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 2017  dicembre 15 Venerdì calendario

Migranti, dialogo tra sordi in Europa. Merkel con l’Italia, ma è stop alle quote

BRUXELLES Nel Consiglio dei 28 capi di Stato e di governo dell’Ue è stata di nuovo bloccata la proposta italiana di quote obbligatorie di ripartizione dei rifugiati e di riforma del Trattato di Dublino, che ora assegna i profughi al Paese di primo arrivo penalizzando principalmente Italia, Grecia e Spagna. I capi di governo dell’Est del gruppo di Visegrad, l’ungherese Viktor Orban, lo slovacco Robert Fico, il polacco Mateusz Morawiecki, e il ceco Andrej Babis, appoggiati informalmente da vari Stati del Nord, hanno mantenuto la loro netta opposizione in un incontro con il premier Paolo Gentiloni prima del summit a Bruxelles. L’unico risultato è stato un mini-finanziamento (36 milioni) per difendere le frontiere in Libia, che i quattro est-europei hanno promesso per ribadire di voler partecipare a interventi di solidarietà solo fuori dall’Ue. 
In sostanza ha prevalso l’opposizione dura anticipata dal presidente del summit Ue, il polacco Donald Tusk, nonostante le richieste italiane siano state ancora appoggiate da dichiarazioni pubbliche della cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha auspicato «soluzioni basate sulla solidarietà all’interno dell’Europa» perché «il sistema di Dublino non funziona». Il presidente francese Emmanuel Macron si è offerto di mediare per «arrivare a risultati nel 2018».
Ma Gentiloni ha ammesso che i quattro di Visegrad si trovano «quasi agli estremi opposti sulla dimensione interna» rispetto alla linea italiana, che considera le «quote obbligatorie» di rifugiati «il minimo sindacale per l’Ue». Il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani, ascoltato all’inizio del summit, ha contestato l’ennesimo rinvio su Dublino sostenendo che «l’Europa non può rimanere bloccata dai veti perché i cittadini non capirebbero». Tajani, ricordando il ruolo co-decisionale degli eurodeputati (con il Consiglio dei governi), ha chiesto di votare «a maggioranza qualificata come prevedono i Trattati» (e non all’unanimità) in modo da superare i veti degli Stati dell’Est. 
Merkel, Macron e Gentiloni hanno promosso l’approvazione della cooperazione permanente strutturata «Pesco», fase iniziale della difesa militare comune, che fa stimare risparmi fino al 30% della spesa nazionale nel settore (se in futuro si riuscisse a completarla). Venticinque Paesi membri hanno condiviso i primi 17 progetti militari. Via libera anche alla proposta tedesca di far estendere in gennaio le sanzioni alla Russia per l’occupazione della Crimea. È passata l’opposizione al presidente Usa Trump per il suo riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele, che ha riacceso le tensioni in Medio Oriente. La responsabile Esteri Federica Mogherini ha ribadito la posizione unitaria dell’Ue su «Gerusalemme, capitale di due Stati, Israele e Palestina». Il summit si è esteso nella notte sull’immigrazione e con la premier britannica Theresa May che doveva garantire come vincolante l’accordo in tre punti sulla prima parte della Brexit, nonostante la sconfitta in Parlamento a Londra abbia indebolito la sua autonomia negoziale a vantaggio dei deputati.
Oggi, dopo l’Eurosummit alle 8 del mattino sull’Unione monetaria, nel successivo vertice a 27 sulla Brexit (senza il Regno Unito) dovrebbe arrivare il via libera alla seconda (e più difficile) fase di trattativa sui rapporti commerciali. «Non vedo l’ora di discutere della relazione speciale e ambiziosa, che voglio costruire con l’Ue in futuro», ha dichiarato Theresa May.