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 2017  dicembre 08 Venerdì calendario

Basilea 4, una stretta soft per le banche

La revisione di Basilea 3, ormai ribattezzata Basilea4, altro non rappresenta che un giro di vite per le banche europee sotto la forma di una misurazione più restrittiva dei rischi, in particolare quelli di credito e quelli operativi, che si tradurrà in estrema sintesi in maggiori accantonamenti prudenziali. L’aspetto di novità più rilevante comunicato ieri è lo slittamento dell’entrata in vigore delle nuove regole dal primo gennaio 2019, ipotizzato in precedenza, al primo gennaio 2022 e questo per dare alle autorità di vigilanza e agli istituti di crediti tempi più lunghi per adeguarsi e per mettere a punto gli ulteriori step regolatori che saranno necessari per attuare le disposizioni. Al contempo è stata rinviata al 2022 anche l’entrata in vigore del pacchetto di regole – già varato -inerente i requisiti minimi di capitale per i rischi di mercato. 
L’accordo – che ieri il presidente della Bce, Mario Draghi, ha scherzosamente ribattezzato «Basilea end game» (fine dei giochi) forse per sancire la chiusura di una lunga fase di revisione delle regole – è stato raggiunto dall’organismo che raccoglie i governatori e i banchieri centrali a livello globale (Ghos). Tra gli aspetti più rilevanti, anche perchè il braccio di ferro sulla questione tra istituti bancari europei e quelli nordamericani ha ritardato a lungo la chiusura di un’intesa, è l’introduzione di un output floor fissato al 72,5 per cento. La soglia è stata individuata per limitare la discrezionalità degli istituti che utilizzano, in alternativa al modello standard, i modelli interni per calcolare il rischio – e dunque il conseguente assorbimento patrimoniale (risorse da vincolare) – delle diverse attività, come ad esempio crediti o investimenti. La soglia prevede che i requisiti di capitale richiesti derivanti dall’uso del modello interno non debbano essere inferiori al 72,5% di quelli risultanti dall’utilizzo del metodo standard. L’accordo annunciato ieri prevede un periodo cosiddetto di «phase-in», che consente un’introduzione graduale dell’output floor nell’arco di 5 anni: la soglia viene applicata al 50% nel 2022, al 55% nel 2023, poi 60%, 65%, 70%, per arrivare al 72,5% dal primo gennaio 2027. 
Per quanto riguarda l’output floor, la documentazione pubblicata ieri fa riferimento a una consultazione che verrà avviata nei prossimi giorni anche in materia di obblighi di comunicazione sull’entità degli asset considerati per misurare i rischio in base alle nuove regole.  
La revisione si concentra su alcuni aspetti principali e tende ad armonizzare, e dunque a minimizzare, le forti differenze emerse in ambito europeo rispetto al diverso peso attribuito – in termini di rischio di dunque assorbimento di capitale – alle diverse attività (impieghi, investimenti, crediti o quant’altro) dai vari istituti di credito. Variabilità che rende tuttora difficile comparare l’effettiva rischiosità degli asset tra le banche operanti in diverse giurisdizioni. Basilea 4 rivede, semplificandola ma al contempo riducendo le maglie, la misurazione dei rischi operativi. Viene rimodellata anche la misurazione del rischio crediti introducendo un giro di vite all’utilizzo dei modelli interni. La norma punta, poi, ad aumentare i requisiti di capitale per gli istituti globali e a rilevanza sistemica. Sempre ieri il Ghos ha esaminato un documento sul trattamento dell’esposizione delle banche sui titoli di Stato – approfondimento richiesto nel 2015 dal comitato di Basliea – il quale propone alcune misure per ponderare il loro rischio nel capitale delle banche. Un accordo non è stato raggiunto e al momento si è preferito soprassedere. 
Nel corso della conferenza stampa di ieri, Draghi, in qualità di presidente del Ghos, e Stefan Ingves (il governatore svedese) in qualità di presidente del Comitato di Basilea, hanno insistito sull’importanza di una «totale, nei tempi e coerente» implementazione del pacchetto di regole appena varato. In sintesi: o viene recepito in modo omogeneo da tutti i paesi che lo hanno sottoscritto, oppure l’efficacia delle nuove norma sarà depotenziata. L’esatta portata delle nuove regole – in ogni caso -sarà appieno compresa, soprattutto dal sistema bancario, una volta letto e compreso l’imponente testo normativo.  
Positive le reazioni alla chiusura dell’intesa. Secondo Andrea Enria, presidente dell’Eba «forti standard internazionali sono un essenziale parametro per un settore bancario sicuro e solido su scala globale. L’Eba è impegnata con le autorità competenti e i co-legislatori europei per assicurare che gli standard vengano implementati con successo nella Ue». Per Banca d’Italia l’accordo «rappresenta il completamento delle risposte alle debolezze del quadro regolamentare emerse nel corso della crisi finanziaria globale». L’intesa, si spiega, «introduce un insieme di regole che rafforzano la solidità del sistema bancario e supportano l’erogazione del credito all’economia, contribuisce a ridurre l’incertezza regolamentare sul sistema bancario internazionale». Per il Financial Stability Board l’accordo «aumenta la comparabilità delle attività ponderate per il rischio e rafforza la credibilità del quadro regolatorio sul capitale delle banche». Il presidente, Mark Carney, ha spiegato che «l’accordo sugli elementi finali di Basilea III significa che le riforme del G20 hanno corretto i fattori che hanno causato la crisi finanziaria globale. Noi incoraggiamo un piena e coerente implementazione nei tempi dovuti».