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 2017  dicembre 11 Lunedì calendario

Dybala ormai è un caso

La solitudine del numero dieci. Paulo Dybala l’ha scoperta con un po’ di ritardo rispetto a Paul Pogba, dopo un mese e mezzo da mille e una notte. Da Re Mida della Juventus di inizio stagione, capace di trasformare in gol (spesso bellissimi e con un elevato coefficiente di difficoltà) ad attaccante in cerca di stesso, senza più lo sprint e soprattutto lo spunto. Sabato Dybala è partito dalla panchina per la quarta volta in questa stagione. Nelle precedenti occasioni era sempre accaduto al rientro della sosta per le nazionali. Il fatto che stavolta sia successo nella gara del potenziale sorpasso sulla prima della classe è indicativo dello stato di forma precario dell’argentino. «Alla Juve gioca chi sta meglio. Puoi essere bravo quanto vuoi, ma se non corri la tecnica ti serve a poco», ha spiegato senza fronzoli Massimiliano Allegri nel dopo Inter. 
GAMBE, TESTA E ISTINTO Un allenatore che sceglie di privarsi dei suoi piedi più raffinati o è masochista o ha visto segnali inequivocabili in allenamento, che non potevano essere ignorati. Dybala si era già esibito da subentrato contro Chievo, Lazio e Sampdoria, segnando in due partite su tre. Contro l’Inter non solo non ha dato la svolta, ma è sembrato scarico e anche un po’ svogliato. Il gol, che manca ormai da cinque turni consecutivi (ultimo timbro il 19 novembre in casa della Sampdoria), è solo uno dei problemi. Dybala è passato da una fase in cui gli veniva tutto facile, anche la giocata apparentemente impossibile, a un’altra in cui perde palloni banali e pensa troppo prima di agire. Non osa, è meno istintivo e questo lo porta a diventare inevitabilmente più prevedibile. Un calo fisico influisce sulle qualità tecniche, come ha sottolineato Allegri. Tutto è cominciato a metà ottobre, quando Dybala tornò spompato e malaticcio dal viaggio in Sudamerica. Allenamenti troppo blandi con la Seleccion, in più un paio di chili messi su nell’ultimo periodo. Niente di preoccupante per uno col suo fisico, ma comunque la spia di qualcosa che non va, visto che Paulo è sempre tiratissimo e molto attento (quasi maniacalmente) all’alimentazione, tanto da aver lavorato duro in vacanza per presentarsi in forma alla ripresa dei lavori estivi. Il tecnico approfitterà della settimana vuota pre-Bologna per migliorare la sua condizione con un lavoro ad hoc e riaverlo più brillante la Roma.
SERVE LA VERA JOYA I numeri non spiegano tutto però fanno cronaca. Paulo è passato dai 12 gol in 8 partite (media di 1,5 a gara) a 2 in 15 (media di 0,13). Anche nel 2016 aveva avuto un periodo di involuzione negli ultimi mesi dell’anno: era stato 6 gare senza segnare, ma in mezzo c’era stato un brutto infortunio. La dieci, che all’inizio sembrava un portafortuna, adesso è diventata più pesante. «Quando abbiamo un pallone tra i piedi noi calciatori siamo felicissimi. Quello che succede dietro, nel retropalco, spesso non è bellissimo. Un calciatore quando arriva al mio livello il più delle volte è un uomo solo», ha confessato a Vanity Fair. Lui non lo è, perché accanto ha la famiglia (i fratelli Mariano, che da quest’estate gli fa da procuratore, e Gustavo, e la mamma Alicia) e una fidanzata, Antonella, con cui pare sia tornato il sereno. Però non sembra più così felice quando gioca. Allegri un po’ lo stuzzica e un po’ lo coccola, perché sa che la Juventus per riuscire nell’impresa del settimo scudetto ha bisogno del suo vero numero dieci. Quello che trasmetteva gioia con ogni sua giocata e che sapeva, anche da subentrato, essere decisivo. Sarà un caso, ma in campionato la Juventus con Dybala inizialmente panchinaro ha perso due partite su quattro e un’altra l’ha pareggiata. Non c’è vera Juve senza la vera Joya.