas a sei Paesi, con un grande impianto di stoccaggio. Il nostro Tap avrà un terminale di consegna alla sola rete Snam, con un impianto molto più piccolo, ad esempio, di quello in funzione a Gela da anni. Senza esplosioni nucleari.