Corriere della Sera, 14 dicembre 2017
«Le chiusure? Così si perde il 40% dei posti»
Passi per Di Maio, Casaleggio e il verbo dei Cinque Stelle. Ma ieri anche papa Francesco in persona è sceso in campo contro il lavoro nel dì di festa. Le convinzioni di Mario Resca però non vacillano. Al contrario, il presidente di Confimprese — associazione che raggruppa le grandi insegne del commercio – rilancia. «E così il sabato e la domenica dovremmo chiudere autostrade, aeroporti e negozi per tenere aperte solo le chiese? Ma le chiese sono vuote. Da cattolico ho il massimo rispetto per il Papa. Ma l’idea di abbassare le saracinesche è fuori dal tempo», taglia corto Resca, 71 anni, un passato da manager in McDonald’s e da direttore generale del ministero dei Beni culturali nel 2009, con il governo Berlusconi.
A chi gli fa notare che qualche ragione i lavoratori del commercio ce l’hanno, con i turni festivi che impediscono alle famiglie di ricomporsi nel fine settimana, Resca risponde mettendo davanti la priorità suprema: il lavoro. «Si ripete che siamo una Repubblica fondata sul lavoro, che bisogna ridurre la disoccupazione giovanile. Bene: allora si sappia che impedendo l’apertura dei negozi nei festivi noi saremmo costretti a tagliare il 40% degli occupati». Non saranno troppi? «Ma no! Guardi che tra venerdì sera, sabato e domenica i nostri punti vendita fanno il 50% del fatturato. E poi non è solo quello. Tenendo aperto nel weekend aumenta il fatturato complessivo. E non solo grazie ai turisti, anche gli italiani consumano di più perché hanno un po’ di tempo da dedicare in serenità allo shopping. Magari in famiglia. Perché anche noi abbiamo una funzione sociale, sa?».
A Casaleggio che – da imprenditore a imprenditore – sul blog di Grillo sostiene che l’apertura 7 giorni su 7 non sia la risposta vincente ad Amazon perché la strada giusta è invece l’«ibridazione», mescolare cioè commercio fisico e online, il presidente di Confimprese risponde con un’alzata di spalle: «Mah... I nostri associati fanno già anche commercio online. Ciò non toglie che abbiano bisogno nello stesso tempo di tenere aperti i punti vendita. Quello del M5S è populismo oscurantista. È come fare il tifo per la recessione».