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 2017  dicembre 14 Giovedì calendario

«Poesia e romanticismo». Se il Pordenone diventa il simbolo dei peones

Non era facile perché già il prima era stato notevole (la campagna social del Pordenone merita un premio, l’hashtag «mai stati in B» resta un capolavoro) ma il dopo di Inter-Pordenone è stato forse anche meglio. Per tre ragioni: l’onestà non gratuita di Luciano Spalletti («Troppa fatica, colpa mia, meritavano di passare loro»), per la franca ironia del suo omologo Leonardo Colucci («Nei tre cambi che hanno fatto loro sono entrati 250 milioni di euro, nei miei 250 mila delle vecchie lire» le sue parole a Radio24 ) ma soprattutto per il garbo di quel tweet, «accidenti», con il quale i friulani hanno commentato in diretta il rigore di Nagatomo e l’eliminazione dalla Coppa Italia. 
«Accidenti» non lo dice più nessuno. Perché è moscio, perché è fuori moda, esattamente come la simbologia animale delle squadre: loro sono i ramarri, e ci tengono. E in fondo, più che portare un decimo degli abitanti a San Siro di martedì o arrivare imbattuto fino ai rigori degli ottavi di Coppa Italia, la vittoria o meglio la lezione del piccolo grande Pordenone di serie C sta proprio in questo: aver dimostrato che si può essere avanti anche stando indietro, che si può perdere anche col sorriso, o che, come ha ben detto Colucci, «poesia e romanticismo nello sport esistono ancora». Basta cercarle, perché storie così non ne capitano spesso, specie da queste parti dove i regolamenti della coppa nazionale favoriscono le grandi: l’Alessandria di Lega Pro, sconfitta solo in semifinale nel 2015-16 dal Milan a San Siro, è solo la magnifica eccezione che conferma la regola.
All’estero, ad esempio nella Fa Cup inglese o in Coupe de France, dove viene realmente rispettato lo spirito fondante di mettere squadre di ogni ordine e grado sulla stessa linea di partenza, non c’è edizione senza una piccola grande impresa. Tipo quella attualissima in Spagna del Formentera. La selezione dell’isola iper chic delle Baleari è nell’equivalente della nostra C ma, dopo aver fatto fuori l’Athletic Bilbao, si trova ora agli ottavi di Copa del Rey e sogna di essere il nuovo Calais: forse la più grande storia degli ultimi cinquant’anni, una squadretta di dopolavoristi arrivata nel 2000 a un soffio dalla Coppa di Francia, sconfitta solo dal Nantes in finale. Oggi non esiste più, è fallita.
Sterminata invece l’aneddotica della Fa Cup, la più antica competizione ufficiale al mondo (1872) che conta 737 partecipanti: un anno fa l’impresa l’ha fatta il Lincoln, è stato il primo club di quinta serie a qualificarsi ai quarti dal 1914. Niente a che vedere però col sogno dei 746 abitanti di Nieciecza, Polonia, il più piccolo villaggio a giocare in una prima divisione del continente: «Vogliamo l’Europa». Che però, accidenti, per adesso è lontana ancora 7 punti.