Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  dicembre 14 Giovedì calendario

Welfare costoso ma insoddisfacente


L’Italia ha una delle spese sociali più alte d’Europa, quasi un terzo del Prodotto interno lordo. Perché dunque tra i cittadini c’è una diffusa insoddisfazione per come il Welfare State funziona? Probabilmente la ragione sta nel fatto che è tra i Paesi che allocano questi fondi in modo più eccentrico, molto diverso da quanto fa la maggioranza dei 28 della Ue. Per esempio, gran parte va alle pensioni e quasi nulla alle politiche per la casa e alle misure per contrastare l’esclusione sociale. Secondo Eurostat (l’agenzia statistica europea), l’Italia destina l’equivalente del 30% del Pil agli interventi sociali (dato 2015 in crescita rispetto al 28,9% del 2010 ): superata solo da Francia ( 33,9% ), Danimarca ( 32,3% ), Finlandia ( 31,6% ), Austria ( 30,2% ) e Olanda ( 30,2% ). Sopra la media della Ue, che è del 29%. Se si guarda come questi fondi vengono utilizzati si nota che il 58,3% di essi va alle pensioni (comprese quelle ai superstiti). È la quota più alta dopo quella della Grecia ( 65,4% ), pari a quella del Portogallo. La media Ue è il 45,2%, la Francia è al 45,6%. In compenso, mentre nella Ue si destina in media il 4,1% alle politiche per la casa e agli interventi sull’esclusione sociale, in Italia a queste voci va solo lo 0,9% del totale della spesa sociale (sempre dati 2015 ): è la quota più bassa anche in questo caso dopo quella della Grecia ( 0,6% ) e dell’Estonia ( 0,7% ). Pure la spesa per la Sanità e per il sostegno ai disabili è molto più bassa della media europea: 28,9% contro 37,3%. Meno risorse alla Sanità dedicano solo Cipro ( 25,5% ) e la Grecia ( 25,9% ) che d’altra parte destina più di due terzi della spesa sociale alle pensioni e quindi rimane con ben poco per il resto. Non cambia molto se si considerano gli interventi per le famiglie e i figli: l’Italia alloca a queste politiche il 6% della spesa per il welfare contro la media europea dell’ 8,6% : meno vi investono l’Olanda ( 3,9%, che però ha notevoli interventi sulla casa), la Grecia ( 4,1% ), il Portogallo ( 4,7% ) e la Spagna ( 5,3% ). L’unica voce italiana che supera la media europea, a parte quella per le pensioni, riguarda il sostegno alla disoccupazione: 5,9% contro il 4,8%, ma ovviamente non è qualcosa di cui rallegrarsi. Dalla comparazione europea risulta evidente che le politiche sociali italiane andrebbero profondamente riviste: nonostante costi parecchio, così com’è il Welfare State italiano è insoddisfacente.