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 2017  dicembre 08 Venerdì calendario

Dall’Uefa no al voluntary agreement: cosa succede ora al Milan?

Oggi a Nyon la commissione del fair play Uefa, tecnicamente la investigatory chamber del Club Financial Control Body presieduta dal belga Yves Laterme, si riunirà per esprimere il suo giudizio sulla richiesta di voluntary agreement avanzata dal Milan: la bocciatura è scontata. Cerchiamo di capirne di più...
1 Perché l’Uefa è intervenuta ieri dopo le indiscrezioni di stampa e cosa ha detto?
L’Uefa non poteva fare altrimenti spiegando che la decisione non è stata ancora presa e che verrà comunicata la prossima settimana. Ma la Gazzetta, consultando una pluralità di fonti, conferma che la richiesta rossonera verrà rigettata. D’altronde, ieri lo stesso a.d. del Milan Marco Fassone, rammaricandosi per «il funerale anticipato», ha implicitamente confermato l’esito dell’istanza dicendo: «Recentemente la commissione dell’Uefa ci ha fatto delle richieste oggettivamente impossibili da accontentare, da parte non solo del Milan ma di qualsiasi club». 
2 Perché il voluntary agreement è stato rigettato?
Il voluntary agreement è una novità introdotta di recente dall’Uefa in tema di fair play finanziario: i club con nuovi azionisti di maggioranza, fuori dai parametri (perdita massima di 30 milioni in 3 anni), possono chiedere una moratoria delle sanzioni presentando un business plan pluriennale con l’impegno a riequilibrare nel tempo la gestione economica. Dopo il passaggio di proprietà da Fininvest a Li Yonghong, la nuova società rossonera ha richiesto il voluntary agreement in vista della partecipazione alle coppe europee. Le motivazioni della bocciatura verranno esplicitate successivamente. L’Uefa, in generale, non si è fidata della solvibilità del patron cinese, anche per il clima di incertezza e mistero che ha accompagnato il suo approdo nel calcio europeo, tanto da richiedere un deposito cauzionale a garanzia delle perdite future. A pesare anche l’incertezza sull’esito del rifinanziamento del debito di Elliott, che a giudizio dell’Uefa mina la continuità aziendale dello stesso Milan. 
3 Cosa succede ora in termini di fair play Uefa?
Il Milan subirà delle sanzioni, in caso di partecipazione alle coppe. L’alternativa sarebbe il settlement agreement, cioè una sorta di patteggiamento delle pene come hanno fatto Inter e Roma. Quel che filtra da Nyon è che, allo stato attuale, in teoria i rossoneri avrebbero qualche difficoltà a rispettare i requisiti di un patteggiamento, proprio per il nodo della continuità aziendale. Ma la decisione non verrà presa adesso. Tra febbraio e marzo verrà fatto un controllo ed eventualmente il settlement sarà sottoscritto verso maggio: in primavera, quindi, il Milan dovrà chiarire il suo assetto azionario e la sua posizione debitoria agli occhi dell’Uefa per sgombrare dubbi sulla continuità aziendale. Il novero delle sanzioni da settlement è variegato: multe, riduzione della lista Uefa, equilibrio nel saldo tra acquisti e cessioni, ecc. Il patteggiamento presuppone il rispetto di determinati parametri: per esempio ridurre le perdite di bilancio entro limiti stabiliti dall’Uefa. L’esclusione dalle coppe, come accaduto a Galatasaray o Dnipro, rappresenta la sanzione massima ma non sarà il caso del Milan, anche perché si tratta di situazioni differenti. Sono possibili, tuttavia, chiusure alle finestre di mercato. 
4 Al di là dell’Uefa, qual è la situazione del Milan e quanto è cruciale la partita del rifinanziamento?
L’acquisizione del Milan da parte di Li Yonghong è stata resa possibile dal maxi-prestito concesso da Elliott: 180 milioni all’uomo d’affari cinese e 123 al club. Soldi che, in aggiunta ai circa 50 milioni di interesse, vanno restituiti entro ottobre 2018: il fondo speculativo americano ha in pegno le azioni e i beni del Milan e, in caso di insolvenza, diventerà proprietario della società rossonera. Il management è impegnato da tempo in un’operazione di rifinanziamento del debito in modo da ripagare Elliott e allungare la scadenza dei pagamenti con un altro creditore: l’advisor BGB Weston avrebbe individuato la banca d’affari Highbridge Capital Management, con cui si sta completando la due diligence. Ieri Fassone ha detto: «Confido di chiudere il rifinanziamento entro primavera». Se l’operazione riuscisse, il Milan prenderebbe tempo e l’a.d. potrebbe esplorare il suo piano di sviluppo e risanamento e dare la svolta alle sorti della squadra, magari trovando con più calma nuovi partner per Li. Al momento certezze non ce ne sono. Qualora non si trovasse un sostituto di Elliott, sarebbe lo stesso fondo a subentrare. Non a caso, va segnalato sin d’ora un certo attivismo di Elliott sulla pratica Milan: pare che si stia impegnando già adesso nella ricerca di un azionista che prenda il posto di Li. Negli ambienti finanziari l’ipotesi di un passaggio di mano nei prossimi mesi assume sempre più consistenza. Da tenere in considerazione un elemento-chiave per qualsiasi potenziale acquirente: il Milan, fuori dalle coppe, dovrebbe chiudere il bilancio 2017-18 con un rosso superiore ai 100 milioni, in virtù degli oneri della campagna acquisti dell’estate. Insomma, un fardello pesante dal punto di vista gestionale, oltre alla massa debitoria. 
5 Cosa può succedere alla squadra?
Il montestipendi è aumentato di oltre 50 milioni lordi in questa stagione. In assenza dei proventi Champions va riequilibrato il rapporto costi-ricavi e paiono, dunque, inevitabili delle cessioni. Il nome evocato da molti, per la prossima estate, è quello di Donnarumma. In generale, una situazione di turbolenza dal punto di vista societario potrebbe mettere a rischio la permanenza di giocatori come Bonucci o Suso. Ragion per cui i tifosi del Milan, e in generale gli stakeholder che hanno a cuore le sorti rossonere, si augurano che il club trovi stabilità e diradi le nubi sul suo futuro.