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 2017  dicembre 11 Lunedì calendario

Bonus ai nipoti per assistere i nonni

Non solo i figli che assistono i genitori ma anche i nipoti che si prendono cura dei loro nonni: si allarga anche ai parenti di secondo grado, che si occuperanno del proprio caro invalido civile per almeno 54 ore alla settimana, il diritto a percepire un bonus. Nella manovra sono stati previsti 60 milioni per estendere lo status di «prestatori volontari di cura» anche al secondo grado di parentela. 
ROMA Finora l’unica certezza erano i soldi a disposizione: 60 milioni di euro per i prossimi tre anni, come previsto dal disegno di legge di Bilancio, la vecchia Finanziaria all’esame della Camera. 
Ma sui caregiver, le persone che fanno da badante a un parente non autosufficiente, cominciano a prendere forma le prime regole. Come l’allargamento della definizione, che adesso non comprende solo i figli che assistono i genitori ma anche i nipoti che si prendono cura dei loro nonni. E la necessità di scegliere tra il ruolo di caregiver e i benefici della 104, la legge che concede tre giorni di permesso retribuito al mese proprio per assistere un parente disabile. 
Per dare soddisfazione a chi pensa che in Italia si usino troppe parole straniere, intanto, il termine è stato tradotto in italiano: da noi i caregiver saranno chiamati prestatori volontari di cura. Potranno essere parenti entro il secondo grado, ed è proprio questa definizione ad allargare il campo ai nipoti. Dovranno assistere il proprio caro per almeno 54 ore alla settimana, considerando anche la vigilanza notturna. Mentre la persona che assistono dovrà essere riconosciuta come invalido civile.
Resta da sciogliere il vero nodo. E cioè come usare quei 60 milioni di euro stanziati dal disegno di Legge di Bilancio. Sono pochi per garantire ai prestatori volontari di cura un mini assegno o i contributi della pensione. L’ipotesi era stata presa in considerazione quando si era pensato di limitare la platea dei caregiver ai soli parenti di primo grado che assistono invalidi al 100%, o persone con patologie gravi, come la Sla. Ma aver allargato l’intervento da una parte ai nipoti, dall’altra agli invalidi non al 100% rende questa ipotesi non sostenibile economicamente. 
Basta dire che in Italia le persone che assistono a tempo pieno un parente infermo sono circa un milione. Sembra certo, invece, un altro principio: essere riconosciuto prestatore volontario di cura farà perdere a tutti gli altri familiari lavoratori la possibilità di utilizzare la legge 104, quella che dà diritto a permessi straordinari dal lavoro. Unica eccezione, i genitori di un disabile che potranno avere ancora i congedi aggiuntivi anche se uno di loro o un altro familiare è stato riconosciuto come caregiver.
Tutte le regole saranno definite da un decreto al quale stanno lavorando i tecnici dei ministri del Lavoro, Giuliano Poletti, e della Salute, Beatrice Lorenzin. Il provvedimento è ancora in fase di studio perché prima bisogna aspettare il via libera definitivo al disegno di legge di Bilancio che dovrebbe arrivare poco prima di Natale. Ma una prima traccia del meccanismo è contenuta in un disegno di legge sul tavolo della commissione Lavoro del Senato. Un testo rimasto fermo a lungo ma ripartito dopo l’annunciato stanziamento da 60 milioni di euro. 
Sempre in questo ddl c’è anche qualche esempio di come potrebbero essere usati quei soldi. Per dare sostegno psicologico a chi si fa carico di un’attività così faticosa. O per consentire di svolgere a casa quelle visite specialistiche troppo pesanti per chi non è autosufficiente. Assegni e pensioni, per il momento, possono attendere.