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 2017  dicembre 11 Lunedì calendario

La sfida di Salvini a Renzi (e anche a Berlusconi)

A Roma, in una piazza Santi Apostoli blindata, con un sit-in improvvisato dei movimenti per la casa, ieri Matteo Salvini ha riunito alcune migliaia di sostenitori della Lega. Il tema centrale della manifestazione era l’opposizione allo Ius soli, la legge che farebbe diventare italiani circa 800 mila persone nate nel nostro Paese da genitori stranieri. Ma il leader del Carroccio ha colto l’occasione per ribadire i punti centrali del suo programma di governo e per lanciare alcuni messaggi ai suoi alleati e agli avversari.

• E quali sarebbero questi messaggi? 
Prima di tutto ha fatto sapere che «appena si degneranno di rendere noti i collegi, sono pronto a presentarmi in tutti gli stessi collegi in cui si candiderà Matteo Renzi, a partire dalla sua Toscana». Affermazione a cui il segretario del Pd ha risposto prontamente con un tweet: «Grazie! Considero questa scelta utile per chiarire come il nostro centrosinistra e il loro centrodestra hanno due visioni diverse dell’Italia e dell’Europa». Il leghista ha dichiarato poi che, se andrà al governo, come prima cosa «straccerò la legge Fornero, per farla piangere ancora. Poi fisseremo un minimo orario per gli stipendi sotto il quale non si può scendere per legge, 3 euro l’ora, è caporalato, è schiavismo». Prima delle elezioni, ha assicurato Salvini, la Lega esigerà un patto di coalizione: «Chiederò al centrodestra che l’accordo sia firmato prima per non litigare dopo. Patti chiari, amicizia lunga. A questo punto se non siamo capaci di battere Renzi e Di Maio cambiamo mestiere». Dopo settimane di tensioni, ha usato toni distensivi nei confronti di Silvio Berlusconi: «Se il centrodestra vincerà sarà un’avventura che durerà almeno dieci anni, non qualche mese. Berlusconi sarà parte di questa splendida avventura». Ma ai suoi alleati di Forza Italia ha ribadito di essere pronto a fare il premier: «In democrazia vince chi prende un voto in più».

Chi ha più voti al momento tra Lega e Forza Italia?
Berlusconi sembra tornato in gran forma, è euforico, si fa vedere continuamente in giro e in televisione, e il suo partito in effetti è in ascesa: secondo gran parte dei sondaggi è sopra quello di Salvini di circa due punti (16% contro 14% circa). Sommati ai voti di Fratelli d’Italia si arriva intorno al 35-36%. Più del M5S, stimato intorno al 27-28%, e molto più del Pd che al momento è dato sotto al 25%, la soglia che nel 2013 non bastò a Bersani per salire lo scalone di Palazzo Chigi. Renzi si mostra tranquillo, si dice convinto che, grazie al Rosatellum, il Pd potrà giocarsela testa a testa nei singoli collegi di volta in volta con M5S e centrodestra. Ma, a parte numeri e calcoli che lasciano il tempo che trovano, ora il nodo da capire è dove andranno gli alfaniani.


• Perché, che succede agli alfaniani?
Avrà saputo che Angelino Alfano, l’attuale ministro degli Esteri, ha deciso di non ricandidarsi alle prossime elezioni. E così Alternativa popolare, il suo partito, sembra destinata a scindersi. Oggi è prevista la direzione del partito e si capirà meglio. È probabile che la maggioranza, con l’ex ministro Lupi in testa, crei una lista autonoma pronta ad andare al governo con il centrodestra. Di certo con una quarta lista per il centrodestra diventa davvero possibile raggiungere l’obiettivo del 40% su base proporzionale e il 70% nei collegi, condizione necessaria per conquistare la maggioranza assoluta in Parlamento. Eppure su questo punto ieri Salvini è stato molto chiaro: «I profughi di Alfano? Non siamo l’arca di Noè».


• A proposito di profughi, cosa ha detto Salvini ieri?
«Per me gli italiani non sono quelli che hanno la pelle bianca ma anche gli immigrati regolari e per bene che portano contributo alla nostra società». Per il resto niente di nuovo: «La cittadinanza arriva alla fine di un percorso, non è un regalo elettorale. E comunque non può arrivare prima dei 18 anni». E ancora: «Il governo Salvini avrà le porte spalancante per donne e bambini che scappano dalla guerra ma per chi non scappa dalla guerra ma ce la porta a casa nostra, serve un biglietto di sola andata per tornare a casa loro». Infine ha esaltato come una vittoria della Lega il fatto che la legge sullo Ius soli, passata alla Camera e ferma al Senato, non verrà approvata prima della fine della Legislatura.


• È proprio sicuro che la legge sullo Ius soli non passerà?
Beh, sì. Non a caso il Pd ha scelto di inserire il tema in calendario al Senato per ultimo, dopo i ddl sul biotestamento, sugli orfani di femminicidi e sulla deradicalizzazione dello jihadismo. Per farla passare al governo mancano i voti di tutta la destra e del centro, ma anche del M5S che ha chiesto che dell’argomento si occupi direttamente Bruxelles. L’unica strada sarebbe dunque quella di porre la fiducia. Ma si rischierebbe seriamente di far cadere così il governo a pochi giorni dallo scioglimento del Parlamento. Una situazione che il presidente della Repubblica Mattarella ha fatto sapere di non volere. Anche perché dopo le elezioni, Paolo Gentiloni potrebbe dover restare in carica per gli affari correnti per un lungo periodo, nel caso non ci fosse un vincitore netto.